Sta facendo discutere la denuncia della mamma di Denise Pipitone, che in queste ore ha rivelato di aver trovato delle microspie funzionanti in casa. A 20 anni di distanza dalla scomparsa della piccola, avvenuta a Mazara del Vallo, la donna si chiede se le “cimici” siano state istallate recentemente o se risalgono all’epoca delle prime indagini. Fatto sta che, essendo collegate alla rete elettrica, gli apparecchi di spionaggio erano tutt’ora funzionanti.

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La mamma di Denise Pipitone trova microspie in casa: “Sapete cosa sono?”

Piera Maggio, la mamma di Denise Pipitone, ha pubblicato su Facebook una foto con due microspie, chiedendo agli utenti: “Sapete cosa sono? Scrivetelo nei commenti, vediamo chi indovina”. La donna ha rivelato di aver trovato gli apparecchi a causa di alcune operazioni di manutenzione della casa in cui vive. Poi, aggiunge: “Ritrovate dopo 20 anni, a meno che qualcuno non le abbia collocate nel tempo violando il nostro stabile. Erano correttamente funzionanti perché collegate alla rete elettrica. Adesso chiederemo alle autorità se sono beni dello Stato oppure di privati. Ovviamente non sappiamo se ce ne sono ancora delle altre e, a dire il vero, non abbiamo mai avuto questa curiosità perché non avevamo niente da nascondere. La scoperta è avvenuta adesso per via di manutenzione”.

Ci chiediamo se durante un’indagine dove vengono collocate determinate apparecchiature negli ambienti privati delle persone, non sia il caso a fine indagine di recuperare le tecnologie, presumibilmente anche costose, di cui si sono avvalsi coloro che hanno condotto le indagini?
Se sono apparecchiature dello Stato, pensate che adesso dovremmo chiedere il risarcimento di 20 anni di appropriazione della nostra rete elettrica?
”.

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