Attore, comico, doppiatore e cantante ma anche conduttore televisivo e direttore artistico nonché direttore del doppiaggio, insegnante e regista e trasformista, insomma un celebre artista, Gigi Proietti. All’anagrafe Luigi, il compianto Mandrake è nato e morto nella sua Roma nello stesso giorno: il 2 novembre. “A mandrà, solo tu il giorno del compleanno te potevi regalà la morte, sei unico …” disse Giuseppe Fiorello.

Nel mezzo 80 anni di vita vissuta, dal 1940 (nascita) al 2020 (morte). Figlio di Romano, nato l’8 febbraio del 1903 e morto il 10 settembre del 1992, di Porchiano del Monte, una frazione del Comune di Amelia, e di Giovanna Ceci, nata il 21 aprile del 1904 e morta il 22 dicembre del 1993, di San Clemente di Leonessa, Gigi si appassionò alla musica sin da quando era un bambino.

Amava suonare: dalla chitarra al pianoforte passando per la fisarmonica e il contrabbasso. Ad appena dieci mesi di vita andò a vivere con la famiglia in zona Colosseo, vicino la pregressa abitazione di via Sant’Eligio. In seguito la famiglia si spostò al Tufello e all’Alberone. Proprio al Tufello è stato realizzato, dopo la sua morte, un murale che omaggia l’artista.

Gli inizi: Gigi Proietti e la musica

Nel tempo libero cantava alle feste studentesche e nei bar all’aperto e in seguito anche nei night-club più noti di Roma. “Per mantenermi agli studi cantavo nei night club” disse l’attore in merito. “Cominciavo alle 10 di sera e finivo alle 4 del mattino, uscivo fuori con un collo gonfio“. “Non c’era misura di camicia che tenesse: ce voleva un copertone“.

Come avvenuto per altri grandi artisti (tipo Alberto Sordi), osservare e frequentare i personaggi di una “certa” Roma fu fonte di ispirazione di diversi ruoli comici interpretati in futuro. Tuttavia lui amava la musica e al teatro non ci aveva mai pensato “non c’ero mai stato” dichiarò anni fa, “e poi non ero figlio di attori“.

Gigi terminò i suoi studi al Liceo Ginnasio Statale “Augustodi Roma e proseguì all’Università “La Sapienzadi Roma nella facoltà di Giurisprudenza che tuttavia non completò mai sebbene fosse a soli sei esami dalla laurea. Poco prima di mollare gli studi si iscrisse al Centro Teatro Ateneo anche se pure i suoi genitori erano poco convinti della scelta di apparire sul palco.

L’abbandono degli studi a un passo dalla laurea e gli esordi a teatro anche se “non sapevo far niente“. “Non so perché mi presero

La mattina frequentavo le lezioni, il pomeriggio provavo all’Ateneo, la sera cantavo nei locali notturni” ricordava Gigi, che fu presto allievo di personaggi di rilievo come Giulietta Masina, Giancarlo Sbragia e come Arnoldo Foà. “Gli esami non finivano mai“, ricordava. Quindi fu proprio in questo momento che abbandonò gli studi e iniziò a frequentare il corso di mimica tenuto da Giancarlo Cobelli al Centro Universitario Teatrale.

Ero un ragazzetto” ricordava di recente in una intervista Proietti. Questo momento cambiò tutto nella sua carriera e nella storia del cinema e del teatro e non solo. “Non sapevo fare proprio niente” quindi “non so nemmeno perché mi presero” ricordava il maestro. Fu “l’occasione che mi avvicinò al teatro” lui ne era “incuriosito“.

Il mimo e regista notò immediatamente le doti da musicista di Proietti che venne così scritturato per “Cac Can degli italiani” del 1963, spettacolo d’avanguardia diretto dallo stesso Cobelli. L’opera teatrale era composta da famosi scrittori come Ercole Patti e Luigi Malerba, Proietti mise in musica un aforisma di Ennio Flaiano, “Oh come è bello sentirsi profondamente intelligenti…”.

L’anno seguente iniziò a ricoprire ruoli di contorno sotto la direzione di Cobelli, di Andrea Camilleri, non ancora celebre come scrittore, e di Antonio Calenda, con il Gruppo Sperimentale 101. Interpretò il suo primo ruolo travestito da upupa, nella rappresentazione all’aperto di “Gli uccelli di Aristofane” del 1964, di Giuseppe Di Martino.

