Il 26 ottobre del 1984 esce nelle sale cinematografiche italiane il film cult di genere commedia L’allenatore nel pallone per la regia di Sergio Martino con soggetto scritto dallo stesso regista in collaborazione con Romolo Guerrieri, Luciano Martino, Franco Verucci, Pierfrancesco Pingitore e Lino Banfi che ne sarà anche il principale interprete del mitico Oronzo Canà, personaggio ispirato all’allenatore Oronzo Pugliese. Per la verità la pellicola non ebbe un grandissimo impatto in termini di incasso in quanto si piazzerà soltanto al trentaquattresimo posto della stagione cinematografica 1984-85.
Negli anni seguenti la pellicola viene rivalutata, soprattutto per gli straordinari sketch che fanno divertire il pubblico, molti dei quali traevano spunto dai personaggi della serie A che in quel periodo vantava campioni straordinari praticamente in qualsiasi club. Tuttavia il massimo appeal arriva dalla figura di mister Oronzo Canà interpretato da un grandissimo Lino Banfi e capace di far divertire con le sue trovate tecniche come l’ormai famosa b-zona e il modulo 5-5-5. Nonostante il successo pochi sanno che questo personaggio non è del tutto inventato ma traeva spunto da un ex calciatore e allenatore italiano, Oronzo Pugliese.
Chi era Oronzo Pugliese, l’alter ego di Oronzo Canà
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Oronzo Pugliese è stato un calciatore e allenatore nato a Turi in provincia di Bari il 5 aprile del 1910 e scomparso nel marzo del 1990. Già nelle origini, quindi, c’è una prima assonanza con Canà. Agli appassionati di calcio questo nome evoca soprattutto uno sportivo capace di infondere nei propri calciatori massimo impegno, grinta e autostima. Oggi diremo che si tratta di un grande motivatore e gestore di gruppi, un po’ come i vari José Mourinho e Carlo Ancelotti. Inoltre, viene ricordato per il suo carattere impulsivo e spesso focoso che gli ha permesso di diventare un vero e proprio idolo dei tifosi in qualsiasi squadra abbia militato.
Da calciatore non ha avuto una carriera scintillante mentre da allenatore ha decisamente lasciato il segno. Nell’ultima parte della sua carriera di giocatore ha iniziato già ad allenare nelle vesti di vice e di allenatore in prima, diventando una sorta player – manager. Il suo primo incarico da allenatore è datato 1939 a Leonzio, società con sede della città di Lentini in provincia di Siracusa. Gli promisero una cesta di arance ogni 27 del mese come compenso. Tanti anni di gavetta fino ad arrivare a quello che sarà il suo trampolino di lancio ossia l’esperienza all’allora Foggia & Incedit tra il 1961 e il 1965. Ottenne ottimi risultati che gli permisero di venir preso in considerazione da un top club come la Roma.
Il lancio di Fabio Capello
Alla guida del Foggia ottenne una doppia promozione portando la compagine pugliese dalla serie C alla serie A. A conferma delle sue capacità, nel 1964 vinse anche il Seminatore d’oro che di fatto è il premio concesso al miglior allenatore della stagione. Tra le imprese più leggendarie del suo Foggia ci fu quella di battere la Grande Inter di Helenio Herrera. Sulla panchina della Roma, manco a dirlo, si impose per il suo grande carattere diventando ben presto l’idolo del pubblico senza però riuscire ad ottenere risultati straordinari.
Nel triennio vissuto nella capitale ebbe però il merito di lanciare un giovanissimo Fabio Capello. Nella fase finale della sua carriera allenò in ordine il Bologna, il Bari, la Fiorentina, nuovamente il Bologna e poi Lucchese, Avellino, Termoli e Crotone. Un vero mito dal quale è nata una leggenda del cinema, Oronzo Canà la iena del Tavoliere.