Il Marchese del Grillo è uno di quei film che più vedi e più ti piace e meno ti stanca.

Il film uscito nel 1981 e diretto da Mario Monicelli vede protagonista Alberto Sordi nei panni del marchese Onofrio del Grillo, un nobile romano alla corte di papa Pio VII. Onofrio a differenza della sua autoritaria famiglia che non stravede per lui, passa le sue giornate a oziare e frequentare punti di raduno come bettole e osterie. Coltiva relazioni amorose e ama fare scherzi e burle dove spesso a farne le spese è proprio la sua famiglia. Un giorno il Marchese incontra Gasperino, un carbonaio alcolizzato e suo perfetto sosia. Balza in mente l’idea a Onofrio di organizzare uno scherzo memorabile: ovvero uno scambio di persona. Il resto è storia che tutti conosciamo: tra le gag di vedere un popolano nei panni di un Marchese e viceversa, ne succedono di ogni.

Vedi anche: SORDI E FELLINI “SENZA ‘NA LIRA” PASSEGGIAVANO SUL LUNGOTEVERE FANTASTICANDO SUL LORO FUTURO

Ci sono come sempre aneddoti e curiosità sconosciuti al grande pubblico, anche su film di grandissimo successo come Il Marchese del Grillo. Vediamo quali sono.

La frase “Sor Marchese, è l’ora” che il frate rivolge a Gasperino per condurlo all’esecuzione, è l’epitaffio scritto sulla tomba del compianto Alberto Sordi situata nel cimitero del Verano di Roma.

Io so io, e voi nun siete un c***o” come nasce la frase e le difficoltà di alcuni rapporti sul set

Io sò io, e vvoi nun zete un c***o”, recita così il sonetto “Li soprani der Monno vecchio’ sul quale fu ispirata la celebre frase detta dal Marchese cioe: “Io so io, e voi nun siete un c***o”.

Il film è ispirato al vero Marchese del Grillo, un marchese di Santa Cristina e conte di Portula. Non si hanno certezze sull’associazione col personaggio interpretato da Sordi. Il Marchese Onofrio fu un alto dignitario pontificio, visse dal 1714 al 1787.

Nel corso di una intervista di Giorgio Gobbi, che interpreta Ricciotto nel film, rilasciata a “I Lunatici”, il format di Rai Radio2, l’attore ha rivelato alcuni aneddoti tra questi la diffidenza iniziale di Sordi nei suoi confronti. Non lo conosceva bene e in prima battuta fu rifiutato dall’attore romano poiché ritenuto troppo giovane. Fu Monicelli a insistere e col tempo Sordi e Gobbi riuscirono a colmare le distanze iniziali instaurando grande complicità sul set.

Non è l’unico aneddoto raccontato da Giorgio Gobbi. Nel corso della stessa intervista parlò anche del complicato rapporto tra Flavio Bucci, “don Bastiano” nel film, e lo stesso Sordi. “Non si stavano simpatici”. Secondo Gobbi la “colpa” sarebbe da imputare a una diversa “cultura attoriale”.

Infatti “Flavio era formato dal teatro e dai classici” mentre Alberto “veniva dall’avanspettacolo e dalla radio”. Secondo l’attore sarebbe stata questa differenza culturale il motivo di “un approccio diverso al mestiere” che li ha “resi un po’ ostici l’un l’altro”.

Il film è disponibile su RakutenTV

Furio di Bianco, rosso e Verdone non sarebbe mai esistito senza Sordi e la Vitti

Continua a leggere su Chronist.it