Aldo Fabrizi, all’anagrafe Fabbrizi (con due “b), è nato a Roma il 1° novembre del 1905. L’attore è ricordato e apprezzato per essere stato una delle più spiccate personalità romane del cinema italiano insieme ad altri giganti come Alberto Sordi, suo grande amico, e Anna Magnani, non proprio sua migliore amica, anzi.

Ma anche per la versatilità con la quale ha alternato ruoli comici e drammatici, prediligendo di più i primi. Era burbero ma anche benevolo, così come veniva definito nell’ambiente, affabile ma anche severo e ombroso, così come lo ha definito suo figlio Massimo nel libro a lui dedicato, “Aldo Fabrizi, mio padre“.

Aldo è stato anche regista, sceneggiatore, produttore, comico e poeta. Da regista è stato spesso criticato e solo recentemente rivalutato. Da attore rappresenta un’icona del cinema italiano, aiutato da un volto amabile capace di trasformarsi in espressioni uniche e comiche.

È noto per aver rappresentato l’espressione comica bonaria di una romanità desueta, soprattutto nelle prime tre pellicole d’esordio. Nel secondo dopoguerra è stato uno degli attori comici più popolari in Italia e vantava una vasta fama internazionale. Gli americani lo amano e lo hanno apprezzato anche dal vivo a Broadway e a Toronto.

Per l’occasione facendo il tutto esaurito in tre settimane di tournée grazie all’apprezzatissima e celeberrima commedia musicale del “Rugantino“. Il cinematografo Mario Soldati ha detto di Aldo che era l’unico capace di “toccare al momento giusto la corda del ‘volemose bene’“.

La vena dell’artista “non era solo comica” proseguiva lo scrittore, giornalista e saggista, “era una vena toccante, patetica” ma “commovente“. Oltretutto “nessuno come lui sapeva asciugarsi con più convinzione il ciglio appena umido, la lacrimuccia appena spuntata, fingendo di nascondere l’imbarazzo col raffreddore o col ruvido, impacciato dorso della mano“.

La gioventù

Aldo era figlio di Giuseppe e Angela Petrucci. Suo padre era un vetturino e, secondo le più recenti fonti, pare fosse originario di San Donato Val di Comino, la mamma era originaria di Tivoli e gestiva un banco di frutta e verdura presso la nota piazza Campo dei Fiori a Roma.

L’attore è nato in vicolo delle Grotte 10 dove oggi è posta una targa commemorativa. Il padre perse la vita nel 1916 in seguito a una polmonite fulminante contratta dopo essere caduto insieme al suo cavallo, e con tutto il carretto, in un fosso romano. Aldo aveva ancora 11 anni e fu costretto ad abbandonare gli studi per sostenere la sua numerosa famiglia.

Il piccolo Aldo aveva infatti ben cinque sorelle tra le quali la celebre e amatissima Elena Fabrizi, conosciuta poi al grande pubblico come la Sora Lella. Sebbene le difficoltà riuscì a esprimere il suo talento artistico scrivendo delle poesie in dialetto romanesco poi pubblicate nel 1928 in un volumetto, “Lucciche ar sole“, incluso nelle edizioni della Società poligrafica romana.

Il Messaggero recensì il volumetto e Aldo partecipò alla redazione del giornale scrivendo per il periodico “Rugantino“, rivista dialettale romana. Contemporaneamente iniziò a recitare con la compagnia “Filodrammatica Tata Giovanni” e poi come “dicitore” in teatro delle sue stesse poesie.

Gli esordi a teatro e al cinema

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Esordì nel 1931 all’età di 26 anni in piccoli teatri romani e in tutta Italia insieme alla compagnia “Reginella“. Aldo sul palco era “Fabrizio“, un macchiettista che con il suo modo comico e grottesco di interpretare i personaggi che poi avrebbero fatto la sua fortuna (il vetturino, il conducente di tram e lo sciatore), si faceva già apprezzare dal pubblico.