L’esordio al cinema e in televisione

Nello stesso anno Gigi fece una piccola apparizione non accreditata nell’ultimo episodio del film “Se permettete parliamo di donne” di Ettore Scola. Due anni dopo debuttò simultaneamente al cinema e in televisione. Interpretò il maresciallo Mario di Colli in uno dei tre episodi del film “Le piacevoli notti” di Armando Crispino e Luciano Lucignani.

Proprio l’interpretazione di un altro celebre maresciallo dei Carabinieri della tv lo consacrò alla totale notorietà più avanti(Il maresciallo Rocca). Tuttavia nel 1967 lavorò con Franco Indovina nel film “Lo scatenato“, l’anno seguente con Pasquale Festa Campanile in “La matriarca” e nel 1969 con Damiano Damiani in “Una ragazza piuttosto complicata“. Nel mezzo apparve in altre pellicole, sebbene in queste tre i ruoli dell’attore fossero di maggior rilevanza.

L’esordio sul piccolo schermo avvenne con lo sceneggiato di otto episodi de “I grandi camaleonti” del 1964 di Edmo Fenoglio. Tre anni dopo interpretò ruoli interessanti come il truffatore Alfred Jingle in “Il Circolo Pickwick” del 1967, miniserie di Ugo Gregoretti di 4 episodi, dove cantò anche la sigla finale. Nel mezzo altri ruoli di minor rilievo.

Il primo e unico incontro tra Gigi Proietti e Lucio Battisti, quest’ultimo prossimo al successo

Durante le sedute di registrazione della sigla, “La ballata di Pickwick“, l’attore incontrò per la prima e unica volta Lucio Battisti, sotto contratto con la Ricordi, la nota casa discografica. Fece anche la conoscenza di un giovane Poggio Bustone, Gigi nel brano suona la chitarra. L’attore ricordò questo incontro in una intervista durante una trasmissione che omaggiava il cantante.

Tinto Brass è il primo regista a dare un ruolo da protagonista a Gigi Proietti

Nel film “L’urlo” del 1968, Proietti è il protagonista per la regia di Tinto Brass, il primo a fidarsi pienamente dell’attore. La pellicola venne presentata alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes.

Il successo del 1970 nella commedia musicale “Alleluja brava gente

Per un caso fortuito Gigi Proietti assaporò il primo grande successo nella commedia musicale di Garinei e Giovannini. Inizialmente infatti doveva esserci Domenico Modugno che dovette rinunciare alla parte. Così fu Luigi a interpretare Ademar in “Alleluja brava gente” del 1970. “Una botta di fortuna” la definiva lo stesso attore.

Dal nulla riuscì a interpretare un ruolo che lanciò la sua carriera. Una sincronia fortunata se si considera che Modugno sembrerebbe aver avuto disguidi con l’autore e co-protagonista Renato Rascel, anche se ufficialmente venne dichiarato che dovette rinunciare a causa di un incidente. “Lì capii che si poteva coniugare il teatro ludico con la qualità artistica: il cosiddetto teatro popolare” disse Proietti.

Gigi Proietti: il teatro e il sodalizio vincente con Roberto Lerici

Proietti portò in scena personaggi che riscossero gran successo tra il 1965 e il 1970. Andava forte sia con il gruppo di Calenda che senza. Dal 1968 riuscì ad ottenere ed interpretare al meglio ruoli da protagonista in alcuni spettacoli al Teatro Stabile dell’Aquila. Tuttavia fu nel 1969 nello spettacolo “Il dio Kurt” che comprese di poter recitare da solista per non lasciare nulla di intentato e diventare il vero protagonista del palco, abbandonando ruoli da comprimario.

Gigi Proietti nel celebre “A me gli occhi, please

Gigi in “A me gli occhi, please” del 1976

Nel 1974 interpretò Neri Chiaramantesi in “La cena delle beffe“, lo spettacolo dramma di Sem Benelli per la regia di Carmelo Bene. Fu tuttavia nel 1976 che iniziò il vero successo per Proietti con lo spettacolo “A me gli occhi, please” divenuto celebre e riportato sulla scena a più riprese (nel 1993; nel 1996 e nel 2000). Ancora oggi è ritenuta una delle prove teatrali migliori di sempre.

