Una commovente lettera al vecchio compianto amico Enzo Jannacci, la scrive Renato Pozzetto, invitato dal Corriere della Sera. Mesi dopo, alla pubblicazione del suo libro autobiografico, ha ripercorso gli aneddoti inedoti con l’amico, nello stesso lavoro approfondiva l’amore per sua moglie Brunella, morta a 69 ani.
Ciao Enzo, come va?
Sicuramente dove sei tu va tutto bene. Qui sulla Terra solito casino…
Quelli del Corriere mi chiedono di parlare della nostra amicizia, io però sono un po’ in crisi con la memoria, sai? Dovresti aiutarmi un po’. Quaggiù s’invecchia e la salute è un problema. Tra poco ci rincontreremo, e io sarò felice di stare con te. E tutto sarà come una volta, anzi meglio. Lì c’è tutto e si può fare tutto e bene, proprio come facevi tu…
Renato Pozzetto, lettera a Jannacci: «Caro Enzo, tra poco sarò con te lassù. Fatti trovare con il pianoforte e la chitarra»
Mi manchi tanto. Mi manca sentirti cantare, quando mi facevi ascoltare le tue novità. O quando ci confidavamo speranze, desideri e quelle cose che pensano tutti ma che non si possono dire. Ti ricordi quando mi portasti a fare un giro all’Idroscalo, sulla tua barca a vela? Era febbraio, faceva un freddo della madonna, e noi eravamo vestiti come Roald Amundsen, l’esploratore, ma almeno lui aveva una tenda rossa.Quando io arriverò dove sei tu, se Lui me lo permetterà (io ci spero perché non è che abbia fatto tante cazzate), fatti trovare con il pianoforte e la chitarra. So che lì ci sono strumenti della Madonna. E io vorrei cantare, sai? Qui, con tutto quello che succede, mi mancano voglia e occasioni. Già so che faresti un’altra bella canzone, di quelle che fanno piangere come una fontana, anche perché quaggiù, adesso, manca pure l’acqua e un po’ di umidità farebbe bene.
In questi giorni andrò a teatro, Elio (degli Elio e le Storie Tese) parlerà di te e canterà le tue canzoni, lui è bravo e lo spettacolo sarà bello. Al teatro Lirico, dedicato al tuo amico Gaber, si sono dimenticati di te! Non prendertela, sono cose che succedono in questi tempi. Ora penso di averti rotto le balle e allora ti saluto.
Ciao Enzo, un abbraccio forte, e un bacino.
Ci vediamo presto. Saluti.
Renato
L’amicizia tra Renato Pozzetto e Enzo Jannacci
Il cantautore fu uno dei primi “sostenitori” dell’attore. Come spiegato da Pozzetto in una precedente intervista, Enzo “diventò anche il mio medico di base”. Tra i due fu amore a prima vista, sebbene “lui fosse notoriamente Schizzo… perché era un tipo nervoso, imprevedibile”. I due ne hanno vissute tante, ma l’attore aveva raccontato un paio di episodi davvero curiosi e divertenti.
Uno di questi, quando “ebbi una intossicazione”. L’amico gli fece una puntura e poi “se ne andò via ridendo come un matto nel corridoio”. La scena diventa ancora più esilarante se pensiamo che Pozzetto, ancora oggi, non ha idea di “cosa volessero dire quelle risate”. Un altro episodio fu quando Enzo comperò “una barca di 7 metri”, da appassionato. “Mi invitò a provarla – ricordò l’attore – credevo mi portasse al mare, invece aveva decisa di tenerla all’Idroscalo. Ci ritrovammo in mezzo all’acqua, soli, con un freddo glaciale”.
Enzo Jannacci: vita e carriera
Enzo Jannacci, nato a Milano nel 1935 e morto nel 2013, è stato un cantautore, musicista, attore e compositore italiano.
La sua carriera artistica inizia negli anni ’50, quando comincia a esibirsi come pianista e cantante jazz in vari locali di Milano. Negli anni ’60, Jannacci inizia a comporre le sue prime canzoni, caratterizzate da un’ironia e un sarcasmo che saranno una costante nella sua produzione musicale.
Negli anni successivi, si dedica anche al teatro e al cinema, recitando in diversi film e spettacoli. Nel 1975, pubblica l’album “La mia gente”, che segna un punto di svolta nella sua carriera e lo consacra definitivamente come uno dei più importanti cantautori italiani.
Negli anni ’80 e ’90, Jannacci continua a pubblicare album di successo e a tenere concerti in tutta Italia. Nel 2003, pubblica l’ultimo album in studio, intitolato “L’uomo a metà”.
Enzo Jannacci è stato un artista eclettico e poliedrico, capace di unire la tradizione della canzone d’autore italiana con la modernità e l’innovazione della musica contemporanea. La sua capacità di cogliere l’essenza della vita quotidiana e di raccontarla attraverso le sue canzoni e le sue interpretazioni lo hanno reso un’icona della cultura italiana.