Il ricordo di quel set non è amaro, ma oggi Anna Ammirati è un’altra persona dopo quell’esperienza: l’intervista alla Liz di Mare Fuori

Da Tinto Brass a Mare Fuori, il passo non è stato così breve: Anna Ammirati non è una “Monella”, come nel film del noto regista hard. Lo scorso mese di marzo l’attrice ha voluto fermamente ribadire un concetto in merito ai pregiudizi sul suo conto dopo il film girato con Brass: “Dopo è successo che qualcuno ha pensato che se mostravo il c**o in un film, sarei stata disposta a fare altro. Non era così e l’ho dimostrato. Se hai talento vai avanti, se sei cagna ti fermi”.

Il film con Tinto Brass: “Monella”

Il debutto sul grande schermo avvenne proprio con il regista, oggi 90enne. Lei era Lola e con questo ruolo ottenne la popolarità massima. “Mi sono buttata senza sapere se avessi il paracadute”, racconta oggi l’attrice. “Anzi – si corregge – senza sapere se si fosse aperto”. I ricordi di quel set sono ancora vividi, ma non c’è niente che l’abbia turbata: “Non è mai successo niente di spiacevole”. Tutt’altro, del set “ho un bel ricordo”.

“Tinto ha consegnato alla storia il mio fondoschiena, che non è mai stato cosi bello. E l’ha paragonato alla luna. Una figata. Qualche volta chiamo la moglie per sapere come sta. Sono andata a trovarlo due anni fa, lo hanno abbandonato. Ai tempi di Monella, casa sua era piena di gente, c’era spesso Bertolucci, in sedia a rotelle, che veniva a trovarlo. Quando non ci sarà più, lo chiameranno genio”.

Il successo con Mare Fuori

Ormai per tutti lei è Liz, l’educatrice del penitenziario per minorenni di Mare Fuori. Una serie che “parla di amore e coraggio”, ed è così che si spiega il successo dello show, sbarcato con pieni voti sulla Rai. “Io stessa sono stata una ragazzina ribelle, facevo a botte con tutti. Ero molto arrabbiata. Non mi piacevo, non mi invitavano alle feste”. Eravamo reduci da Sanremo lo scorso mese di marzo, fu l’occasione per fare una citazione del Festival: “Adesso non vorrei replicare il monologone sanremese di Chiara Ferragni, che ha detto che le ragazze dovrebbero credere di più in se stesse. Però…”.

Poi un appunto sull’esperienza del carcere: “L’ho visto per preparare la serie. Negli occhi dei detenuti ho riconosciuto lo sguardo dei miei coetanei, quelli che da ragazza incrociavo sulla circumvesuviana”. Sono parole di sensibilizzazione verso gli emarginati, gli esclusi: “Scendevano a Ercolano – ricordando il passato – per andarsi a bucare. Sono occhi che chiedono una possibilità”.

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