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Altro che ferie, per Fantozzi la vacanza è un calvario: tutte le sventure del ragioniere nella saga

Quando si parla di vacanze finite male, ormai tutte le definiscono vacanze fantozziane. Fantozzi ragionier Ugo, impiegato della Megaditta, è un personaggio che riflette l’infelicità e la mediocrità dell’uomo, incapace e sfortunato, vittima della prepotenza e della sudditanza al servilismo più sfrenato. Come definì lo stesso Paolo Villaggio: “Il prototipo del tapino, ovvero la quintessenza della nullità”. Nel 1968 in Quelli della domenica, Villaggio al suo esordio televisivo, per la prima volta dava vita al personaggio di Fantozzi, raccontando le sue disavventure. I racconti vennero pubblicati successivamente a puntate sulla rivista L’Europeo e dal 1971 come libri a episodi, fino a diventare film nel 1975 con il primo Fantozzi. Molti dei racconti, di conseguenza, molte scene della saga cinematografica fantozziana, narrano le sventurate vacanze del ragionier Ugo Fantozzi.

Tutte le vacanze tragiche del ragionier Ugo Fantozzi:

Fantozzi (1975): già nel primo film di Fantozzi, lo vediamo alle prese, sempre affiancato dal mitico organizzatore Filini in una terrificante vacanza in campeggio. La voce narrante dell’episodio non lascia infatti dubbi su come andrà a finire la vacanza: “Fantozzi era la vittima preferita di Filini. Una volta lo convinse a comprare in società una barca completa di accessori per pesca e campeggio: otto chili di cambiali che li avrebbero perseguitati fino al 1984! Braccati dalla solita nuvola partirono in una splendida giornata di fine primavera!”. Già durante il viaggio, con la mitica bianchina, a causa della nuvoletta dell’impiegato, Fantozzi e Filini tamponano l’auto del ministro del petrolio francese e vengono frustati con 100 nerbate ciascuno, per punizione. A causa di questo contrattempo, arrivano al campeggio a notte fonda, dove nel tentativo di montare la tenda, oltre ad attirarsi l’ira dei campeggiatori tedeschi, Filini colpisce con una martellata il dito di Fantozzi, in una delle scene più esilaranti di tutta la saga fantozziana. Dopo l’affondamento della loro barca, “noleggiarono ad un prezzo osceno un mostruoso barcone a remi, due tonnellate di stazza”, nel disastroso tentativo di pescare, rimangono impigliati nelle reti e sotto al sole cocente, Filini sente le sirene e Fantozzi ha una delle sue visioni mistiche: vede Gesù (che parla dialetto ternano) camminare sulle acque.

Il secondo episodio vacanziero del primo film della saga, vede Fantozzi andare a Courmayeur, ai piedi del Monte Bianco, per trascorrere un ponte sulla neve, insieme ai colleghi di ufficio, la signorina Silvani e il “viscido” Calboni. Da subito Fantozzi rischia l’assideramento viaggiando nella macchina cabrio di Calboni, inspiegabilmente scappottata in stile balneare: “Ha mica troppo vento là dietro Fantozzi?“, chiede la Silvani e, il povero Fantozzi, oramai congelato, risponde: “No grazie signorina, io sto benino”. Il ragionier Fantozzi vive una vacanza sempre all’insegna della sfortuna.

Il secondo tragico Fantozzi (1976):