Riuscì a ottenere una discreta popolarità e nel 1937 costituì una compagnia teatrale nella quale lavorò anche un giovanissimo Alberto Sordi seppur per poco tempo. Nel 1942 esordì sul grande schermo interpretando la macchietta del bigliettaio in “Avanti c’è posto…” di Mario Bonnard.

L’anno dopo uscì il film “Campo de’ fiori” per la stessa regia insieme a “L’ultima carrozzella” di Mario Mattoli. Anche qui riprese le interpretazioni delle sue macchiette da palco come rispettivamente il pescivendolo, nel film di Bonnard, e il vetturino con Anna Magnani, in quello di Mattoli.

Questi tre film racchiudono discorsi, battute e vicende di una romanità ormai sparita. Lo stesso dialetto romanesco fa parte di un’epoca che non esiste più. Nel film di Mattoli ci si trovava in pieno conflitto bellico e nella pellicola presero parte anche celebri esponenti del dialetto e della canzone romanesca del Novecento.

Tra questi Gustavo Cacini, Romolo Balzani e Anita Durante. Nel film, come abbiamo visto, Aldo è un vetturino. Lo stesso lavoro di suo padre e, sebbene i nipoti dell’attore lo hanno smentito in tv un anno fa, il medesimo che fece lui stesso nel 1925. Pare che per il film di 18 anni dopo utilizzò il berrettino e lo spolverino usati durante l’esperienza lavorativa.

Roma città aperta: il film che fece esplodere la popolarità dell’attore

Evidentemente quelli del padre, visto quanto asserito dai nipoti. Il film fu sceneggiato da Fabrizi e da un giovanissimo e sconosciuto Federico Fellini. Nel 1945 uscì “Roma città aperta” di Roberto Rossellini. Un film neorealista di guerra, drammatico, usciva fuori la versatilità di Aldo. Una pellicola probabilmente tra le più significative della sua carriera d’attore.

Aldo Fabrizi in Roma città aperta

Roma città aperta” si ispira alle figure dei sacerdoti romani, don Giuseppe Morosini e don Pietro Pappagallo, fucilati (rispettivamente a Forte Bravetta e alle Fosse Ardeatine) nel 1944 nel mezzo dell’occupazione della capitale da parte dei nazisti. Per certi versi il film che gli diede la popolarità totale anche fuori dai confini della penisola.

La toccante interpretazione di don Pietro però non gli valse alcun riconoscimento, cosa che lasciò Aldo particolarmente deluso visto che la pellicola fece incetta di premi in quella stagione. Nel frattempo l’attore parallelamente si dedicava al doppiaggio, anche se in rarissime occasioni.

Lo ricordiamo come la voce di Giuseppe Varni in “Maddalena…zero in condotta” del 1940 e di Gino Saltamerenda in “Ladri di biciclette” del 1948, entrambi per la regia di Vittorio De Sica. Nel 1950 il film “Prima comunione” di Alessandro Blasetti gli valse un Nastro d’argento come migliore attore protagonista.

Da quel momento in poi recitò in settanta film prediligendo i ruoli comici a quelli drammatici, senza sfigurare in nessuna delle interpretazioni. Tuttavia era con la comicità che esprimeva una naturale bontà umana che lo avrebbe accompagnato per tutta la carriera. Celebre la collaborazione con Totò in diversi film.

Con Totò e De Filippo

I due erano molto amici, legati da una grande stima reciproca. “Lavorare con Totò era un piacere, una gioia, un godimento perché oltre ad essere quell’attore che tutti riconosciamo era anche un compagno corretto, un amico fedele e un’anima veramente nobile…” disse una volta Aldo Fabrizi.