Il 1976 segnò anche l’incipit di un sodalizio artistico fortunato con lo scrittore Roberto Lerici che oltre allo spettacolo, poi replicato con una memorabile performance allo Stadio Olimpico di Roma, collaborò anche in “Come mi piace” del 1983, in “Leggero leggero” del 1991 e per la tv in “Attore amore mio” del 1982 e in “Io a modo mio” del 1985.

Sono spettacoli che hanno rappresentato per Proietti il lasciapassare per dedicarsi completamente alla sua verve attoriale migliore, privo di una guida registica. Quindi poteva sbizzarrirsi con i suoi cavalli di battaglia come i monologhi, le canzoni, le imitazioni. Mostrò oltretutto le sue doti di ballerino. Se inizialmente le serate previste erano appena sei, alla fine superarono le 300 con una media di spettatori superiore a 2000 persone a serata.

Proietti stava diventando una realtà ed era apprezzato anche da personalità di spicco. Lo stesso Federico Fellini lo volle tanto per il ruolo di Giacomo Casanova nel film “Il Casanova di Federico Fellini“. Tuttavia alla fine la parte fu assegnata a Donald Sutherland ma Gigi lo doppiò in fase di montaggio. Anche Eduardo De Filippo ammirava il talento del giovane prodigio.

Al cinema con “La Tosca” nel 1973, Gigi Proietti recitò anche in alcuni film statunitensi

Aldilà dell’inevitabile parentesi teatrale e dello sbalzo temporale, tornando alla filmografia di Proietti, gli anni Settanta segnarono anche un importante punto di svolta per il grande schermo, sebbene gli effetti furono ritardati. Dal 1970 recitò da protagonista in diverse pellicole come “Gli ordini sono ordini” di Franco Giraldi e in “Meo Patacca” del 1972 di Marcello Ciorciolini.

Fu poi la volta di “Conviene far bene l’amore” di tre anni dopo, per la regia di Pasquale Festa Campanile e di “Languidi baci, perfide carezze” del 1976 di Alfredo Angeli. Tra i film da non protagonista spicca l’interpretazione in “La proprietà non è più un furto” del 1973 di Elio Petri, “L’eredità Ferramonti” del 1976 di Mauro Bolognini e in particolar modo in “Casotto” di Sergio Citti, recitando insieme a Ugo Tognazzi e una giovane Jodie Foster, ancora agli inizi.

Prima del grande successo di Febbre da cavallo del 1976 per la regia di Steno, collaborò con registi come Mario Monicelli, ancora Elio Petri, Luigi Magni ed ancora Mauro Bolognini ma soprattutto con Alberto Lattuada che gli donò anche un ruolo da protagonista nel genere drammatico, “Le farò da padre” del 1974.

Proietti si alternava tra la commedia e il dramma passando al grottesco e la sua recitazione non ne risentiva mai. Partecipò anche in alcune pellicole d’oltreoceano come “La virtù sdraiata” del 1969 di Sidney Lumet o “Un matrimonio” del 1978 di Robert Altman o “Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Europa” del 1978, di Ted Kotcheff. Più tardi nel 1994 interpretò Giulio Mazarino in “Eloise, la figlia di D’Artagnan” di Bertrand Tavernier.

La TV e il varietà

Nel 1974 Gigi collaborò ancora con Ugo Gregoretti nello spettacolo “Sabato sera dalle nove alle dieci” dove il maestro era conduttore e interpretò quattro ruoli oltre a comporre e cantare la sigla iniziale. Si tratta di uno spettacolo sperimentale che cercava di unire il varietà e lo sceneggiato. Interpretò anche il ruolo di Sandokan nello sceneggiato “Le tigri di Mompracen” dello stesso anno, e lo fece con due anni d’anticipo rispetto a Kabir Bedi.

In quest’ultimo sceneggiato ispirato a Emilio Salgari fu fatto ampiamente uso del chroma key, conosciuto oggi più con il nome di green screen. Sul piccolo schermo Gigi esplose definitivamente con il varietà a colori “Fatti e fattacci” del 1975 con Antonello Falqui, l’esordio di Proietti in un programma televisivo.

