Ci sono dei film caduti nel dimenticatoio che hanno consegnato alla storia sketch e scene memorabili. Battute mai banali, tempi scenici perfetti e senza alcuna volgarità, sono alcune delle caratteristiche di questi lavori capaci di far sorridere e divertire. Tra le pellicole che meriterebbero maggiore considerazione e che dovrebbero essere viste almeno una volta nella vita soprattutto quando si è alla ricerca di un po’ di leggerezza e buon umore, c’è Come svaligiammo la Banca d’Italia.

È un film realizzato nel 1966 con la regia di Lucio Fulci e soggetto scritto da Alfonso Brescia con principali protagonisti Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. La pellicola è nata come una sorta di parodia del film Sette uomini d’oro proposto da Marco Vicario l’anno precedente e con protagonisti Rossana Podestà, Philippe Leroy, Gastone Moschini e Gabriele Tinti.

La fantastica squadra di ladri di “Come svaligiammo la Banca d’Italia”


La trama è improntata sulle vicende di Franco e Ciccio, due fratelli imbranati e poco intelligenti. I due vengono da una famiglia di ladri e vorrebbero onorare questa loro tradizione salvo combinare soltanto guai per cui il loro fratello maggiore, Paolo (Mario Pisu), detto il maestro per le sue abilità nell’organizzare colpi sensazioni, si vede costretto a prendersi cura di loro.

Paolo cerca di tenerli lontani dai guai e per questo ha realizzato per loro una splendida casa, gli passa tanti soldi per vivere nell’agio più assoluto e inoltre ha anche trovato due donne belle ma ugualmente scervellate: Marilina (Lena von Martens) e Rosalina (Mirella Maravidi). Non appena il fratellone vola per alcuni impegni in Gran Bretagna, Ciccio riesce a mettere le mani sulla sua agenda in cui è spiegato per filo e per segno il prossimo colpo che lui sta organizzando alla Banca d’Italia.

Un film da apprezzare in famiglia dopo una dura giornata di lavoro

Tra le cose di cui dovranno occuparsi per fare il colpo, Franco e Ciccio devono mettere insieme una squadra di specialisti composta poi da personaggi sconclusionati e poco esperti. Il punto di riferimento è Romoletto il genio del male (Fiorenzo Fiorentini) il quale si dice in grado non solo di organizzare la squadra ma anche di essere un valido radiotecnico, cosa ovviamente non corrispondente alla realtà.

L’elettronico è Ferdinando Marconi (Furio Pellerani), nome che tra in inganno in quanto capace di mandare in corto l’impianto elettrico di casa soltanto per cambiare una semplice lampadina. L’idraulico, nel film presentato come “uno stagnaro soltanto un po’ più grosso”, è Giulio Saturnino che in realtà di grande ha soprattutto la stazza. Pasquale Aniello (Carlo Taranto) insieme ai suoi aiutanti interpretati da Enzo Andronico e Alfredo Adami, è l’artificiere napoletano anche se poi, preparando i botti per il capodanno, fa saltare in aria la sua baracca.

Infine, c’è Fabio (Mino Pellerani) che dovrebbe essere il minerario ma in realtà è un lavoratore edile addetto all’uso del martello pneumatico e peraltro anche maldestro.
Potete solo immaginare quello che questa squadra riesce a combinare nel corso del film per un divertimento assicurato, magari da apprezzare con il proprio partner e la famiglia.

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