Chi manda giù il caffè amaro senza “ingentilirlo” con un po’ di zucchero, un dolcificante, del latte, nasconde una psicopatia con tendenze sadiche secondo la scienza. Un giudizio forte, non è vero? Fortissimo, diremmo. È quanto emerge dallo studio avvenuto all’università di Innsbruck, in Austria, poi pubblicato sulla rivista “Appetite”. Questa è una ricerca evergreen, nel senso che sono passati quasi dieci anni e, puntualmente, viene ritirata fuori per varie citazioni. Come già accaduto pochi anni fa in merito alla citazione del Reader’s Digest, che spinse gli scienziati a rivedere lo studio, approfondendo le analisi.

Non mancano le polemiche tra gli addetti ai lavori, infatti. Ed è lo stesso docente di psicologia Steven Meyers, autore della ricerca, che faceva presente come lo studio di Innsbruck miri a categorizzare solo una piccola fetta, parlando di “associazione molto piccola” tra il gusto per l’amaro e i tratti sadici e psicopatici della personalità soggettiva. “I risultati devono essere interpretati con cautela – affermava nel 2020 – e dovrebbero essere replicati più volte da altri prima di meritare credito”. Dunque, secondo l’insegnante, intervistare mille soggetti adulti e sottoporli a test di personalità per valutarne i tratti machiavellici come narcisismo, psicopatia, sadismo e aggressività, potrebbe non dare risultati attendibilissimi e costringere la ricerca a conclusioni affrettate. Tuttavia, è innegabile la costante nelle risposte a quiz a cui sono state sottoposte le “cavie”.

Cosa dice la scienza: “Personalità aggressiva e poco raccomandabile”

Il campione in esame è tra l’altro preso dagli Stati Uniti, che vuol dire una piccolissima fetta di mondo quando si parla di caffè. Ci sono vari fattori che incidono, come ad esempio la differenza di gusto del caffè da una parte all’altra del Pianeta. I volontari, tutti sui 35 anni, avrebbero fornito risposte ai quiz specifici per permettere allo studio di essere approfondito. Quindi, non solo il caffè amaro: anche chi ama birra, acqua tonica, cioccolato fondente è un soggetto incline ad una “personalità aggressiva e poco raccomandabile”. Si tratterebbe di persone che “godono ad infliggere moderati livelli di dolore agli altri”. Un’analisi raccapricciante sostanzialmente. Al contrario, chi beve caffè con latte o zucchero, ha una personalità gradevole, incline alla simpatia e alla gentilezza, nonché alla cooperazione.

Ma quindi ora dobbiamo guardarci le spalle anche da chi non pensavamo potesse avere questi istinti presunti? No, stiamo calmi. Innanzitutto, come precisano gli scienziati dello studio austriaco, è piuttosto raro trovare persone che amano così tanto il gusto amaro delle bevande e del cibo in generale, soprattutto del caffè. E, come osserva lo stesso studio guidato da Meyer, esistono persone che cambiano i propri gusti e non è un rilevatore ufficiale di personalità. Un po’ come il discorso della verdura, odiatissima da piccoli e amata da adulti. Si tratta di tendenze che cambiano nel corso del tempo senza una ragione psicologica alla base. Inoltre, concludendo lo studio condotto da Meyer, si evidenzia anche la possibilità che molti soggetti possano essere semplicemente attenti alla linea e probabilmente si spingono a mandare giù il caffè amaro per una questione di benessere e non di gusto. Un modo come un altro per non spingere le persone a giudicare dall’apparenza.

Caffè amaro: il punto

Il caffè, bevanda amata in tutto il mondo, suscita una varietà di gusti e preferenze tra gli amanti della caffeina. Tuttavia, lo studio recente condotto dall’Università di Innsbruck ha sollevato una discussione interessante sul legame tra le preferenze di gusto per il caffè e certi tratti della personalità. Lo studio ha evidenziato un’associazione tra il gusto per il caffè amaro e tratti di personalità come narcisismo, aggressività e sadismo pertanto è importante interpretare tali risultati con cautela. Il campione dello studio rappresenta solo una piccola parte della popolazione mondiale, e altri fattori, come la salute e la coscienza alimentare, possono influenzare le preferenze di gusti.

Come nutrizionista, sottolineo l’importanza di considerare una serie di fattori nella valutazione delle preferenze alimentari e nella consulenza nutrizionale personalizzata, per fornire consigli appropriati che tengano conto delle esigenze individuali dei clienti. È cruciale comprendere che le preferenze alimentari sono influenzate da una vasta gamma di fattori, tra cui l’educazione alimentare, la cultura, le abitudini familiari e le esperienze personali. Pertanto, mentre i risultati dello studio sollevano domande intriganti, è fondamentale evitare generalizzazioni eccessive e prendere in considerazione il contesto individuale di ogni persona nel fornire consulenza nutrizionale.

La comprensione della complessità delle preferenze alimentari può aiutare i professionisti della salute a creare piani dietetici personalizzati che soddisfino le esigenze specifiche dei loro clienti, promuovendo nel contempo uno stile di vita sano e sostenibile.

Dottoressa Liliana Giorgi:

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