In “Fatti e fattacci” Gigi interpreta, con Ornella Vanoni, il personaggio di un cantastorie che va in giro per l’Italia con la sua compagnia di saltimbanchi per un viaggio a puntate, fermandosi in alcune città. Tra queste Palermo e proprio alla regione siciliana dedicò nello stesso anno un omaggio, cantando “Ballata” di Carini, musicata da Romolo Grano e utilizzata come sigla d’apertura dello sceneggiato a puntate per la televisione, “L’amaro caso della baronessa di Carini” del 1975, di Daniele D’Anza.

La radio

In radio Proietti riscuoteva contemporaneamente successo nella trasmissione “Gran varietà” nella quale partecipò per tre volte dal 1973 al 1978, interpretando Avogadro il ladro; un conquistatore più bravo a parole che nei disastrosi fatti; il Mago della Garbatella. Cantava anche la sigla finale della trasmissione, “Me vie’ da piagne“.

Il Laboratorio di Esercitazioni Sceniche

Nel 1978 nasceva il Laboratorio di Esercitazioni Sceniche per i giovani attori al Teatro Brancaccio di Roma dove Proietti ne ottenne la direzione artistica insieme a Sandro Merli. Il Laboratorio, che poi ispirò anche Vittorio Gassman con la sua Bottega Teatrale di Firenze, lo creò lo stesso Gigi, portando in scena i suoi allievi nei suoi numerosi e amati spettacoli.

Una gavetta che lanciò tra gli altri: Giorgio Tirabassi, Massimo Wertmüller, Paola Tiziana Cruciani, Pino Quartullo poi Gianfranco Jannuzzo, Rodolfo Laganà e ancora Silvio Vannucci, Patrizia Loreti etc. La lista è davvero lunga “Ne sono nati tanti“, diceva Proietti riferendosi “ai giovani attori” ai quali “ho insegnato loro tutti i miei difetti” proprio “come diceva Gassman“. Tuttavia “non c’è un mio erede ed è giusto che non ci sia“.

Prima dei contributi regionali Proietti manteneva da solo la scuola, come ricordò lo stesso Gianni Minà. Più tardi tra gli altri fece scuola anche a Enrico Brignano che non perde mai occasione di ringraziare il grande maestro. “Devo molto a Proietti, per me è come un secondo padre. Non ci siamo frequentati tanto nell’ultimo anno” ha detto un anno fa il comico cabarettista a Domenica In.

Gigi Proietti con un giovane Enrico Brignano

La regia teatrale e il doppiaggio

In quel periodo Gigi si specializzava in adattamenti teatrali curandone la regia. Curò adattamenti teatrali di successi cinematografici e di diverse opere liriche più in avanti, tra il 1983 e il 2002. Nel doppiaggio iniziò già nel 1964 prestando la sua voce al “Gatto Silvestro” della Warner Bros, in seguito ai più celebri divi di Hollywood come Robert De Niro, Sylvester Stallone, Dustin Hoffman.

Gigi Proietti doppiò il primo Rocky

Ma poi ancora Richard Burton, Richard Harris, Marlon Brando, George Segal, Charlton Heston. Fu notevole il doppiaggio del “Genio della lampada” in “Aladdin” del 1992 della Walt Disney Pictures e storica e immortale è stata anche la prima voce di Rocky nella famosa saga nata nel 1976: infatti non molti sanno che nel primo film della serie la voce di Stallone era doppiata da Gigi.

Nella stagione 1980-81 partecipò al programma condotto da Paolo Panelli, “Il baraccone“, con Monica Vitti e Marcello Casco. Tornò in fase di doppiaggio nel 1995 in “Belfagor, ovvero il fantasma del Louvre” come voce narrante. Nel 1998 doppiò i due draghi siamesi, Devon e Cornelius, in “La spada magica – Alla ricerca di Camelot“, utilizzando due toni di voce differenti.

Nel 1981 tornò in tv nella miniserie “Fregoli” di Paolo Cavara. Tornò in tournée interpretando ben 75 personaggi e compose e cantò la sigla di chiusura, “Prima de pija’ sonno“.

Febbre da cavallo doveva lanciare Proietti ma fu un fallimento

Vedi anche: FEBBRE DA CAVALLO: DAL FLOP AL CINEMA AL SUCCESSO DI 15 ANNI DOPO GRAZIE ALLA TV

Sul finire degli anni Settanta il successo sul grande schermo non è dei migliori, anzi. Dopo Febbre da cavallo, bocciato per anni da critica e pubblico, girò con Sergio Citti “Casotto” l’anno seguente, come abbiamo visto, e con discreto successo. L’anno prima non andò per il meglio il film “Languidi baci…perfide carezze” di Angeli e nel 1980 in “Non ti conosco più amore” di Sergio Corbucci.

