L’attore svedese torna aggiorna il mondo sulle sue condizioni di salute, il tumore al rene diagnosticatogli otto anni fa: il cancro si estese in altre zone e Dolph Lundgren era dato per spacciato
Ultimamente Dolph Lundgren è al centro di diversi temi e non poteva mancare il suo racconto sul tumore al rene, diagnosi di 8 anni fa, affrontato fino ad oggi: quel cancro si moltiplicò per 6 e per l’interprete di Ivan Drago in Rocky IV non c’erano speranze. Si parte dalla diagnosi fino a quella – fortunatamente – errata previsione medica. Lo ha fatto per “In Depth with Graham Besinger”: “Facevo controlli ogni sei mesi, poi ogni anno. Ed è andato tutto bene per cinque anni”. Stava monitorando il cancro, diagnosticatogli nel 2015. Tre anni fa, “nel 2020”, come quanto riportato a Variety, scoprì che il male si era insediato anche in altre parti del corpo.
“Avevo tumori diversi: come quelli ai polmoni, allo stomaco, alla colonna vertebrale e ai reni”
Fece la terribile scoperta di avere altre “sei masse tumorali nella stessa zona del corpo”. Tra queste, ce n’era una “troppo grande” per essere rimossa chirurgicamente. “Il medico iniziò a parlare di tutti questi tumori diversi, come quelli ai polmoni, allo stomaco, alla colonna vertebrale e ai reni”. Non si metteva bene: il cuore dell’attore pulsava forte, in quel momento di smarrimento non aveva appigli positivi. I medici, le loro parole, le loro espressioni: tutto faceva presagire al peggio. Una strada buia, senza sbocchi. Senza luce. Il dottore “iniziò a dire cose come: ‘Probabilmente dovrebbe prendersi una pausa e passare più tempo con la sua famiglia’, e così via. Gli chiesi: “Quanto pensi che mi rimanga?” Credo che abbia detto due o tre anni, ma dalla sua voce si capiva che probabilmente pensava fosse meno”.
Potrebbe sembrare assurdo immaginare un lieto fine, eppure a parlare è la realtà dei fatti. Fortunatamente, Dolph è ancora qui a raccontarlo con grande coraggio, onorando in pieno la verve dei personaggi interpretati al cinema. Lundgren spiega il “miracolo medico” al quale sta andando incontro: “I tumori si sono ridotti del 90%” grazie alla nuova terapia”. Dopo il monitoraggio costante avvenuto per tutto lo scorso anno, “ora sto procedendo all’asportazione del tessuto cicatriziale rimanente in quei tumori”. Una storia commovente ma, ovviamente, sarebbe ancora prematuro pensare di alzare in cielo la classica bandiera sventolante che simboleggia il “trionfo” dopo la dura battaglia. Non c’è ancora un “dopo”: manca poco, ma la battaglia non è terminata definitivamente. Il motivo lo spiega lui stesso: “La prognosi è che, se tutto va bene – condizionale d’obbligo (ndr) – quando li aporteranno non ci sarà più attività tumorale e i farmaci che sto prendendo sopprimeranno tutto il resto”.