In quella classifica marcatori dai nomi altisonanti riusciva sempre a dire la sua, emergendo con i suoi goal: che fine ha fatto l’ex attaccante?

A fare notizia di solito è il calciatore di turno che, per un motivo o per un altro, si ritrova a doversi ricostruire una carriera professionale dopo aver sperperato i guadagni ottenuti con il calcio: Pippo Maniero è sul versante opposto, volete sapere che fine ha fatto? Bene, nell’intervista a lui dedicata in esclusiva da Fanpage.it, l’ex rapace d’area si è “rifatto vivo”, commentando la sua carriera e spiegando come se la cavi oggi, dopo aver segnato goal a tutte le squadre di Serie A, o quasi.

Quando militava lui, il calcio italiano godeva di uno dei suoi periodi più floridi: tra gli anni Novanta e Duemila, in quella lunga lista di nomi d’elite della classifica dei marcatori, in un modo o nell’altro riusciva sempre ad infilarcisi. Con i suoi goal di testa, in acrobazia, di rapina. “Ho sempre lavorato tanto per mettermi a disposizione della squadra per cui ho giocato”, dice Filippo, nato a Padova l’11 settembre del 1972. Oggi ha 51 anni, ne è passato di tempo dal suo periodo in attività. “Ho vissuto spogliatoi con tanti campioni diversi e ognuno di loro ho rubato qualcosa che mi è servita nella mia carriera”.

Filippo Maniero oggi: “Non ho un lavoro vero e proprio, ho saputo gestire bene i guadagni”

Una carriera per la quale “ringrazio sempre Dio”: ne ha tratto insegnamenti di vita dal rettangolo di gioco. “Nella vita tornano, non c’è nula da fare”. Saggio, consapevole e senza grilli per la testa, è riuscito a rendersi indipendente sapendo gestire i guadagni. “Non ho un lavoro vero e proprio”: ecco che fine ha fatto Filippo Maniero. È stato anche un allenatore in categorie dilettantistiche, “ora sono un paio d’anni che sono fermo”, sebbene abbia un patentino, quello “di allenatore di base”. Maniero fa notizia per i motivi opposti a quelli di tanti altri colleghi. L’integrità ha pagato: “Ho sempre rispettato gli insegnamenti dei miei genitori e non ho mai fatto il passo più lungo della gamba”.

Tra i passaggi più interessanti dell’intervista al quotidiano napoletano, Filippo ha parlato di un trasferimento di calciomercato che lo interessò direttamente. Finì al Milan.

“Un fulmine a ciel sereno perché era una chiamata completamente inaspettata. A Parma giocavo poco ma stavo bene. È arrivata quell’occasione e l’ho colta al balzo. Ho beccato l’anno più brutto del Milan di quel periodo. All’esordio feci anche gol al Piacenza e quella è una settimana che ricorderà per tutta la vita. Era una squadra che stava per chiudere un ciclo: Weah e Savicevic avevano molti problemi fisici, Boban lo stesso e i senatori avevano accusato un po’ il colpo dopo anni di grandi successi”.

La Nazionale italiana oggi vive una delle crisi più cupe che riguarda il reparto attaccanti. Chissà, forse un Pippo Maniero sarebbe servito come non mai a Spalletti in vista dei prossimi Europei. Moltissimi ragazzi nati tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio del decennio successivo lo ricordano al Venezia, dove ha sfoggiato il meglio del proprio talento.

“Insieme a Padova le esperienze più belle della mia vita calcistica. Tanti anni tra Serie A e B con molti gol e ancora adesso sono il capocannoniere della storia del club. Lottavamo sempre per non retrocedere ma son stati anni davvero indimenticabili”.

Un appunto anche su Maurizio Zamparini, il controverso presidente famoso per “avere l’esonero facile”. D’altro canto, un uomo di grande cuore. Il classico uomo di campo vicino emotivamente al popolo, all’ambiente e ai suoi calciatori. Sin troppo affezionato e legato, tanto da rendersi protagonista di tante scelte istintive ed emotive.

“È il presidente che tutti i calciatori vorrebbero avere. Non faceva mai mancare niente, cercava sempre di mettere i calciatori a proprio agio. Una persona intelligente, colta, simpatica… per stare bene lui doveva vedere che tutti intorno lui dovevano stare bene. Ho fatto cinque anni con lui e avevamo un grande rapporto. Quando veniva in ritiro, e si fermava più di qualche giorno, vedevi la differenza tra l’uomo e il presidente”.

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