La lingua era la nemica numero 1 di Massimo Troisi: parola del produttore Fulvio Lucisano, meritevole di averlo scoperto ai tempi. Questo onore appartiene davvero a lui? “Me lo fece conoscere Mauro Berardi, il produttore cinematografico. Troisi si esibiva al Teatro Tenda con Lello Arena ed Enzo Decaro. Ebbi subito la convinzione che potesse funzionare anche al cinema”.
Sono le dichiarazioni del produttore, intervistato da Repubblica. Lucisano ha speso parole d’elogio per il compianto artista partenopeo. Quando l’intervista si è spostata su Troisi, è stato semplice ricordarlo con affetto e simpatia. Inoltre, Lucisano si è lasciato sfuggire un aneddoto davvero curioso. Sì, Troisi mostrava già molto talento ma aveva un grandissimo problema che non gli poteva permettere di recitare davanti alla macchina da presa: “La lingua”.
“Il problema era rappresentato dalla lingua di Massimo – ha spiegato – Ricordo che ne parlai casualmente con il mio agente in Piemonte, che mi gelò: ‘Non lo capisco neanch’io che sono napoletano'”.
Chi era Massimo Troisi, il “problema” della lingua
Ma chi era l’attore? Sì, lo conosciamo bene e molto probabilmente è vero che nel privato non si scostava molto da quello che ci mostrava sul grande schermo. Ma vogliamo mettere farsi raccontare da chi lo ha vissuto in prima persona? Tuttavia, non aspettatevi sorprese perché era appunto “una persona molto semplice, gradevole”.
Il difetto era solo quello: la lingua. Un personaggio che poteva funzionare benissimo ma necessitava di un corretto studio per poterlo ben collocare. Non era facile anche perché “si temeva che al Nord nessuno lo avrebbe compreso. Poi ci trattavano come paria, perché due settimane prima, nel febbraio 1981, era uscito Bianco rosso e verdone, che aveva tutti gli occhi addosso”.
Eppure, ancora oggi, Troisi è uno degli attori della commedia italiana tra i più apprezzati, che sia Nord o Sud. Come ci riuscirono a renderlo appetibile anche al di fuori di Napoli? “Mi venne l’idea di fargli ripetere le cose più volte”. Glielo disse: “Se le ripeti tre volte vedrai che ti capiranno tutti”. Con il risultato che conosciamo, perché “alla fine quelle ripetizioni divennero un marchio di fabbrica”. Alla fine uscì “Ricomincio da tre” e il risultato fu strepitoso: “Incassammo quindici miliardi di lire”.