Quel ricovero a 15 anni, quando si ammalò gravemente di tubercolosi: il figlio Luca ricorda il mitico Nino, uno dei pilastri della commedia all’italiana
Pochi giorni fa c’è stato l’anniversario di morte di Nino Manfredi, uno dei grandi della commedia all’italiana: il 4 giugno del 2004 il suo cuore si fermò nella sua Roma dopo averne passate tante sin da ragazzo, quando stette in sanatorio tre anni a causa di un ricovero per tubercolosi. A 19 anni di distanza è il figlio Luca a ricordarlo in un’intervista: lui era “un padre assente, sempre occupato sui set”. Ma non solo lavoro, c’erano anche “tante scappatelle” che la povera mamma doveva sopportare. E doveva anche sobbarcarsi tutto il peso della famiglia sulle spalle: “Il merito di portare avanti la famiglia è di mia madre Erminia”, ricorda il regista. Non c’era un grande rapporto col padre, ma lo recuperarono “in seguito, cominciando a lavorare insieme”.
La tubercolosi
Correva l’anno 1937 quando un quindicenne Nino si ammalò gravemente di tubercolosi, che lo costrinse ad una lunghissima degenza in sanatorio. Fu in quel momento che conobbe l’amore per la recitazione. Si trovava all’ospedale Forlanini. Fu l’occasione anche per assistere “per la prima volta a una rappresentazione teatrale: Vittorio De Sica offrì ai degenti uno spettacolo”. Folgorato, il futuro attore si vedeva già nel mondo della recitazione e cominciò a calcare i primi palchi negli “spettacolini nel teatrino della parrocchia”. Il suo forte era l’interpretazione di personaggi femminili: “Gli venivano benissimo”.
Il difficile rapporto con Ugo Tognazzi: “Si presentò sul set in stato talmente confusionale da dimenticare che film stesse facendo”
Insieme a pochissimi altri illustri, Nino Manfredi è uno dei cinque pionieri della commedia all’italiana. Con Gassman, Mastroianni, Sordi e Tognazzi, tra gli attori uomini, è considerato uno dei pilastri del genere. Nutriva grande ammirazione e rispetto per tutti, in particolar modo per Vittorio. Ma con uno di loro ebbe “una frattura, durata qualche anno”. I rapporti idilliaci vennero bruscamente interrotti sul set di un film condiviso. “Stavano girando insieme un film – ricorda Luca – e, mentre Nino era il rigore fatta persona, studiava scrupolosamente il copione, era sempre puntualissimo sul set, Ugo invece, come si sa, era uno che la sera amava fare baldoria con gli amici: feste, cene, bevute…”.
Lo screzio che sancì la rottura avvenne “una mattina”, quando Tognazzi si presentò “in uno stato talmente confusionale che non si ricordava nemmeno che film stessero facendo”. Nino, si sa, non è mai stato “diplomatico”, come conferma il figlio, dunque si accese improvvisamente e inveì contro il produttore: “Adesso io vado nella mia roulotte e quando questo cialtrone avrà studiato le scene, mi chiamate”. Nel frangente, anche Ugo se ne risentì molto e la cosa non fu chiarita per molto tempo.