Ripetersi era (quasi) impossibile, sudare per la maglia è (sempre) un obbligo

L’hanno definita “la Nazionale peggiore di sempre“: un pensiero condivisibile, o forse no.
Perché tre anni non sono un’era geologica, ma sono sufficienti per passare dal trionfo alla disfatta, dal toccare il cielo con un dito a raschiare il fondo del barile.
L’uscita di scena da Euro2024 offre diversi spunti di riflessione, sul presente e sul futuro del calcio italiano.
Il Presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, perlomeno, ci ha messo la faccia e si è assunto le proprie responsabilità. “Siamo dispiaciuti per non aver potuto riconsegnare a tifosi gioia che meritano. C’è la delusione nell’incapacità di reagire a limiti oggettivi con una reazione diversa, delusione su cui dobbiamo riflettere. Ieri la riflessione l’abbiamo fatta tutti insieme dividendo le nostre responsabilità, siamo tutti responsabili” – ha detto il giorno dopo Italia-Svizzera.
Ma forse le scuse non bastano per giustificare un disastro simile.

Una squadra stanca, svogliata, con poca personalità: anche in questo caso, le colpe vanno divise tra allenatore e giocatori. Luciano Spalletti, confermato CT degli Azzurri dallo stesso Gravina, dovrà cercare di invertire la rotta e correre ai ripari al più presto.
Non partecipare al terzo mondiale consecutivo sarebbe un’umiliazione senza precedenti.

Spalletti, Jorginho, Di Lorenzo e il “blocco Inter”: gli artefici del disastro azzurro

Ma se l’allenatore è sempre il primo responsabile, anche i giocatori non sono da meno.
Quattro formazioni diverse per quattro partite, diversi moduli provati e una sola costante: l’Italia senza gioco, senza idee, senza leader, senza un vero trascinatore.
Jorginho, eroe tre anni fa e principale artefice della mancata qualificazione a Qatar 2022, è apparso davvero fuori forma. Passaggi elementari, lentezza nel pensiero e nei passaggi, poca qualità: una bocciatura che gli è costata la panchina nell’ottavo di finale con la Svizzera.
Purtroppo, chi ha preso il suo posto non ha fatto tanto meglio: ma Nicolò Fagioli ha giocato poco meno
di 80 minuti in tutta la stagione, complice la squalifica per il caso scommesse.
Forse, sarebbe stato più corretto premiare la meritocrazia.
Poi c’è un altro fedelissimo di Spalletti, Giovanni Di Lorenzo, capitano del Napoli campione d’Italia: quattro partite da incubo per il terzino, in particolare la prova con la Spagna.
Quella prestazione avrebbe dovuto indurre a qualche riflessione in più.

Infine, quello che è stato definito il “blocco Inter“, i cinque nerazzurri apparsi anch’essi poco brillanti. Barella, Frattesi, Bastoni, Darmian e Dimarco in nerazzurro ci avevano abituato a un altro tipo di calcio.
Il CT, in maniera piuttosto vaga, ha fatto riferimento agli ultimi mesi di campionato, quando la squadra di Inzaghi aveva ormai archiviato lo Scudetto. “L’Inter ha vinto il campionato molto prima. Poi io mi sono assicurato e ho visto che Inzaghi ha fatto fare gli allenamenti in maniera corretta fino in fondo, ma può darsi che mentalmente venga di non essere così applicati” – ha detto Spalletti in conferenza.
Eppure, dall’altra parte del mondo, Lautaro Martinez, capitano e trascinatore dell’Inter scudettata, ha siglato 4 gol nelle prime 3 uscite in Copa America con la maglia dell’Argentina, dimostrandosi tutt’altro che “mentalmente non applicato”.

Donnarumma e Calafiori, gli unici a salvarsi: l’Italia riparta dai giovani

Trovare qualcuno da salvare è davvero dura, ma non riconoscere i meriti a due calciatori in particolare non sarebbe corretto. Il primo è la rivelazione del Bologna di Thiago Motta, quello che ha raggiunto la Champions contro ogni pronostico e che si chiama Riccardo Calafiori.
Il suo assist a Zaccagni all’ultimo pallone di Croazia-Italia ci ha salvati da una clamorosa uscita ai gironi. Nelle prime tre partite, il 21enne romano ha mostrato una personalità da veterano: ieri era squalificato e non ha potuto guidare la difesa azzurra nell’ultima gara del nostro Europeo.
L’altro non è una novità, ma una certezza. Il portierone del PSG Gigio Donnarumma, con le sue parate, ci ha letteralmente tenuti a galla, evitando un passivo addirittura peggiore. Inoltre, ha mostrato grande carattere anche fuori dal rettangolo verde.

Le sue parole nel post partita sono indice che l’Italia deve ripartire dal suo capitano, che nonostante i 25 anni, ha già un grosso bagaglio di esperienza alle spalle. “È stata una partita durissima da digerire ma è andata così e c’è da accettarlo. Se è mancato il coraggio? È mancato un po’ tutto in questa partita. Oltre al coraggio sono mancate le qualità e nel primo tempo abbiamo fatto malissimo, hanno avuto sempre loro il pallino del gioco e ci hanno fatto male“.
Un’analisi lucida da parte del migliore di questa pessima Nazionale. Un punto fermo da cui ripartire.
Nella speranza che presto tornino le “notti magiche”.

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