Ero il bersaglio preferito dei suoi scherzi“, cit. Carlo Verdone. Riferimento ovvio: Massimo Troisi. Non c’è un solo scherzo, ce ne sono tanti. Alcuni di essi Carlo li ha raccontati già, ma siamo sicuri che all’appello se ne potrebbero aggiungere a decine. Tra i tanti, c’è uno scherzo telefonico che il compianto attore fece a Carlo il quale oggi, ricordandolo, continua a dire “fu veramente uno s*****o!“.

Lo scherzo telefonico di Troisi era una tipologia di burla che “solo Massimo poteva fare“, disse Carlo.

Carlo aspettava una chiamata molto importante ma al tempo stesso non poteva restare in casa per impegni. Quindi fece totale affidamento alla segreteria telefonica. Troisi sapeva benissimo che Verdone era in attesa di notizie importanti. Decise allora di chiamarlo tenendo la linea occupata e lasciando dei messaggi alla segreteria telefonica.

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Fin qui tutto bene, certo. Peccato che durò per 40 minuti questa cantilena! Diceva sempre la stessa cosa ma variando continuamente l’intonazione come Carlo ricordò in una intervista. “Dai Carlo rispondi” e ancora “jamm Carlo ja’, rispondi!“, così come lo imita Verdone nel ricordo. Il risultato? Massimo consumò tutto il nastro della segreteria e il povero Carlo non riuscì a ricevere la chiamata importante.

Nonostante però una lunga lista di gag, una volta Verdone subì quello che potremmo definire “l’esempio di scherzo perfetto” senza premeditazione, quando fu ospitato dall’attore campano

Come detto gli scherzi di Troisi erano tanti. I due se ne scambiavano a vicenda ma Verdone ha sempre detto che “Massimo era più bravo“. Le risate fuori dal set tra i due non si limitano solo a gag premeditate. A volte la sorte ci ha pensato da sola. Se Troisi quel giorno avesse avuto voglia di ridere senza la fatica di ideare uno scherzo, allora la missione si sarebbe potuta ritenere compiuta.

In occasione di una intervista dinanzi al pubblico, Carlo raccontò quando gli cadde un quadro con una cornice molto spessa in testa, mentre era in casa di Massimo. “Era una casa borghese“, raccontava l’attore romano spiegando come fosse difficile entrare nella vita privata dell’attore campano spesso molto geloso della sua privacy.

Quando il quadro cadde su Carlo, questi finì lungo per terra completamente disteso, con la faccia sui piedi di Troisi. Il risultato? Un “bernoccolo da pugile“. Massimo “non mi fu di aiuto mai” perché “rideva continuamente, piegato“. Nonostante le “suppliche” di Carlo di essere accompagnato al Pronto Soccorso, il buon Massimo riusciva solo a ridere dicendo “non ce la faccio, non ce la faccio…”.

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