Poco successo sul grande schermo fino agli anni Novanta

Tra la metà degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta Proietti apparve sul grande schermo in ruoli perlopiù secondari come in “FF.SS.” – Cioè: “…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?” di Renzo Arbore del 1983 e in “Mi faccia causa” di due anni dopo per la regia di Steno.

Anche sul piccolo schermo le cose non andavano benissimo quando nel 1983 condusse la deludente quarta edizione di “Fantastico 4“, su Rai 1. Per la prima volta il varietà diretto da Enzo Trapani perse contro la concorrenza negli ascolti (al tempo “Premiatissima” di Fininvest). Probabilmente un insuccesso annunciato e dovuto all’abitudine degli spettatori di vedere il compianto Corrado Mantoni alla conduzione.

In TV andò meglio da one-man show con “Io a modo mio” e “Di che segno sei?” del 1986 e del 1988 rispettivamente, per la regia di Adolfo Lippi.

Gli anni Novanta in televisione

Nella stagione 1990-91 Gigi condusse “Club 92” con successo e debuttò da regista televisivo nel 1990 con “Villa Arzilla“, una delle prime sit-com italiane (20 episodi). La serie riuniva alcuni celebri nomi del passato come Giustino Durano, Marisa Merlini, Ernesto Calindro, Fiorenzo Fiorentini e Caterina Boratto. Nel 1998 diresse se stesso in “Un nero per casa“.

Gigi Proietti one-man-show

Dopo la morte di Roberto Lerici (1992), Proietti diresse altri due spettacoli da solista: nel 1996 “Prove per un recital” e nel 2002 “Io, Totò e gli altri“. Nel 2004 venne premiato con il Riccio d’Argento come migliore spettacolo dell’anno per “Serata d’Onore“, nella rassegna “Fatti di Musica” all’Arena di Catanzaro.

Il successo di Proietti in televisione

Con “Un figlio a metà” e “Un figlio a metà – Un anno dopo“, dal 1992 al 1994 Proietti ottenne un gran successo sul piccolo schermo. Nei due film diretti da Giorgio Capitani, Gigi interpreta un doppiatore cinematografico come nella realtà.

Nel 1994 girò con Capitani anche la sit-com “Italian Restaurant” con Nancy Brilli, interpretando il proprietario di un ristorante italiano a New York. Un punto in comune con la realtà visto che Gigi, sebbene per poco tempo, ha gestito davvero un ristorante.

Il maresciallo Rocca, la svolta per Gigi Proietti

A fine anni Novanta Proietti interpretò un personaggio creato dagli stessi scrittori de “Il maresciallo Rocca“: “L’avvocato Porta“. Le due stagioni andate in onda su Canale 5 per la regia di Franco Giraldi non riscossero lo stesso successo. Mentre con “Il maresciallo Rocca” Proietti si consacrò in televisione ottenendo da subito un grandissimo successo nella serie televisiva partita su Rai 2.

Il boom degli ascolti elevò la figura attoriale e la capacità recitativa di Proietti nei panni di Giovanni Rocca, comandante dei Carabinieri che si innamora della farmacista Stefania Sandrelli. La serie raggiungeva sempre almeno i dieci milioni di telespettatori fino a raggiungere quasi i 16 milioni nell’ultima puntata del 12 marzo nel 1996. Riuscì addirittura a insidiare la concorrenza del Festival di Sanremo. Gigi vinse il Premio TV come personaggio maschile dell’anno.

La serie creata dagli scrittori Laura Toscano e Franco Marotta venne promossa per altre cinque stagioni su Rai 1 realizzate tra il 1998 al 2005. Nel 2008 venne realizzata anche una miniserie conclusiva “Il maresciallo Rocca e l’amico d’infanzia“. Grazie al successo di Proietti in tv, la Rai decise di affidargli la conduzione dello spettacolo di Capodanno nel 2000.

Gli anni Novanta videro Gigi maggiormente impegnato per il piccolo schermo e continuava a dirigere come in “Mezzefigure” del 1996 e fu la voce narrante della fiaba “Pierino e il lupo” di Sergej Prokofiev due anni dopo.

