Il film è il primo grande insuccesso dell’attore secondo molti appassionati di commedia: le curiosità di C’era un cinese in coma
Eppure siamo sicuri che stasera, dalle ore 23.22, in molti si collegheranno su Cine 34 per rivedere “C’era un cinese in coma”, definito uno dei primi film flop di Carlo Verdone. L’attore era chiamato “malincomico” in quella fase, etichettato con un gioco di parole. Questo perché le sue pellicole iniziavano sempre nel classico tono comico, con le immancabili risate, per poi concludersi con una vena giustappunto malinconica. C’era un cinese in coma non fa eccezione, il film sviscera il duro ruolo del dietro le quinte del mondo dello spettacolo, sfruttando citazioni qui e là.
La pellicola non è assolutamente tra le più amate dai fan verdoniani, anche se ogni volta suscita dibattito essendo un lavoro controverso per la critica. Infatti, anche se in netta minoranza, gli affezionati del film difendono a spada tratta “C’era un cinese in coma”, probabilmente più affini all’idea che l’attore romano ha voluto imprimere nello spettatore in quel particolare momento della sua vita e carriera. Una carriera che forse davvero in quel momento era arrivata ad un punto di saturazione, perché il regista aveva già detto tutto quello che doveva e voleva dire.
Per alcuni segna il declino dell’attore, un passaggio inevitabile nella carriera di chiunque. Gli anni passano, il corpo cambia e si invecchia, le esigenze del pubblico però restano le stesse. Ma Carlo ha sempre amato rinnovarsi, un processo obbligato se si considera che rimettendo mani ai suoi migliori personaggi avrebbe solo danneggiato il ricordo degli stessi. Barcamenarsi con altri film da “multi-personaggi” non era più il caso. Alla fine, “C’era un cinese in coma” ha il suo perché.
La scoperta di Beppe Fiorello
Nel film c’è Beppe Fiorello, che forma l’inedita coppia con l’attore romano. Prima di questa pellicola, il fratello del famoso conduttore siciliano era considerato solo “il fratello di Fiorello”. Dopo “C’era un cinese in coma” l’immaginario collettivo ha cambiato idea. Il film lo lanciò. Verdone lo scelse dopo averlo visto ne “L’ultimo capodanno”, di Marco Risi. Lo definì un attore “esteticamente antico”, uno dei “belloni degli anni ’50”.