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Paul Haggis si dichiara ancora innocente e non esclude il complotto scientologista

Paul Haggis _

Il suo è stato un silenzio necessario, dopo le accuse di lezioni aggravate e ripetute violenze sessuali. Ora però Paul Haggis ha deciso di parlare e rivela il suo punto di vista in una lunga intervista uscita quest’oggi su Repubblica.

Il regista premio Oscar per Crash ha dichiarato di essersi sentito piuttosto solo durante le due settimane di arresti domiciliari in seguito alle accuse, ma mai sfiduciato perché era certo di non aver commesso alcun reato. Haggis insiste sulla linea del consenso, ammette di aver trascorso due giorni con la donna che oggi lo accusa, ma di non averla mai forzata ad avere alcun rapporto. “Ho sempre avuto fiducia nella giustizia” è una delle prime frasi che si leggono nell’intervista.

Paul Haggis si dichiara sempre innocente, di non capire da dove siano venute le accuse e di aver commesso due errori: “Il primo è stato permettere a qualcuno che conoscevo appena di venire a trovarmi. È stata una stupidaggine. Il secondo errore è avvenuto l’ultima mattina, quando è accaduta una cosa che ho trovato particolarmente spiacevole e ho deciso di troncare questa situazione. Ho portato quella donna all’aeroporto alcune ore prima del suo volo”.

Cosa sucesse a Paul Haggis

Facciamo un passo indietro. Paul Haggis era in Italia, a Brindisi, per partecipare alla prima edizione di un nuovo festival di cinema. Tutti i cinefili sanno quanto lo sceneggiatore di Million Dollar Baby sia legato al Belpaese: appena può, vola in Italia. Una donna, di sua conoscenza, lo ha raggiunto per trascorrere la breve permanenza insieme. Tra i due ci sono stati dei rapporti sessuali. Ma quando Haggis ha accompagnato la donna in aeroporto, al termine di questa “parentesi romantica”, è scattata la denuncia con accuse gravissime, quali lezioni aggravate, rapimento e violenza sessuale. Il regista e il suo avvocato, Michele Laforgia, hanno sempre sostenuto la tesi del consenso.

La giudice della Procura di Brindisi, Wilma Gilli, ha dapprima ordinato l’arresto del cineasta, proibendogli di lasciare l’Italia e confinandolo agli arresti domiciliari. Poi, dopo aver sentito la donna in incidente probatorio e letto l’istanza dell’avvocato di Haggis, ha disposto la scarcerazione per “Assenza di violenza e costrizione”. Ora Haggis è in attesa di giudizio. Gli hanno spiegato che in Italia i processi di questo tipo possono durare anni, ma lui si dichiara fiducioso nella giustizia e grato per questo primo riconoscimento verso la propria innocenza.

“Il sistema giudiziario italiano mi è sembrato efficiente. In sole due settimane la Giudice è arrivata una conclusione chiara e mi ha liberato”, si legge nell’intervista. “Tuttavia, ci sono alcune cose che non riesco a capire: come sia possibile che nel vostro Paese possa iniziare un processo anche quando l’accusa non è corroborata da prove certe. Mi sembra strano e ingiusto che persone innocenti possano essere processate per anni. La reputazione di una persona si costruisce in una vita, ma può essere distrutta in un minuto, anche da un’accusa del tutto infondata come questa”.

Paul Haggis e l’ombra di Scientology

A chiamare in causa Scientology è lo stesso intervistatore, Giuliano Foschini, che come prima cosa domanda a Paul Haggis come mai fuoriuscì da Scientology nel 2009. La risposta è lapidaria: “Ci vorrebbe troppo tempo per spiegarlo: lentamente sono arrivato a capire che Scientology era, in effetti, una organizzazione profondamente corrotta. È qualcosa che forse avrei dovuto capire molto prima, ma di certo non potevo più far parte di questa organizzazione né difenderla”.

Dopo essere uscito dalla celeberrima setta, che a Hollywood conta numerosi accoliti tra cui Tom Cruise e Will Smith, Haggis ebbe il coraggio di raccontare cosa accade al suo interno in lunghe interviste e soprattutto nel documentario di Alex Gibney, Going Clear: Scientology e la prigione della fede, uno scioccante e crudissimo racconto che svela molti dei segreti della “Chiesa di Scientology”.

Alla domanda che ipotizza che dietro tutto questo possa esserci un complotto scientologista, Paul Haggis non se la sente di escludere nulla: “Non ho prove ma, dopo quello che ho imparato da Scientology, so che sono capaci di qualsiasi cosa. Se parli contro di loro, useranno qualsiasi mezzo per distruggere la tua reputazione, carriera e famiglia. Chiamano questa tattica spietata “Fair Game”. Chiedetelo a gente esperta più di me come Mike Rinder, che per molti anni ha supervisionato le “black ops” di Scientology, come le chiamano loro, o giornalisti coraggiosi come Bryan Seymour che hanno trascorso la loro carriera indagando su questa pericolosa setta”.

Paul Haggis verso la sua accusatrice

Il regista e sceneggiatore non parla della sua accusatrice, si pone solo delle domande. Afferma di avere gran rispetto per la corte e per il processo in corso, pertanto non usa aggettivi. Si chiede però perché debba aver usato un nome finto, e come mai “durante il suo interrogatorio era molto preparata, come se avesse fatto le prove. Non certo fragile o soggiogata, come ha affermato”.

Naturalmente, non si possono prendere parti finché il processo non sarà terminato. Su un punto però diamo ragione a Haggis: siamo certi che la verità verrà svelata in tribunale, anche meglio che nei film.

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