Febbre da cavallo rivalutato grazie alla TV

La stessa televisione, che fu tanto amica di Proietti, proprio negli anni Novanta contribuì a permettere alla pellicola di riscattarsi agli occhi degli spettatori e della critica. Le numerose distribuzioni televisive delle emittenti private consentirono alle persone di apprezzare la pellicola che inizialmente (prima di girare) nasceva come una drammatica denuncia sul gioco d’azzardo.

Piaceva così tanto che venne presentato alla 67esima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. La Warner Bros non si lasciò sfuggire l’occasione di un sequel nel 2002 con “Febbre da cavallo – La mandrakata” diretto da Carlo Vanzina, il figlio del regista Steno. L’interpretazione fece vincere a Proietti un Nastro d’argento come miglior attore protagonista.

La nascita del Globe Theatre

L’anno dopo (2003) da una sua idea prese vita il teatro shakespeariano Silvano Toti Globe Theatre dove diresse lo spettacolo di “Romeo e Giulietta“. Recitò al Globe per la prima nel 2016 nello spettacolo Omaggio a Shakespeare.

Nel 2005 diresse “Quella del piano di sopra“, commedia di Pierre Chesnot riproposta nelle seguenti stagioni con buon successo insieme a Sabrina Ferilli e Maurizio Micheli. Poi nel 2007 abbandonò la direzione artistica del Teatro Brancaccio in favore del GranTeatro di Roma, sino alla chiusura del 2016. Nel 2012 venne scelto dal direttore di doppiaggio Francesco Vairano in sostituzione di Gianni Musy per doppiare il personaggio di Gandalf della trilogia di “Lo Hobbit“.

Il ritorno al cinema

Nel 2004 girò il film “Le barzellette” da protagonista in collaborazione con i Vanzina, riproponendo molti sketch di successo del passato a cominciare dagli anni Ottanta. Nel 2008 recitò in “Un’estate al mare” e l’anno dopo in “Un’estate ai Caraibi“, entrambi i film di Carlo Vanzina però non riscossero il successo sperato nel filone del cine-cocomero (sottogenere dei cinepanettoni).

Con il regista collaborò anche nel 2010 in “La vita è una cosa meravigliosa” insieme a Vincenzo Salemme, Enrico Brignano, Nancy Brilli e Luisa Ranieri. Nel 2011 recitò in “Tutti al mare” di Matteo Cerami, remake de il “Casotto” del 1977 di cui fu uno dei principali attori, e in “Box Office 3 D – Il film dei film” di Ezio Greggio.

Gli ultimi lavori e le ultime apparizioni in TV

Nel 2010 Proietti interpretò San Filippo Neri nella fiction della Rai “Preferisco il Paradiso” con buon successo e replicò l’anno dopo in un’altra miniserie “Il signore della truffa“. Nel 2012 Gigi Proietti fece apparizione in un episodio della fiction Mediaset di successo, “I Cesaroni“. Poi nel 2013 fu interprete in due puntate della fiction Rai “L’ultimo papa re” di Luca Manfredi.

Nel 2014 Proietti diventa Bruno Palmieri nella fiction di successo “Una pallottola nel cuore” trasmessa su Rai 1. Andò così bene che furono prodotte altre due stagioni: nel 2016 e nel 2018. Ancora nel 2014 partecipò come giudice nel programma talent della Rai, “La pista” condotto da Flavio Insinna. Ripeté lo stesso ruolo nella stagione seguente nella quinta edizione di Tale e quale show, condotto da Carlo Conti.

Dopo 26 anni fece ritorno alla conduzione nel varietà Cavalli di battaglia” su Rai 1 in prima serata, riproponendo gli sketch più vincenti del repertorio nonché i migliori cavalli di battaglia dei vari ospiti che si susseguivano sul palco e che lo omaggiavano. Nella stagione 2019-2020 è apparso in “Ulisse – Il piacere della scoperta“, programma documentaristico della Rai, condotto da Piero Angela.

A inizio 2019 ha condotto su Rai 1, alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’evento d’apertura di Matera capitale europea della cultura 2019.

