“La sua soddisfazione è il nostro miglior premio… “Piripiripiripiripì… fiu fiu fiu… gne gne gneeee“. Sequenza attuale più che mai, c’è chi tra gli appassionati del film l’ha definita “da Oscar alla comicità“. Sui social è piuttosto diffusa, d’altronde non si può far mistero della fama e del successo di “Vieni avanti cretino“, film uscito nelle sale italiane nel 1982, per la regia di Luciano Salce. Quest’anno la pellicola ha compiuto 40 anni, eppure sembra essere stata prodotta in tempi molto più recenti.
Protagonista assoluto Pasquale Baudaffi, interpretato da Lino Banfi, un ex detenuto di Regina Coeli che cerca di introdursi nel mondo del lavoro aiutato dal cugino Gaetano (Franco Bracardi). Dopo aver tentato diverse esperienze professionali senza successo, Pasquale viene assunto in una fabbrica di cibernetica, introdotto anche da una meravigliosa impiegata interpretata dall’allora 21enne Moana Pozzi, e imbattendosi in un direttore particolare: il dottor Tomas, interpretato da Alfonso Mostacci (in arte Alfonso Tomas, conosciuto a teatro come il grande “Rudy“).
Quest’ultimo impartisce mansioni ripetitive e alienanti a Pasquale e, dopo avergliele assegnate, si congeda con una serie di improbabili movimenti nevrotici, tic e strani suoni emessi con la bocca per lo stupore del neo-assunto, rivelando uno stress difficile da gestire e che tradisce l’apparente prima impressione gentile ed innocua. Alla fine Baudaffi diventerà una copia del direttore.
“La sua soddisfazione è il nostro miglior premio“: un cult da risate a crepapelle, attuale oggi più di ieri

Gli appassionati della commedia all’italiana premiano il film ancora oggi nel 2022 a ben 40 anni di distanza. Ed in particolar modo la sequenza in questione, per la modernità dei concetti e per le ottime interpretazioni dei due attori. “Oggi lo chiamano ‘multitasking’: ti fai il c**o ma ti pagano uguale” o “prima o poi finirò come il Dottor Tomas“. E come il dottor Tomas ci è finito anche il personaggio interpretato da Banfi, trasformatosi velocemente in una copia del direttore. Il web è pieno di commenti di apprezzamento verso la pellicola, con plausi verso Banfi e Mostacci, perfettamente in grado di trasmettere ciò che “Vieni avanti cretino” vuole dire.
Il meccanismo degli sketches sono un omaggio alla tradizione dell’avanspettacolo italiano. Anche l’analisi su Pasquale rivela un cittadino che cerca di reintegrarsi ma con affanno e spesso fuori tempo e fuori contesto nei lavori più professionalizzanti. Vessato dai lavoratori, sommerso dalla burocrazia e dal difficile approccio con l’automazione e l’informatizzazione della propria professione. Come quando interagisce con il soffitto o con gli strumenti di lavoro, immaginando un’entità superiore che gestisca e verifichi costantemente il suo tempo e le sue faccende. Qualcosa che però oggi potrebbe avere un senso con lo sviluppo della tecnologia, i social, le app, l’interazione con dispositivi inanimati che comunicano con noi. Anche senza volerlo, ad esempio per il rilevamento della posizione. Il tutto condito dall’esigenza di un lavoro sempre più impegnativo, duraturo e sottopagato. Un’analisi che fa venire quasi un brivido inquietante per il semplice fatto che veniva proposta 40 anni fa.
Il video
“Un capolavoro” scrive il web. Ed ancora: “La scena più esilarante della storia del cinema“; “aveva previsto tutto“; “oggi stiamo messi come Banfi“. Per lo meno il film ci lascia in eredità tante risate grazie alle fantastiche interpretazioni dei due attori. “Vieni avanti cretino” è ormai riconosciuto come un cult della comicità all’italiana dei fantastici anni ’80. E allora godiamoci tutta la sequenza ancora una volta, perché “più la guardi e più ridi!“.