Fantozzi al Casinò: Fantozzi si ritrova da solo nel suo ufficio in piena notte a lavorare, ma in realtà copre le uscite notturne del “Duca Conte” Semenzara e quando finalmente spuntano le prime luci del mattino, il ragionier Ugo è pronto per far rientro a casa, i suoi colleghi di lavoro lo trascinano di peso, di nuovo, sulla sua scrivania. Intanto la signorina Silvani, l’amore impossibile e platonico di Fantozzi, è convolata a nozze con Calboni. I veri guai per il ragioniere, arrivano quando il Duca Conte, grande appassionato di gioco d’azzardo, estrae a sorte Fantozzi per accompagnarlo al Casinò di Monte Carlo. Il viaggio per il ragioniere non è per nulla tranquillo, anzi. Fantozzi viene sminuito dal suo superiore ed è costretto a viaggiare aggrappato al soffitto della cabina del treno per poi subire le scaramantiche ossessioni del Duca Conte: “Il Duca Conte come tutti i posseduti dal demone del gioco era preda si superstizioni e scaramantici rituali. Una sofferenza orrenda ma breve perché nel giro di due mani, il Semenzara riperse il banco e andò sotto di 22 kg di fish”. In un momento di tranquillità, Fantozzi gioca alla roulette, riuscendo a conquistare una cifra consistente: 700.000 lire, ma per il ragionier Ugo la vittoria dura poco, poiché il Duca Conte, si appropria della sua vincita, sperperando il danaro in lusso, lasciando il ragioniere completamente al verde.

Vacanze a Capri: Per Fantozzi è l’ennesima vacanza sfortunata che subisce, poiché la signorina Silvani dopo aver scoperto il tradimento subito da suo marito Calboni, propone per ripicca allo sventurato ragionier Fantozzi, di partire insieme per Capri e trascorrere le vacanze di Natale insieme. Così Fantozzi si è licenzia dalla Megaditta, lasciando moglie e figlia, scappando con la Silvani per una drammatica luna di miele, cercando di conquistarla, spendendo una grossa cifra in un albergo di lusso, ma viene sfrattato da Calboni, subendo l’ennesima delusione d’amore. “Erano 1 kg e 350 g, scadenza tre mesi. Fantozzi le firmò con glaciale indifferenza perché ormai aveva deciso di ammazzarsi, gettandosi dal Salto di Tiberio. Era stato ripescato da una paranza di Torre Annunziata, rivenduto alla Findus e immesso sul mercato come cernia surgelata”. Così il ragionier Ugo, viene acquistato interamente da sua moglie Pina, tornando nella sua vita familiare infelice. Durante la serata, Fantozzi riceve la chiamata del Mega Direttore Galattico che propone al ragioniere di tornare a lavorare in azienda, però ad una condizione: partendo dalla mansione “parafulmine”.

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Fantozzi contro tutti (1980):

Gita in barca: il direttore Marchese Conte Piermatteo Barambani, invita Filini e Fantozzi sul suo yacht Il Bracciante”: “alla fine di luglio, alle 11 di mattina, Fantozzi era stato misteriosamente convocato insieme al collega Filini dal direttore magistrale Duca Conte Piermatteo Barambani. Per l’occasione aveva indossato un abito nuovo da parata che aveva deciso di prendere un caffè tonificante”. In realtà è semplicemente una scusa per sfruttare al meglio i due impiegati come schiavi sul suo yacht:  “Caro Bambocci, caro Follini, cosa fate nel prossimo fine settimana? Io posseggo una barchetta, mi costa un miliardo però sono anche democratico. La mia famiglia siete voi poveracci, voi disgraziati, voi inferiori, benché io, come ben sapete, amo molto i pezzenti”.