Gli ultimi lavori al cinema

Proietti fece un cameo in un film di Fausto Brizzi, “Indovina chi viene a Natale?” del 2013 e tornò sul grande schermo anche l’anno dopo in “Ma tu di che segno 6?” di Neri Parenti, con Massimo Boldi e Vincenzo Salemme. Dopo una pausa di 5 anni sul grande schermo tornò con “Pinocchio” di Matteo Garrone nei panni di Mangiafuoco. Nel 2021 è uscito il suo ultimo film, distribuito dopo la morte del maestro: “Io sono Babbo Natale” di Edoardo Falcone.

Gigi Proietti e le poesie, le pubblicità e il Festival di Sanremo

Il maestro seguì l’esempio di Trilussa, del Belli e specialmente di Ettore Petrolini cimentandosi nella poesia che pubblicò negli anni Novanta in una rubrica de “Il Messaggero“. Proietti veniva ritenuto l’erede proprio di Petrolini sul quale disse “Quando a Petrolini gli si chiedeva se discendesse dalla Commedia dell’Arte, lui rispondeva ‘Io discendo solo dalle scale di casa mia’. Mi piace l’ironia dei romani di una volta

Si dilettò anche nelle pubblicità e con successo perché furono spot memorabili quelli dal 2002 al 2005 per il caffè Kimbo e partecipò al Festival di Sanremo del 1995 con il “Trio Melody” composto anche da Peppino di Capri e Stefano Palatresi con il brano “Ma che ne sai…(…se non hai fatto il piano bar)“.

Gigi Proietti scrittore

Con la biografia “Tutto sommato qualcosa mi ricordo” del 2013, Proietti esordì nella scrittura ripercorrendo aneddoti di vita e ricordi personali e professionali “lasciando sempre sullo sfondo la sua Roma“. Una città “eterna e fragile, tragica e ironica, cinica e innamorata“, dalla presentazione del libro in seconda di copertina.

Replicò nel 2015 pubblicando “Decamerino. Novelle dietro le quinte“, una raccolta di aneddoti nati nel camerino, il dietro le quinte del teatro per un risultato che “è un racconto nel racconto di pensieri arruffati, atti unici, odori, abitudini che segnano il ritorno di un affabulatore capace di far sorridere e commuovere con le sue cronache ad alto tasso di romanità“.

Gigi Proietti vita privata, moglie e figli

Gigi Proietti e Sagitta Alter

Sebbene Gigi sia sempre stato molto riservato nel suo privato, è noto che l’attore conobbe Sagitta Alter nel 1962, una ex guida turistica svedese, e se ne innamorò subito. Fu amore a prima vista durato fino agli ultimi giorni di vita del maestro. “Tra noi scattò la scintilla ballando l’’Hully Gully‘”. Proietti diceva “siamo antichi concubini” in riferimento al fatto che i due non si sono mai sposati.

Gigi Proietti papà

Conviventi dal 1967 hanno avuto due figlie: Susanna (oggi costumista e scenografa) e Carlotta (oggi attrice e cantautrice). Il nipote di Gigi, Raffaele, oggi è un doppiatore. Susanna tempo fa raccontò degli aneddoti sul padre dipingendolo come un uomo che amava stare tra la gente e allo stesso tempo rimarcando la sua pigrizia, tipica dote romana.

Susanna spiegò l’integrità dell’essenza vera di Gigi anche fuori il set, comunque una persona mite che non alzava quasi mai la voce. Era un “padre molto presente” per le sue figlie.

Gigi Proietti e la compagna, Sagitta Alter
Con la famiglia

Gigi Proietti era un tifoso della Roma

Gigi Proietti e la politica

In vita Proietti si definiva “comunista” votando continuamente per il Partito Comunista Italiano sebbene non ne fosse iscritto. In seguito allo scioglimento del PCI nel 1991 si affiancò al centro-sinistra anche se restò deluso dall’operato de “L’Ulivo“.

Gigi Proietti: le serate a San Clemente di Leonessa, Rieti

Gigi pernottava all’Hotel La Torre e gli abitanti leonessani ricordano quei giorni come fantastici “era l’inverno degli anni Settanta” e Gigi “stette più di dieci giorni“. Il paese era quello nativo della mamma del maestro. Lui “si alzava tardi, prendeva il cappuccino in piazza e faceva una passeggiata sul corso“. Tuttavia “il bello veniva la sera“.