L’attore raccontava come una volta “arrivati davanti alla macchina da presa” i due davano vita ad un “allegro gioco della recitazione prevalentemente estemporanea“. Una cosa che per loro due era “veramente dilettevole” ma che tuttavia presentava “un inconveniente“. Ovvero “diventando spettatori” di loro stessi “capitava frequentemente di non poter più andare avanti per il troppo ridere“.

Totò e Aldo Fabrizi

Nel 1947 vinse il primo premio biennale di Venezia per speciali meriti artistici grazie al film “Il delitto di Giovanni Episcopo” di ALberto Lattuada, uscito lo stesso anno. Ha recitato con i più grandi, tra gli altri appunto Totò e Peppino De Filippo. Con il Principe della risata recitò in “Guardie e ladri” del 1951 per la regia di Steno e Monicelli.

Poi, ancora con Totò, in “Una di quelle” del 1953 diretto dallo stesso Aldo Fabrizi, “I tartassati” del 1959 ancora di Steno, “Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi” del 1960 di Mattoli, “Totò contro i quattro” del 1963 ancora con Stefano Vanzina in regia. Con Peppino De Filippo recitò in “Signori, in carrozza!” del 1951 di Luigi Zampa.

Peppino De Filippo e Aldo Fabrizi

Ed ancora con De Filippo in “Accadde al penitenziario” del 1955 per la regia di Giorgio Bianchi e “Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo” del 1956 diretto da Mauro Bolognini. Aldo divenne un caposaldo della commedia all’italiana. Nel biennio 1953/1954 uscì al cinema in due film del regista muto Wilhelm Pabst con “La voce del silenzio” e “Cose da pazzi” interpretando un pazzo che crede di essere un primario ospedaliero.

Da regista

Diresse anche alcuni film tra il 1948 e il 1957. Da “Emigrantes” del 1948, che segnò l’esordio alla regia, al malinconico “Il maestro” del 1957 passando per il già citato film con Totò, “Una di quelle“, e per “Benvenuto reverendo!” del 1950. “La famiglia Passaguai” del 1951 diede vita alla trilogia della famiglia Passaguai. Trilogia della quale ne fu anche il produttore.

Da ricordare anche il film collettivo con gli episodi tratti dalle opere di Luigi Pirandello, “Questa è la vita” del 1954. Nello stesso anno diresse anche in “Hanno rubato un tram“, film riemerso in DVD nel 2005. Tuttavia Sergio Leone affermò che si trattava di regie fittizie dove di Fabrizi compariva solo la firma, visto che se ne occupò direttamente.

L’esordio in televisione

Nel 1959 Aldo esordì sul piccolo schermo ne “La voce nel bicchiere“, lo sceneggiato di Leopoldo Cuoco e Gianni Isidori, di Anton Giulio Majano. Riapparve poi solo nel 1971 a causa dei molti impegni tra cinema e teatro, ma fu un ritorno di grandissimo successo nel varietà “Speciale per noi” diretto da Antonello Falqui. Quella al varietà del sabato sera è l’unica apparizione visiva che abbiamo delle macchiette teatrali interpretate nella carriera di Fabrizi.

Rugantino

Nel biennio 1962-1963 interpretò al Teatro Sistina di Roma il ruolo del boia papalino Mastro Titta nella celeberrima commedia musicale “Rugantino“, realizzata da Garinei e Giovannini e scritta dagli stessi con Massimo Franciosa e Pasquale Festa Campanile. Fu così clamoroso il successo che l’impresario americano Alexander Cohen si convinse di portare lo show in Nord America.

Lo spettacolo fece il tutto esaurito anche negli Stati Uniti e Aldo Fabrizi venne definito dagli americani “a comic genius“. L’opera ambientata nella Roma papalina del XIX secolo fece registrare ben tre settimane di sold out tra Toronto e Broadway nel 1964.