Settimana bianca a Ortisei: una delle vacanze mitiche della saga fantozziana, è la settimana bianca ad Ortisei, ovviamente organizzazione Filini. La tragica partenza in stazione, vede Fantozzi arrivare in tuta super aderente blu, sci a spalla e casco integrale, colpire il capotreno maldestramente. A causa del suo ritardo, Fantozzi rimane senza cena e cerca di rimediare con l’acquisto di un sacchetto da viaggio presso una stazioncina di transito, dove però viene truffato dal venditore ambulante. “Per cinquantamila lire comperò nell’ordine: una forchettina di plastica, un coltellino di plastica, stuzzicadenti di plastica, un bicchierino di plastica, un’ala di pollo… di plastica… e una mela bacata”. Tutti i colleghi si ritrovano nel vagone letto, ma Fantozzi, accusato ingiustamente da Calboni di flatulenze moleste, viene cacciato “se ne eschi! Se ne eschi!…Venne riammesso nel gruppo soltanto la mattina dopo”. L’arrivo ad Ortisei degli impiegati è surreale: senza neve e ad accoglierli una sedicente guida turistica italiana che si considera tedesca. “Mi scusi Filini, ma dov’è la neve? Ma scusi ragionier Fantozzi non ha letto il cartello? Ortisei! Vuole che non ci sia la neve ad Ortisei?”. La guida propone agli improvvisati vacanzieri, delle vacanze alternative. Il gruppo finì per dividersi: Calboni, Colsi e Filini, optarono per la scuola di roccia, “capocordata fu messo imprudentemente…Calboni”. Fantozzi decide per il dimagrimento alternativo e si ricovera nella clinica dimagrante del professor Birkermaier. In realtà la clinica non è altro che un carcere, dove i pazienti vengono rinchiusi in celle a digiuno e frustati. La dieta di Birkermaier, consiste in 20 giorni di digiuno assoluto “niente manciare, niente bere”. Il professor Birkermaier, invita Fantozzi a cena per fortificare la sua forza di volontà, ma Fantozzi crollerà dopo sei giorni di digiuno alla vista delle polpette “di bavaria”. “Io mancia, lui gvarda. Lui gvarda, io mancia. Chi tocca il cibo, kaputt!”.

Fantozzi subisce ancora (1983):

Gita in camper: la vincita della signorina Silvani aveva scatenato il raptus organizzativo del ragionier Filini, che aveva subito combinato una vacanza in carovana, ciascuno con la propria roulotte”. La signorina Silvani vince un camper in un programma televisivo, quindi Filini decide di organizzare una vacanza in comitiva degli impiegati, organizzata con dei camper “di fortuna” ricavati dai mezzi più diversi. “Così la mattina della partenza, al luogo dell’appuntamento davanti al portone della Silvani, si presentarono nell’ordine: i ragionieri Colsi e Mughini, accoppiati per ridurre le spese di carburante, pur salvando ciascuno la propria intimità; Calboni, che spacciava spudoratamente per camper una vecchia ambulanza del Fatebenefratelli, che aveva noleggiata da un suo amico portantino senza scrupoli, e come nobile borbonica la compagna che s’era scelto per il viaggio: una nota troia di Bari, chiamata ironicamente “la Contessa” per i suoi modi particolarmente aristocratici. Arrivò poi Filini, che aveva risolto il problema con un’autoblindo modello El Alamein, residuato del Secondo Conflitto Mondiale”. Durante la strada incontrano Franco, munito di un cartello con la scritta “ovunque”, un autostoppista obeso, peloso e maleodorante (cit. Filini: “Deve aver sicuramente tamponato un carro di letame”), che viene preso a bordo dalla Silvani, la quale lo soprannomina Franchino, e conduce la comitiva in quello che dice essere un paradiso, che in realtà è una discarica sul mare. La Silvani propone una grigliata di pesce e Fantozzi e Filini, si recano a pesca con risultati disastrosi, riuscendo a pescare solo dei “pesci ratto” cit. Filini, invece Franchino ha gran successo nella pesca. La signorina Silvani si innamora dell’autostoppista, suscitando la gelosia di Fantozzi, che viene a sua volta umiliato da Franchino con domande di cultura generale: cultura letteraria, scientifica o spicciola. “Cos’è la prostata? Dunque, si la prostata è facile… ecco dicesi la prostata…ma la sua ascella…dunque dicevo è una posizione di donna in uno stato di adorazione… ecco mi sovviene è un dolce! Lo faceva anche mia mamma…è la prostata di mirtilli, di pera…Ah ecco! è l’imperatore romano…l’eresiarca bizantino Giuliano La Prostata…E il kibuz? È facile! Dunque dicesi kibuz… è una tipica dunque una tipica espressione dialettale di Alberobello usata dalle contadine quando bussano alla porta con molta violenza, con arroganza allora queste contadine vestite di nero rispondono kibuz che è il dialetto locale…”. “Adesso hai capito che merdaccia sei!” (cit Franchino).

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