Dopo il lavoro era d’uso in paese riunirsi al pub per attendere l’arrivo di Proietti “facevamo tardissimo” sebbene “l’indomani dovevamo andare a lavorare“. Nessuno però si sarebbe mai perso quelle serate, “per nulla al mondo“. Gigi era interessato al dialetto locale tanto da appuntarsi su un taccuino alcuni modi di dire.

Roma era la prova del 9, Proietti lo diceva: “non è come Leonessa che te fagocita“. La capitale “te se magna“.

Gigi Proietti: le migliori barzellette su YouTube

Proietti ne ha raccontate tante in TV di barzellette e citarne solo alcune può non rendere giustizia a quelle scartate. Tuttavia su YouTube sono reperibili molte barzellette del maestro, sicuramente troverete le più celebri che elenchiamo di seguito:

  • La barzelletta del 18
  • La barzelletta dell’orango e della lucertola
  • Il lonfo, la poesia di Fosco Maraini
  • La barzelletta della moglie
  • La barzelletta della vecchia

Alcune delle numerose barzellette di Gigi sono presenti nei libri come “Tutto sommato. Qualcosa mi ricordo” e “Ndo cojo. Sonetti e sberleffi fuori da ogni regola“. Ecco altre celebri barzellette del maestro

  • La barzelletta del colonello Lagaffe
  • La signora delle camelie
  • La barzelletta del cavaliere nero
  • Gigi Proietti e lo sketch ‘non me rompe er ca’
  • Gigi Proietti e la barzelletta del posto vuoto allo stadio

Gigi Proietti: malattia e causa della morte

Il maestro conviveva da anni con problemi cardiaci. Il medico radiologo della clinica dove era ricoverato chiarì che “da anni era un cardiopatico grave“. Due settimane prima l’attore si palesò alla clinica di Villa Margheritagià in condizioni preoccupanti” sebbene già “diversi anni fa, per motivi analoghi, aveva avuto un ricovero“. Tuttavia “questa volta era diverso“.

Gli ultimi giorni di vita Gigi ha sofferto molto perché “il problema di un cuore che non funziona bene crea uno scompenso su tutto il resto” aggiunse il radiologo all’Adnkronos. Quindi il rischio era di andare incontro a “patologie multiorgano“. Negli ultimi giorni dunque “si è aggravato moltissimo” sebbene durante la tac “era ancora lucido“.

Il funerale di Gigi Proietti: lutto cittadino

Il 5 novembre fu proclamato il lutto cittadino dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, il giorno delle esequie trasmesse in diretta nazionale da Rai 1. Il corteo funebre è partito dal Campidoglio per raggiungere il Globe Theatre di Villa Borghese dove si è svolta la cerimonia laica davanti a sole 60 persone a causa delle restrizioni dovute all’emergenza Covid-19.

Il 10 novembre il corpo del maestro fu cremato al Cimitero Flaminio. Sette mesi dopo AMA e Roma Capitale hanno annunciato che Proietti riposerà in una cappella da edificare nel Cimitero Monumentale del Verano a Roma.

Gigi Proietti: elegante per scaramanzia

L’amore per le camicie bianche, indossate sempre prima di salire sul palco, e per i pantaloni neri, non li indossava solo per rispecchiare la sua elegante e misurata personalità. Gigi era un tipo scaramantico sebbene il suo modo riservato e distinto di essere non abbia mai svelato questo aspetto. “È la mia divisa dai tempi di ‘A me gli occhi please’” disse tempo fa.

Gigi Proietti altezza

Gigi era alto 1 metro e 87 centimetri.

Luigi Proietti detto Gigi

Il 15 aprile è andato in onda su Rai 3 il documentario sulla vita e sulla carriera del maestro. “Luigi Proietti detto Gigi” è uscito nel 2021, realizzato da Italian International Film, Alea Film con Rai Cinema in associazione con Politeama e in collaborazione con Lexus. Il film svela inediti di vita con molto materiale fino ad ora poco noto o totalmente sconosciuto.

Secondo l’idea originale il regista Edoardo Leo avrebbe voluto omaggiare perlopiù lo spettacolo “A me gli occhi, please“, cavallo di battaglia di Proietti. Tuttavia, con l’approvazione della famiglia del compianto attore, il film è diventato una biografia vera e propria, concentrata sul percorso di vita e parallelamente sui successi a teatro, e non solo, di Gigi.