Nella puntata di ieri sera, 27 febbraio, le Iene continuano a scavare nell’inchiesta sui vertici degli arbitri italiani e su presunti voti truccati

Le Iene continuano a scavare nella vicenda dei vertici degli arbitri italiani di calcio e su presunti voti truccati. Nel corso della puntata andata in onda ieri 27 febbraio su Italia 1, infatti, hanno approfondito una caso che, se avvalorato ulteriormente, rischierebbe di scatenare uno scandalo senza precedenti nell’establishment sportivo e calcistico. Stando a quanto raccolto finora da Marco Occhipinti e Filippo Roma, le cariche più alte dell’arbitraggio avrebbero dichiarato il falso all’interno di un verbale, modificando e snaturando, dunque, la classifica basata sul merito in campo arbitrale.

Il caso degli arbitri Baroni e Minelli

L’inchiesta in questione ha inizio con Niccolò Baroni e Daniele Minelli, due arbitri ora impiegati nella maggiore categoria di A e anche in B, che circa tre anni fa, un po’ a sorpresa, furono mandati via a fine stagione. Così i due decisero di presentare un ricorso presso la giustizia sportiva per alcuni voti che loro stessi definirono “taroccati”. Correva l’anno 2021. Baroni e Minelli, per di più, presentarono come prove telefoniche le chat e i messaggi scambiati tra chi aveva il compito di giudicare condotte e prestazioni di ogni arbitro.

In quella stagione i due furono esclusi ma rimase in organico un arbitro che proprio in quella stagione avrebbe dovuto essere dismesso per aver raggiunto l’ottavo anno, ovvero il numero massimo di tempo consentito per arbitrare in quella categoria. E l’arbitro in questione era Eugenio Abbattista.

Per quanto riguarda il sistema dei punteggi utilizzato, ebbene, questo prevede in sostanza una gradazione che va dall’insufficiente 8,20 fino all’eccellenza di 8,70. E nella chat presentata da Baroni e Minelli, in cui sono implicati ben tre responsabili dell’organico su quattro, nello specifico il segretario Davide Garbini, il vice Christian Brighi e Emidio Morganti, che proprio quell’anno era responsabile dei valutatori, si legge chiaramente: “Prova Abbattista 8,70”. Si scopre, tuttavia, che all’arbitro Eugenio Abbattista sarebbe stato alzato un voto portato dall’ “ottimo” 8,60, valutazione dell’altro componente mancante, Riccardo Di Fiore, fino all’ “eccellente” 8,70. E la prova starebbe nelle chat dei loro valutatori (“Devi togliere un 8,60 e mettere 8,70”) che dimostrano inequivocabilmente una modifica dell’esito finale di giudizio.

Ogni ricorso di Baroni e Minelli fu un fiasco dietro l’altro. Una serie di sconfitte che li demoralizzò tremendamente. Stavano quasi per desistere quando, a sorpresa, fu annunciato il ricorso anche da parte della giustizia ordinaria. E ancor più sorprendentemente – e magicamente – furono reintegrati.

L’arbitro anonimo sui vertici

Malgrado i tentativi da parte de Le Iene di contattare Baroni e Minelli siano risultati vani, visto che l’Aia ha imposto ai due il silenzio stampa, a parlare ai microfoni del programma Mediaset è l’arbitro anonimo che dall’inizio dell’inchiesta continua a denunciare una fitta sequela di anomalie e irregolarità del sistema arbitrale italiano. “Se parlassero scoppierebbe uno scandalo senza precedenti che dimostrerebbe come i vertici degli arbitri italiani trucchino le carte per decidere quale arbitro debba andare avanti e chi invece deve smettere.”

La fonte anonima, nella puntata di ieri, ha toccato l’argomento in modo piuttosto risoluto. “I due arbitri hanno in mano le prove di una gravissima irregolarità commessa dai vertici degli arbitri italiani che avrebbero attestato il falso nel verbale dell’ultima riunione della stagione. Tutto questo per salvare due direttori di gara che, da regolamento, dovevano andare a casa. Mentre hanno cacciato chi, regole alla mano, meritava di continuare ad arbitrare.” Ha detto il direttore di gara anonimo. Che si chiede: “Come mai poi il tribunale sportivo non ha condannato nessuno del Comitato Nazionale?”

