L’Italia viene chiamata al voto. Sì, ma negli anni ’80. Il periodo tanto caro a chi l’ha vissuto e non. Perché chi non c’era sa riconoscere la magia dei cosiddetti “anni d’oro“. Nel 1981 usciva un film che avrebbe fatto la storia ma non venne subito apprezzato, come spesso accade per i capolavori della commedia all’italiana dell’epoca. “Bianco, rosso e Verdone” per molti rappresenta “il” film di Carlo Verdone. Se non altro per la presenza dell’amatissimo e, contemporaneamente, odiatissimo Furio Zòccano, funzionario romano residente a Torino.

La trama ruota attorno alle vicende di tre uomini che, da diverse parti in cui si trovano (Amitrano dalla lontana Germania), s’incamminano con le loro auto per dirigersi verso rispettivi seggi elettorali. E proprio le vetture che guidano sono il primo colpo all’occhio di un’Italia che non c’è più ma che Verdone ha avuto il merito di raccontare bene. Le macchine dei protagonisti sono perfettamente calzanti con le loro personalità.

Furio è un funzionario statale residente a Torino e non può che avere una comunissima bianca Fiat 131 Panorama che a inizio viaggio è agli sgoccioli nel rodaggio. Il suo viaggio parte proprio dal capoluogo del Piemonte per raggiungere la sua circoscrizione elettorale di Roma.

Mimmo ha una Fiat 1100 D verde con la quale va a prendere la nonna a Verona, interpretata da Elena Fabrizi, nota come la Sora Lella. Iconica l’acconciatura dell’auto durante il film, con il sedile legato sul tetto della stessa per far star comoda la nonna che finalmente può stendere le gambe.

Amitrano dalla lontana Germania, e più precisamente da Monaco di Baviera, deve raggiungere Matera a bordo della sventurata Alfasud (Alfa Romeo) alla quale ne capiteranno di ogni. L’auto rispecchia il personaggio bizzarro e grossolano, Amitrano, il quale cerca di conservare un animo italiano che ormai vive solo appena apre gli occhi la mattina, quando guarda, incantato, il poster dello juventino Causio.

Bianco, rosso e Verdone, l’Italia al voto negli anni ’80: Amitrano, Furio e Mimmo

I silenzi di Amitrano, la follia di Furio e l’ingenuità di Mimmo. Tutti e tre interpretati da Carlo Verdone. L’attore romano si lanciava nella sua seconda avventura da regista e lo faceva in grande stile. Non subito apprezzato dalla critica, men che meno da Sergio Leone. Il regista e produttore non digeriva proprio il personaggio di Furio. “A questo je vorranno stacca’ la testa, lo vuoi capire?”. Fu dura lotta per Carlo che alla fine la spuntò proprio davanti a Sergio Leone. Il regista invitò a casa sua l’attore romano in compagnia di sua moglie, il giocatore Falcao e Monica Vitti, a sua volta accompagnata: l’idea era di vedere l’anteprima del film, proiettato nella dimora romana di Leone. E andò alla grande. “Quel marito, quant’è forte. Abbracciamo Carlo…” diceva un sorridente e compiaciuto Alberto Sordi davanti a Sergio.

Nel frattempo Verdone con lo sguardo cercava di scovare qualche emozione positiva in Sergio, ma nulla. Sbuffava, si lamentava, borbottava. “Basta a Se’, me lo stai ammazza’ ‘sto Furio”. Ma niente. Monica Vitti si unì alle risate e alle congratulazioni per il personaggio, che Leone odiò anche dopo il film: in questo non c’era niente da fare. Furio raggiunge la destinazione per esprimere il proprio voto, ma resta con l’amaro in bocca quando all’uscita dal comune si ritrova abbandonato da Magda che, esausta, ha scelto un altro uomo, Raoul.

Amitrano parte dalla Germania e ritorna in un’Italia che forse si era un po’ dimenticato. Emblematico il cartello “Benvenuti in Italia” non appena incominciano i furti sulla sua auto. L’emigrante raggiunge la destinazione dopo aver affrontato una serie di sfortunate avventure che, accumulandosi, lo lasciano continuamente senza parole. Quelle parole che riesce in parte a trovare alla fine del film, sfogandosi dopo aver espresso il suo voto. Parole, tante, accumulate e indecifrabili quindi una forma alternativa di silenzio. Amitrano è un personaggio amatissimo e non a caso il film si conclude con lui, irritato, che se ne va dopo lo sproloquio, dal quale si può estrapolare una sola parola comprensibile, l’ultima: “Sapete che vi dico? Che ve l’andata a piglia’ tutti quanti ‘n der c**o, va bene?”.

Infine Mimmo, che deve raggiungere Verona per prelevare la simpatica nonna interpretata dalla Sora Lella, elemento aggiunto che colora anche il terzo personaggio interpretato da Verdone. Mimmo è simpatico, buono, socievole, alla mano, ingenuo e proprio per questo in difficoltà in molte situazioni. Mimmo supera diverse avventure insieme alla nonna, ma non riesce proprio a lasciarsi andare alla notte di passione promessagli dalla meravigliosa Milena Vukotic, nei panni della prostituta che si spoglia davanti a lui. “S’è presentata tutta nuda, con tutto il sotto delle donne di fuori”. La nonna: “Eh sì bono, dormi su”. Mimmo è sconvolto: “Forse erano mutande…”. Il bimbo non cresciuto ama la nonna ma ci litiga, continuamente. Fino all’ultimo quando la povera Teresa perde la vita proprio all’interno della cabina elettorale, nella quale era entrata per esprimere il proprio voto e dalla quale non ne è più uscita. Memorabili le parole finali di Mimmo: “Ma che se more così? Senza nemmeno il tempo di fa’ pace?”.

Il film in onda oggi, giovedì 28 dicembre

La replica del grande film di successo di Carlo Verdone va in onda oggi, giovedì 28 dicembre, a cominciare dalle ore 16.30 sul canale “Cine 34”, al numero 34 del vostro televisore. Buona visione!

Continua a leggere su Chronist.it