Ieri è andato in onda il secondo servizio sulle rivelazioni dell’arbitro anonimo che denuncia il “calcio marcio” di oggi: la riunione di Rocchi, cosa è successo?

Cosa è successo dopo il servizio de Le Iene con l’arbitro anonimo? Il calcio è marcio? Continua l’inchiesta di Filippo Roma per capire meglio cosa avviene nella sala Var, nel dietro le quinte, nelle designazioni, nei dialoghi tra professionisti. Insomma: il giornalista vuole fare luce per capire cosa succede tra gli arbitri di Serie A, mai ad un livello così basso nella storia. Sin dalla notte dei tempi si sa che in questo sport la contestazione è all’ordine della partita e non se n’è mai salvato nessuno, forse solo Pierluigi Collina ad oggi viene riconosciuto come il “referee” più pulito, integro e stoico di questo sport. Ma siamo nel passato, perché ad oggi la situazione è drammaticamente peggiorata e i più recenti episodi finiti sotto l’occhio del ciclone non hanno fatto altro che aizzare la polemica.

Come se non bastasse, è spuntato un arbitro anonimo che ha scelto di rivelare alcuni aspetti inquietanti che avvengono nel dietro le quinte. La scorsa settimana aveva svelato quelle che riteneva lui stesso delle “gravi anomalie” nel sistema italiano. L’Aia si era difesa, replicando a tono e spiegando che quelle ricevute in forma anonima erano “accuse e illazioni inaccettabili”. A fronte di ciò, Gianluca Rocchi, il designatore, aveva radunato tutti gli arbitri e gli assistenti per una riunione. Chiaramente, a quella riunione c’era anche la “talpa”, che ha aggiunto dettagli nuovi e ha svelato anche i motivi della riunione.

Nel servizio di Filippo Roma si sono espressi anche gli ex colleghi Luca Marelli, Claudio Gavillucci e Oscar Girardi, cercando di capire cosa non andasse nel mondo degli arbitri. In più, c’è stato un racconto inedito di un altro ex arbitro della massima lega italiana, il quale oggi è in causa contro la Figc: si tratta di Pasqua, non più operativo da sette anni. Si sono poi aggiunti arbitri di serie minori che hanno confermato quanto rivelato dall’arbitro “anonimo”.

Il dialogo tra Filippo Roma e l’arbitro anonimo

Dopo il servizio andato in onda, “è partita la caccia all’uomo all’interno della Commissione Arbitri nazionale, c’è uno stato di agitazione tangibile, molti hanno dei sospetti e ognuno formula le proprie ipotesi su chi sia la talpa”. Anche qualche giornalista o cronista sportivo ha tentato di individuare con l’intuito l’identità dell’uomo di campo, ma finora nessuno ha mai confermato nulla, men che meno il soggetto in questione. Riguardo le nuove rivelazioni, l’arbitro anonimo ha aggiunto:

“Ce ne sono tanti che hanno espresso la loro solidarietà nei confronti dell’arbitro anonimo e hanno condiviso i contenuti espressi nel servizio. Rocchi il giorno dopo il servizio ha convocato una riunione con tutti i componenti della Commissione Arbitri nazionale per le ore 19, eravamo all’incirca 160, tutti collegati via zoom. Sembrava provato per il servizio andato in onda, l’ennesimo attacco che viene fatto agli arbitri dall’esterno. Ci ha invitato a non farci coinvolgere emotivamente, e ad andare in campo mettendoci gli attributi e dimostrando il nostro valore. Per il resto lui dice che è solo una messa in scena, una roba mediatica per attaccare la sua persona e gli arbitri. Ma ha detto anche che, nel caso la talpa dovesse davvero esistere, prima della fine della stagione andrà da lui, chiederà scusa e dirà che ha fatto una c***ata”.

Aria tesa insomma, ma anche il tentativo di chiudere un occhio, in primis negando la verità a sé stessi. Ma lui non si mostrerà mai? “No, assolutamente no”. Motivo? “Ci sono state tante situazioni che purtroppo non vengono portate alla luce”. Sa a cosa va incontro:

“Alla radiazione. Aver parlato anche anonimamente è già tanto, per cercare di far emergere i problemi che abbiamo all’interno di questo ambiente. Tutti hanno ben chiaro che se ci avessi messo la faccia avrei già terminato mio percorso in serie A”.