Rugantino

Per l’occasione in una intervista Aldo, parlando della tournée oltreoceano, lui appassionatissimo di cibo, disse: “Io me cucino da me! C’ho il baule da cucina personale. Er bauletto piccolo con un po’ de peperoncino, guanciale, pecorino. Reparto bucatini, spaghetti, fettuccine. Per sicurezza me li porto dall’Italia. Me lo lego coi lucchetti sennò me lo fregano prima d’arrivà!”.

A teatro Aldo Fabrizi apparve per l’ultima volta con lo spettacolo “Yo-Yo Yè-Ye” del 1967, scritto da Dino Verde e Bruno Broccoli. Nell’edizione del “Rugantino” del 1978, Aldo Fabrizi tornò a vestire i panni di Mastro Titta.

Le ultime apparizioni a teatro, al cinema e in televisione

Gli anni Settanta videro poco impegnato l’attore romano sul grande schermo. Apparve un’altra volta per il Teatro Verdi di Trieste nel Teatro Stabile Politeama Rossetti nel 1970 in “Al cavallino bianco” per la regia di Vito Molinari con Tony Renis, Sandro Massimini e Graziella Porta.

Negli anni Settanta al cinema lo si ricorda in “C’eravamo tanto amati” del 1974 di Ettore Scola, dove vinse il secondo Nastro d’argento l’anno seguente come miglior attore non protagonista. L’ultimo film al cinema fu “Giovanni Senzapensieri” del 1986 di Marco Colli.

Il 27 agosto del 1987 Aldo Fabrizi apparve per l’ultima volta in televisione nel corso del programma televisivo “G. B. Show“. L’anno seguente vinse il David di Donatello alla carriera. Tra le onorificenze, nel 1977, fu insignito del titolo di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.

Aldo Fabrizi: vita privata, figli, moglie, nipoti

Massimo, figlio di Aldo Fabrizi

L’attore romano era sposato con Beatrice Rocchi, cantante particolarmente nota negli anni Venti dove si esibiva con il nome d’arte di “Reginella“. Cantava perlopiù nei varietà. La coppia ebbe due figli gemelli: Massimo e Wilma. Massimo è morto nel 2016 a 84 anni.

Aldo abitava a Roma nel quartiere Nomentano, precisamente in via Arezzo, nello stesso palazzo dell’amica e collega Ave Ninchi. Il matrimonio tra Aldo e Beatrice non è stato esattamente il ritratto della serenità e della fedeltà, da parte di lui. Beatrice morì nel 1981.

Massimo, il figlio della coppia, pubblicò nel 2007 un libro da lui scritto “Aldo Fabrizi, mio padre” dove trapelano inediti sul privato dell’attore. Non emerge propriamente il comico bonario che siamo stati abituati ad apprezzare al cinema, bensì una persona ombrosa e severa.

I nipoti dell’attore lo hanno ricordato il 1° novembre dello scorso anno, data di nascita del compianto Aldo, ospiti da Rai Uno a “Oggi è un altro giorno“. Cielo Pessione (Aldo era suo nonno) e Mauro Trabalza (l’attore era suo zio) hanno detto che Aldo era “un carrettiere di fruttarole“.

Cielo Pessione e Mauro Trabalza a “Oggi è un altro giorno”

In quanto si recava “con il suo cavallo nella campagna fuori Roma” e caricava “le fruttarole” portandole “al mercato“. Cielo per l’occasione ha rivelato che suo nonno, essendosi ritrovato “orfano a 11 anni“, fu costretto a fare “tanti lavori“, tuttavia non fece per davvero “il vetturino degli autobus, personaggio con cui inaugurò la sua carriera cinematografica“.

Descrivendo il nonno, ha detto che “osservava molto e parlava poco“. Era un uomo “molto coerente, pulito, con un impegno incredibile nel seguire la propria visione della vita, onesta e rigorosa“.

