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Comici aggrediti: il timore di una escalation tra gli addetti ai lavori. La comicità nel 2023

Aumentano i casi dei comici aggrediti. Le ripetute violenze, anche celebri, stanno creando un filo conduttore, contribuendo all’emulazione di determinati gesti? O parlare così equivale a gettare tutto nel calderone, senza una distinzione contestualizzata? Il tema è ricorrente qui da noi ma in particolar modo negli Stati Uniti.

Essere comici oggi non è un compito semplice. I precedenti più noti, divenuti casi mediatici internazionali, ne sono la dimostrazione. Will Smith ha colpito Chris Rock nell’ultima cerimonia per l’assegnazione dei premi Oscar e, ancora più recente, Dave Chappelle ha subito un’aggressione da un fan durante la sua esibizione per il festival Netflix is a Joke, all’Hollywood Bowl di Los Angeles.

L’aggressore, un ventitreenne armato di pistola finta, è salito sul palco durante lo show. L’arma era però al contempo munita di una vera lama. Due giorni dopo il comico ha avuto modo di parlare in privato con l’aggressore e ha dichiarato che probabilmente si trattava di un “malato di mente” .

Durante l’interrogatorio, in seguito all’aggressione, il tipo ha detto di aver agito così esclusivamente per attirare l’attenzione sulle condizioni di sua nonna, costretta a lasciare il proprio quartiere a Brooklyn a causa della gentrificazione. Chris Rock, presente all’evento, è salito sul palco e, come suo solito modo di ironizzare, non ha resistito, dicendo: “Era Will Smith quello?“.

Altri casi in cui i comici sono stati aggrediti e le opinioni degli addetti ai lavori

Dave Chappelle

Vedi anche: WILL SMITH BANDITO DAGLI OSCAR PER 10 ANNI: ARRIVA LA DECISIONE DELL’ACADEMY

Il collegamento tra le aggressioni “celebri” e quelle nei locali degli Stati Uniti

Il loro collega, Paddy McGuinness, trova un drammatico filo conduttore preciso tra questa aggressione e quella della celebre cerimonia degli Oscar. Oltretutto il presentatore televisivo teme che questi precedenti possano essere solo i primi e che rischiano di incoraggiare altri emulatori.

Non è una novità. Sin dai tempi di Totò esistevano le aggressioni per delle comicità a volte mal intese, altre mal digerite, o ancora troppo di parte o per ironie non colte con il significato che si voleva trasmettere. Interpretazioni personali e incomprensioni. Il Principe De Curtis subì un’aggressione dopo uno spettacolo teatrale per dei discorsi politici.

Dopo il pugno ricevuto, l’artista andò a riferire agli agenti di polizia chi fosse il colpevole del gesto, salvo poi ritrattare in un secondo momento. Ci ripensò e non denunciò. A differenza di come accade oggi, in particolar modo nei casi più recenti, l’aggressore aveva quanto meno atteso la fine dello spettacolo.

Chappelle e il precedente di fine 2021, le due proteste contrapposte nate dopo lo show al grido di “Trans Live Matter” e “Free Speech is a Right

I manifestanti al grido di “Trans Lives Matter” dopo la battuta di Dave Chappelle

Il politically correct e le forti campagne di sensibilizzazione su svariati temi affini a quelli “toccati” dai comici e cabarettisti vari, sono sicuramente elementi che vanno in contrasto con l’attività di questi artisti. Ci sono comunque comici che amano spingersi oltre, o restare astutamente nel sottile margine.

Chappelle è uno che ama giocare forte ed è noto per essere uno di quei comici che lascia sempre degli strascichi dietro ogni suo show. Nell’ottobre del 2021, dopo alcune battute sulle persone transgender, una folla si è riunita fuori la sede di Netflix a Los Angeles in segno di protesta.

Trans Live Matter” recitavano i cartelli nel quartiere di Hollywood. In quella giornata altrettanti manifestanti in favore del comico risposero con cartelli che dicevano “Free Speech is a Right“.

La spaccatura nell’ambiente dei comici: c’è chi non accetta il cambiamento e chi si adatta

Se da un lato ci sono comici e addetti ai lavori che insistono nello spiegare come determinate dichiarazioni siano solo battute da prendere alla leggera, dall’altro c’è un movimento di colleghi più vicini alle nuove sensibilizzazioni e che mantengono sì un tono provocatorio ma pur sempre rispettoso nei confronti di chiunque.

Tuttavia anche tra il pubblico ci sono spettatori che colgono sfumature ironiche e chi no. Purtroppo chi ha una capacità e sensibilità differente alle battute non è spesso razionale e non si limita solo a denunciare verbalmente l’accaduto. Un altro esempio recente, sempre dalla notte degli Oscar 2022, ha riguardato la comica e presentatrice della serata, Amy Schumer.

Comici aggrediti: le minacce di morte verso Amy Schumer dopo la notte degli Oscar 2022

Amy Schumer la notte degli Oscar

Schumer è stata protagonista di un siparietto, oltretutto concordato con gli attori Kirsten Dunst e il marito Jesse Plemons. Nel ringraziare tutti, aveva citato anche i “seat filler“, ovvero quelle figure che hanno come scopo quella di dare ai telespettatori l’idea che non ci siano posti vuoti tra il pubblico, favorendo migliore ampiezza nelle inquadrature.