Le dichiarazioni di Morganti a Le Iene

Così Filippo Roma ha raggiunto colui che era responsabile dei valutatori, Emidio Morganti. “Lei lo sa che per rispondere abbiamo bisogno di autorizzazioni?” Esordisce l’ex fischietto. “Le sue sono inesattezze perché addirittura ho dismesso Abbattista. Ed è agli atti.” Ha riferito Morganti riguardo le presunte irregolarità. Ma Roma gli fa notare che quell’anno lui stesso, basandosi su un verbale del comitato nazionale del maggio 2021, chiese che Eugenio Abbattista fosse “salvato”. Malgrado avesse ormai raggiunto gli otto anni di servizi come arbitro nella categoria. Quindi Morganti si difende. “È un verbale che io non ho firmato, non ho letto e perciò le mie parole messe lì non sono vere. Potete consultare gli atti e vedere che io ho fatto l’esatto contrario. Abbattista dismesso.”

A seguito del ricorso dei due arbitri dismessi, tuttavia, Morganti e Giacomelli vennero squalificati rispettivamente per 13 e 11 mesi dall’Associazione italiana arbitri. E nel breve incontro-scontro con Le Iene alla chiara domanda “Lei ci sta dicendo che il verbale attesta il falso?”, l’ex arbitro marchigiano replica seccamente con un “Sì. arrivederci.” E si dilegua.

Dal presidente dell’Aia

Con tutte queste scottanti informazioni in un caso che si fa di giorno in giorno sempre più abbacinante, Le Iene allora decidono di recarsi da colui che più di tutti, almeno per il momento, può fornire loro, ufficialmente, delle risposte concrete: Carlo Pacifici. L’attuale presidente dell’Aia, però, in un primo momento nega di aver vietato a Baroni e Minelli di parlare: “Eravamo sotto partita, loro erano impegnati. Il no era perché erano sotto partita, sotto gara.” Ma quando gli viene fatta notare la possibilità che i vertici dell’Aia all’epoca dei fatti abbiano prima messo tutto a verbale e poi smentito clamorosamente, lui risponde vagamente. “Questo non glielo so dire perché non c’ero. La vicenda è di quattro anni fa e quindi io non l’ho seguita direttamente.”

Riguardo, poi, la circostanza in cui la Procura federale, nella sentenza in questione, parla di un “verbale dove veniva falsamente attestato che Morganti avesse proposto la permanenza nel ruolo dell’arbitro Abbattista, Pacifici sorvola con: “Prendo atto di quello che dice la Procura. Io non ho altre osservazioni da fare.” Tutto ciò malgrado due dei firmatari di quello stesso verbale, Alberto Zaroli e Stefano Archina siano, attualmente, nella squadra dell’Aia. Il primo come vicepresidente e il secondo nel comitato nazionale. “Io sulle dinamiche della Procura non so rispondere. Sono un uomo di campo. Se poi c’è qualche errore di percorso ne prendiamo atto. Sicuramente cercheremo di fare meglio.”

Le tre controverse partite

Il confronto allora vira su altro argomento, i questi ultimi tempi tanto caro agli ascoltatori e ai telespettatori italiani, ovvero quello della “trasparenza” e del Var. L’inviato de Le Iene, dunque, chiede conto al presidente dell’Aia di tre specifici audio di altrettante partite – e dei tre voti arbitrali – che da molti sono considerate quelle più controverse della stagione in corso. E stiamo parlando di Genoa-Inter (1-1) arbitrata da Doveri, con il fallo di Bissek su Stootman. Juventus-Bologna (1-1) di agosto, diretta da Di Bello, con rigore non concesso a Ndoye. E infine la roboante Napoli-Inter. Conclusasi con un 0-3 per i nerazzurri con presunto svarione sul vantaggio di Calhanoglu, generato da un contatto molto dubbio tra Lautaro Martinez e il centrocampista Lobotka.

Il presidente dell’Aia, a riguardo, chiarisce che ogni singolo episodio, perfino i tre citati e piuttosto controversi, potrebbero non influenzare in alcun modo i giudizi. “Gli osservatori sono dei tecnici. Magari la valutazione di un episodio non incide su una prestazione che invece è estremamente positiva.” E conclude. “Più siamo trasparenti e più siamo credibili.”

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