Aldo Fabrizi e il rapporto con la sorella Elena, nota come l’amatissima Sora Lella, e quello con Anna Magnani

Sora Lella e Aldo Fabrizi

Sempre in occasione dell’ospitata alla trasmissione condotta da Serena Bortone, i due nipoti di Aldo Fabrizi hanno ricordato il rapporto con la sorella, l’amata Sora Lella. Tra i due vi era “grande ammirazione“, ha detto Mauro Trabalza che allo zio Mauro dava “del voi“. Elena, il vero nome di Sora Lella, “era innamorata di suo fratello, aveva un bellissimo sguardo nei suoi confronti“.

Tuttavia, come ha raccontato Carlo Verdone ad Amatrice nel 2018, il rapporto tra i due fratelli pare non fosse così rose e fiori. C’era una sorta di competizione così come l’attore romano ha raccontato. Erano alla cerimonia della consegna dei David di Donatello del 1988. “Ma tu che ci trovi in mia sorella? Quella è buona solo a cucinare“, disse Aldo a Carlo.

Era una cosa di invidia tragica, tremenda” ha detto Verdone nel mentre raccontava l’aneddoto alla platea nel 2018. Così Carlo incalzava, “ma è brava“, e lui rispondeva “si un par de p***e“. Verdone lo riferì a Sora Lella. “Da patrona buona disse: ‘ma sì quello è brontolone, ma lascialo perde’. Le dico ‘ma è invidioso?’“.

Lei: ‘sì, je ce rode un pochetto ma è buono. È un brontolone’“. Tuttavia ci sono anche momenti teneri tra i due fratelli, sebbene rari. Come in occasione dei set di “Acqua e Sapone” e di “Sette chili in sette giorni“, dove Aldo ed Elena cucinavano insieme l’amatriciana quando la troupe era in pausa.

Con la Magnani

Con Anna Magnani nel film “Campo de’ fiori”

Cielo Pessione ha invece spiegato che il rapporto con la verace e passionale Anna Magnani “era spinoso” perché “erano entrambi due teste pensanti“. In merito “bisognerebbe aprire un lungo capitolo e tirare fuori tante cose su questo aspetto” ha aggiunto la nipote dell’attore.

Massimo, il figlio di Aldo, scrisse nel suo libro “Aldo Fabrizi, mio padre” di quanto l’attore fosse molto critico nei suoi personali giudizi nei confronti dei colleghi, in particolar modo di Anna Magnani. Cielo ha aggiunto oltretutto come “non sia stata fatta giustizia” nei suoi confronti, “per tutto quello che ha fanno nella sua carriera“.

Aldo Fabrizi: altezza dell’attore e la passione per il cibo e la pasta

Aldo Fabrizi era alto 1,68 m. Era amante della buona cucina e apprezzava particolarmente gli spaghetti con aglio, olio e peperoncino. Sulla sua passione per il cibo scrisse anche alcune poesie in dialetto, un libro più specificamente incentrato sulla pasta con le sue alternative ricette.

Valeria Fabrizi, figlia di Aldo Fabrizi?

Una domanda ricorrente sul web che però trova presto risposta: no. L’apprezzatissima attrice Valeria Fabrizi condivide il cognome del celebre Aldo Fabrizi, nonché una buonissima arte recitativa, ma non è sua figlia.

Valeria Fabrizi, spesso confusa come la figlia di Aldo

Aldo Fabrizi: causa della morte e funerali

L’attore ci ha lasciati il 2 aprile del 1990 a 84 anni a causa di un’insufficienza cardiaca. Aldo è morto nel suo appartamento. I funerali si celebrarono dopo due giorni nella Basilica di San Lorenzo in Damaso, vicinissimo Campo dei Fiori, alla presenza di persone del quartiere, amici, colleghi e alcuni politici.

Il feretro venne tumulato in una cappella al Cimitero Monumentale del Verano. Entrando nella cappella si legge il nome dell’attore con una sola “b” mentre sulla lapide che copre la bara vi sono due “b“. L’epitaffio, voluto dallo stesso Aldo, recita: “Tolto da questo mondo troppo al dente“.