In maniera più specifica si tratta di persone incaricate di occupare i posti a sedere mancanti nel momento in cui la persona che occupa la poltrona si assenta (per andare al bagno o per altri motivi). Così la notte degli Oscar la Schumer ha tolto il posto a Kirsten Dunst, dando l’idea di averla scambiata proprio per una “seat filler“.

Nessuno dei protagonisti dello sketch ha dato seguito alla vicenda in quanto si trattava di un siparietto concordato. Tuttavia ci ha pensato il pubblico che non ha mandato giù l’atteggiamento della conduttrice, fraintendendo la scena. Da lì si sono scatenati sui social i fans della Dunst arrivando addirittura a minacciare di morte Amy Schumer.

L’agenzia che si occupa della sicurezza della presidenza statunitense, i Secret Service, e la polizia di Los Angeles, si erano interessati al caso nei mesi scorsi. Nello spiegare lo sketch, Schumer ha precisato che anche la battuta con Leonardo Di Caprio coinvolto era concordata (in merito alla storia delle compagne più giovani di lui).

Volevo assicurarmi che le telecamere non avrebbero ripreso facce tristi” ha detto in merito l’attrice statunitense. Una premura dovuta al fatto di essere “già stata attaccata troppe volte“. La Schumer, sebbene non abbia subito una violenza fisica, rientra tra i comici aggrediti, date le minacce piovutele sui social.

La situazione sta precipitando o si può fare qualcosa?

Nel mondo dello stand up comedy ci si chiede cos’altro aspettarsi. I comici aggrediti, i fraintendimenti, le interpretazioni personali, le reazioni emotive, la libertà degli aggressori di continuare e alimentare la scia della violenza, ora “incoraggiata” anche da una top star come Will Smith (secondo il parere comune). Insomma: c’è una via d’uscita per i comici?

Di recente il New York Times ha parlato dell’iniziativa dei gestori di noti locali, come quelli della Laugh Factory, di imporre la presenza di maggiore sicurezza. Nel locale a Chicago, della catena di comedy degli Stati Uniti, lo scorso inverno è avvenuta un’altra aggressione da parte di uno spettatore che non aveva digerito la battuta del comico su di lui e sua madre che lo accompagnava.

Durante lo show il comico aveva alluso a un loro presunto utilizzo di droghe. Dopo l’incidente è stato impiantato anche un sistema rafforzato di sicurezza come il metal detector all’ingresso e ovviamente più uomini per la sicurezza, a ridosso del palco durante lo svolgimento degli show.

Anche all’Hollywood Bowl e all’Uptown Comedy Corner, rispettivamente a Hollywood (dove è avvenuta l’aggressione verso Chappelle) e ad Atlanta, sono stati presi gli stessi provvedimenti.

C’è chi chiede “prudenza” a buttare tutto nel calderone: “ogni episodio è storia a se

Ogni episodio è un caso diverso dall’altro. A dirlo sono stati i più cauti gestori di locali direttamente al New York Times. L’errore, secondo la loro idea, sarebbe quello di collegare tutti i recenti avvenimenti a un “trend più ampio“. Ad esempio, secondo Noam Dworman, proprietario del Manhattan Comedy Cellar, lo schiaffo di Smith a Rock è ben diverso dall’aggressione subita da Chappelle.

Secondo Dworman, Will voleva solo “metterlo in imbarazzo” più che “ferirlo fisicamente“. Al contrario l’aggressione di Chappelle potrebbe essere proprio parte di quella “tendenza” più ampia.

La richiesta di aiuto dei comici aggrediti ma meno famosi

Ancora meno semplice la situazione per i comici aggrediti ma meno noti al pubblico e quindi con meno sicurezza al seguito. Sempre attraverso il New York Times si sono espressi diversi artisti meno conosciuti. Una parte di loro, sebbene consapevoli dei rischi, hanno già affermato che non alleggeriranno le proprie gag.

C’è una parte della categoria la quale attribuisce l’intolleranza del pubblico alle conseguenze della “frustrante” presidenza di Donald Trump e all’altrettanto nociva pandemia da Covid-19, quest’ultima decisiva nel “disabituare le persone alla frequentazione e alla convivialità con altre persone“.

I precedenti a Philadelphia con “Big Jay” Oakerson e in South Carolina con Steve Brown

Nel 2018 il comico Steve Brown venne aggredito da uno spettatore con l’asta del microfono e con lo sgabello, agendo indisturbato. Due anni dopo è accaduto al conduttore radiofonico Oakerson, spinto dal palco durante uno show in un locale a Philadelphia.

Judy Gold: “il comico deve far ridere…picchiare è tremendamente triste

La comica Judy Gold, al New York Times, ha fatto presente il suo punto di vista partendo dalla premessa banale ma forse un po’ dimenticata. Ovvero quella che “un comico o una comica, quando salgono sul palco” hanno un solo obiettivo: “Far ridere“. Non intendere la premessa e interpretare “le battute nel modo in cui noi le cogliamo anziché nel modo in cui sono intese dal comico o dalla comica“, e poi arrivare alla conclusione “che si possa mettere a tacere o persino picchiare quella persona, è tremendamente triste“.

Oltretutto questo timore che viene trasmesso di volta in volta ad autori ed autrici secondo la Gold, si rischia alla lunga “di peggiorare la qualità degli spettacoli” visto che “la comicità è un lavoro in corso“. Dunque “non sappiamo dove sia il limite finché non proviamo il nostro materiale“.

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