Cosa è successo, Jannik? Tanti errori, soprattutto col dritto: la gara era stata sospesa per pioggia, al rientro aveva il controllo, poi lo spagnolo è uscito fuori e non c’è stata più storia

Ma cosa può essere successo a Jannik Sinner nella semifinale di Indian Wells? E non possiamo neanche attribuire le colpe al maltempo, che ha costretto i due tennisti a rientrare negli spogliatoi per pioggia intensa e riprendere a giocare dopo qualche ora, con le gambe di nuovo fredde e la mente da riaccendere. Si era sul 2-1 per Sinner, l’altoatesino poteva aver perso l’inerzia, poteva essere colpito negativamente dallo stop improvviso. Insomma: tutto poteva giocargli contro. Era solo lui che aveva da perdere.

Sì, parliamo di un 2-1 scontato, tutti e due avevano mantenuto il game di servizio, ma poi il primo set è finito 6-1 per il “nostro”. Era passata qualche ora, Jannik, come sempre, dimostrava la sua tempra: niente lo scalfisce, mai. Ciò che turba gli altri, lui non lo percepisce proprio. Il primo set e parte del secondo, davano la netta impressione che fosse anche sin troppo facile per questo Sinner arrivare a traguardi che noi italiani non abbiamo mai raggiunto. Si stava facendo la storia, e anche tutto così velocemente che ne stavamo perdendo il senso. Ecco perché da questa sconfitta si può solo migliorare, perché davvero Jannik ha dimostrato anche oggi che ha tutto per dominare in questo sport, manca solo un po’ d’esperienza in più.

La partita di Sinner, cosa è successo

Tutto era pronto affinché l’Italia intera potesse far festa, tanto da risultare anche una partita noiosa dopo i primi scambi. Troppa la superiorità e alzi la mano chi, durante quei game di dominio, non ha pensato che la decade in cui pronosticavamo la riproposizione di questa sfida in molte più salse (alla stregua di rivalità storiche tra tennisti al top) sarebbe stata molto meno avvincente. E non per inadeguatezza di Alcaraz, ma per strapotere dell’azzurro. Certo che lo spagnolo veniva da uno dei periodi più ambigui della sua scalata, ma si sa com’è lo sport: quando doveva riprendersi? Ora, con il tennista più discusso, attenzionato e apprezzato al momento in tutto il mondo.

Il momento chiave

Poi si è fatto nuvoloso, ma stavolta sul serio e il maltempo non c’entra nulla: Sinner ha cominciato a regalare punti e Alcaraz ha ringraziato, prendendosi l’inerzia del match. Favorito anche dalla buona sorte, il secondo set è stato un braccio di ferro che lo spagnolo ha portato a casa con il risultato di 6-3. L’altoatesino, tuttavia, nel secondo set aveva ancora fiducia. Tanto che, nel primo vero momento in cui la partita si è girata a favore dello spagnolo, ha trovato forza, mentalità e spirito invidiabili per riuscire a segnare probabilmente uno dei punti da highlights dell’anno. Uno sforzo fisico disumano, con tanto di espressioni compiaciute dell’amico Alcaraz. Fare questo in un momento di debolezza (era appena stato “breakato”) è indice di mentalità forte.

Il modo in cui ha concluso uno scambio in cui era spacciato al primo punto del quinto game del secondo set, con il break fresco dello spagnolo, faceva venire in mente tutto quello che vive l’azzurro fuori dal campo: la calma, la serenità, l’allenamento, niente social, niente vizi, niente discoteche. In quel momento, in molti avranno pensato al vantaggio dell’italiano su tanti colleghi, che la storia ha raccontato e racconterà essere molto più fragili psicologicamente. E quindi questo apre le porte ai pensieri sul margine di crescita ancora, visti i 22 anni. Tuttavia, ogni cosa è andata a favore di una convinzione che, ad un certo punto, Alcaraz ha deciso di ridimensionare come se fosse un veterano, e invece ha anche 2 anni in meno di Jannik.

La corsa al numero 2 al mondo continua

Lo spagnolo, infatti, ha poi preso in mano le certezze di Jannik, le ha sgomitolate e ha fatto sua la partita, trasformandola in una disfatta al contrario. Sinner ha cominciato a regalare punti, a sbagliare molti “dritti”. Alla fine, 38 errori, di cui 27 con il dritto. Tanti servizi senza prima e, generalmente, anche se non lo dà mai a vedere, un po’ di nervosismo. Anche Alcaraz ha sbagliato molto, ma se si esclude il primo set, che a questo punto non fa testo, poi non c’è stata più storia. 6-1 ricambiato e tanti saluti. Lo spagnolo ha dato il meglio di sé, ha preso le distanze giuste e ha capito dove colpire l’altoatesino e come farlo muovere sul campo. Dal canto suo, Jannik ha perso le misure e non riusciva più a gestire lo spagnolo: cercava di tenerlo fermo, ma la qualità del confermato numero 2 al mondo è venuta fuori.

Sinner, e ora cosa succede?

Quindi, cosa è successo? Niente: è la dura legge dello sport e del tennis. Nessun episodio non tecnico che abbia inciso sulla gara. Questi due si sfideranno ancora e ancora, ci sarà modo per rivedere la partita e riprogrammarla con altri tatticismi. Sicuramente Alcaraz ha dimostrato di avere ottima capacità di trasformare il suo gioco in corso d’opera, duttile, versatile, camaleontico, ha saputo ribaltare l’inerzia e cambiare le sorti del match, favorito da uno staff tecnico che sa fare il suo. Invidiabile anche la sua di mentalità, visto che non veniva da un periodo felicissimo: si è riscattato con l’atleta top del momento. Tuttavia, Jannik Sinner è giovane e ha tutto il tempo davanti.

Certo, perdere dopo tutte queste vittorie e mettere in bacheca la prima sconfitta dell’anno in una gara in cui sembrava poter avere il completo controllo, fa male. Dopo l’Australian Open, era la più importante. Ma prendere qualche batosta significativa a volte è la cosa più giusta che possa accadere. Una batosta che, giunta in un momento preciso della carriera, aiuta a maturare, a fare esperienza. Jannik oggi ne ha fatta e ha solo 22 anni. La strada non è lunghissima, ma c’è ancora da percorrerne un po’. La corsa al numero 2 continua e il numero 1 non è distante anni luce, anzi.

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