Attraverso un lungo post condiviso sul proprio profilo Instagram, l’attore Paolo Kessisoglu ripercorre la doppia tragica morte dei suoi genitori: il toccante racconto
Paolo Kessisoglu ha subito un doppio dramma di recente: la morte di entrambi i genitori a distanza di pochissimi mesi l’uno dall’altra. A rendere noto il tutto è lo stesso attore che affida ad un post Instagram il suo racconto per raccontare il momento difficile che ha passato. Per sopperire alla doppia mancanza. Si chiamavano Graziella e Pietro. “Ho passato più o meno 150 giorni a smaltire e catalogare – poi interrompe aggiungendo una parentesi di gratitudine per la presenza della sorella, con la quale condividere le gioie e i dolori (ndr) – tutto quello che c’era, tutto ciò che rimaneva di una vita”. Una? Si corregge da solo: “Anzi – dice – due”.
L’attore riflette in profondità, si guarda e si riscopre dopo quanto accaduto, dopo il doppio scossone che stordirebbe chiunque. Lui si è auto analizzato: “Mi sono accorto che la mia attenzione in corso d’opera andava maggiormente a foto e documenti che riguardavano la loro vita di persone, non di genitori”. Da quando è successo, nota che accadono “cose strane”, perché “dietro di te non hai più un muro dove appoggiarti”.
Il viaggio per riscoprire due persone, prima che due genitori: “Ho scoperto un loro lato sconosciuto”
Oggi le “ristudia” come due persone, senza guardarli da figlio, ma da “conoscente”. E ne rileva lo stimolo per andare avanti con il sorriso: “Ho trovato centinaia di lettere d’amore inviate dalla caserma dove papà faceva il servizio di leva (perdonami papà se non ho resistito dal leggerne qualche stralcio), fotografie da fidanzati, documentazioni di viaggi”. Il risultato è questo: “Ho scoperto un lato sconosciuto, infinite dolcezze, sogni sconosciuti, passioni che il tempo ed il ruolo di educatori avevano sfumato. Ho sentito rifiorire in me una stima rinnovata e un immenso senso di gratitudine a coloro che mi hanno dato una vita e fornito un esempio”.
Il toccante post si conclude con un avviso a chiunque abbia il privilegio di essere ancora “un figlio”: “A me figlio, ruolo che ahimè non posso più esercitare, dico che mi sarebbe piaciuto tanto conoscere molto di più di quelle due persone, dei loro sogni, aspettative, rinunce e passioni che forse non ho mai colto”. Rivolgendosi, dunque, a chi ha i genitori ancora in vita, dice: “A chiunque, che figlio può ancora essere, dico di non dimenticarsi che i genitori sono prima di tutto uomini. Grazie a mamma e papà, grazie a Graziella e Pietro”.
