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Favino polemico: “Un americano che fa Ferrari, perché non un italiano? Un tempo lo avrebbe fatto Gassman”

Favino polemico Un americano che fa Ferrari, perché non un italiano Un tempo lo avrebbe fatto Vittorio Gassman

Favino polemico Un americano che fa Ferrari, perché non un italiano Un tempo lo avrebbe fatto Gassman, le dichiarazioni

Un americano che interpreta il mitico Enzo Ferrari: un binomio che fa storcere il naso all’attore, il quale non riesce a non parlarne con polemica durante la conferenza stampa alla Mostra del Cinema di Venezia

Pierfrancesco Favino è da un po’ che cerca di combattere una battaglia tutta tricolore nel mondo: già ospite al BSMT di Gazzoli, il podcast, aveva espresso il proprio malcontento davanti alle interpretazioni italiane proposte da attori americani; ora ci si è messo Michael Mann a farlo irritare con “Ferrari”. “Non mi sento rappresentato da Al Pacino”, aveva detto al Basemant non molto tempo fa, citando un big tra gli altri. “Io non parlo così, con questa idea dell’italiano anni Cinquanta, basta”. Il tema è simile, anche se stavolta, prima ancora dell’interpretazione da giudicare, l’attore si è soffermato sulla scelta a priori di attribuire il ruolo ad un americano piuttosto che ad un connazionale. “Non io”, precisa, mettendo le mani avanti su eventuali attacchi. Ma a quale ruolo si riferisce? Ovvio: quello del mitico Enzo Ferrari.

Mentre Favino è alla Mostra del Cinema di Venezia per presenziare alla conferenza stampa di presentazione del nuovo film di Stefano Sollima, “Adagio”, non ha potuto fare a meno di esprimere la sua su questa scelta. “I Gucci avevano l’accento del New Jersey non lo sapevate?”, esordisce ironicamente, dando subito i riferimenti specifici su dove vuole vertere la propria polemica. Il riferimento è chiaramente a “House of Gucci”, il cui protagonista è lo stesso di Ferrai, di Michael Mann.

La polemica di Favino

La polemica si estende a tutte le produzioni americane che ogni volta guardano all’Italia sempre allo stesso modo, non rinnovando nulla di ciò che è l’iconografia internazionale (errata, ovviamente) sul Belpaese. Non c’è nessuna contemporaneità e nessun tentativo di avvicinare i due mondi. Lo spunto per alimentare il dissenso del nostro Pierfrancesco è il film di Michael Mann, “Ferrari”, in cui il ruolo del mitico Enzo è affidato all’attore americano Adam Driver. Il Maurizio Gucci del film di Ridley Scott.

“C’è un tema di appropriazione culturale, non si capisce perché, non io, ma attori di questo livello non sono coinvolti in questo genere di film, che invece affidano ad attori stranieri lontani dai protagonisti reali delle storie, a cominciare dall’accento esotico”, tuona senza mezzi termini l’attore in conferenza stampa. “Se un cubano non può fare un messicano, perché un americano può fare un italiano?”, si chiede. “Solo da noi. Ferrari in altre epoche lo avrebbe fatto Gassman, oggi invece lo fa Driver e nessuno dice nulla. Mi sembra un atteggiamento di disprezzo nei confronti del sistema italiano, se le leggi comuni sono queste allora partecipiamo anche noi”.

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