Prima che andasse in onda il servizio, c’è stata la finale di Supercoppa: anche lì, polemiche a non finire per il rosso a Simeone del Napoli. Filippo ha chiesto se dopo questi interventi ci sarà più accortezza e se gli errori diminuiranno. Risposta:

“Lo spero vivamente, anche perché la sera precedente al servizio delle Iene c’è stata la finale di Supercoppa italiana Inter-Napoli, e tra vari episodi c’è stata un’espulsione dovuta a una doppia ammonizione del giocatore del Napoli, Simeone. La prima ammonizione che lo riguarda è stata chiaramente un errore, in quanto il fallo del giocatore del Napoli è stato un semplice fallo, che invece l’arbitro ha ritenuto di sanzionare con un cartellino giallo, a mio parere ingiustificato visto il tipo di azione e d’intervento per nulla pericoloso. L’ammonizione era del tutto fuori luogo”.

In occasione del primo servizio, l’arbitro anonimo si chiedeva come mai in alcune situazioni venissero scelte delle immagini piuttosto che altre. Rocchi ne ha parlato in riunione per chiarire questo dubbio?

“No, ad oggi non abbiamo avuto alcun chiarimento in merito ai dubbi sollevati sulle partite Sassuolo-Lazio e Juventus-Roma. A mio parere, sarebbe opportuno che il responsabile della Commissione Arbitri Nazionale desse delle spiegazioni in merito. Anche perché ci servirebbe per motivi didattici e per sapere con certezza come ci si deve comportare in futuro in casi analoghi”.

“Lotte tra fazioni interne”

Vi sono giornalisti che hanno parlato di lotte interne e che queste rivelazioni rientrino in quei giochi tra fazioni, quindi questo avrebbe poco a che vedere con l’interesse di un calcio pulito. Questa è stata l’opinione di Fabio Caressa e Ivan Zazzaroni su tutti. Vi sarebbe una divisione nell’Aia “dove c’è una sorta di governo di maggioranza e opposizione”. L’ex arbitro Gavillucci ha detto che “per questo e per il fatto che io abbia presentato il ricorso al Tar, esercitando un mio diritto costituzionalmente garantito, mi è stata ritirata la tessera”. L’ex collega Luca Morelli: “Questo documento è la lettera nella quale mi si nega l’accesso agli atti che mi riguardano. Io, ad oggi, non so in che posizione di graduatoria ho concluso la mia ultima stagione”.

Oscar Girardi, altro ex arbitro, sostiene che “il concetto di fondo è che l’AIA è sempre mancata di trasparenza, questo è fuor di dubbio”. Nell’associazione arbitri c’è democrazia? Gavillucci ritiene che non esiste la divisione del potere, quanto piuttosto il fatto che “il potere esecutivo e il potere giudiziario fanno capo alla stessa persona”. Marelli aggiunge: “Il presidente nomina il designatore della can, il designatore della can c, i presidenti regionali sono tutti di nomina, è ovvio che un sistema del genere democraticamente lascia qualche dubbio”. Chi ci ha messo la faccia per sfidare legalmente il sistema è Fabrizio Pasqua, che non arbitra più in Serie A dal 2017. “Ritengo che il nostro contratto lavorativo, che è un Co.co.co., …non abbiamo nessuna, tra virgolette, tutela, ma soltanto obblighi”.

La causa di Pasqua, il racconto a Le Iene

Filippo Roma: “Tu lamenti il fatto che quello di arbitro è un lavoro dipendente camuffato?”. Risposta: “Sì, diciamo che ci sono più obblighi che doveri, tra cui quello dell’allenamento, quello di fare le gare senza poter rifiutare, perché comunque il rifiuto non è una cosa ammessa e quindi è uno dei tanti motivi”. Domanda: “Cioè, ci sono elementi che configurano un lavoro subordinato, rispetto degli orari, delle decisioni prese…?”. Pasqua: “Assolutamente sì”. Quindi non è un lavoro da libero professionista? “Se io sono obbligato a fare allenamento, ci sono delle presenze, se sono obbligato a farlo credo che non sia più libero professionista”. Altri obblighi? “Quello dei raduni, a cui non potevi mancare. Quello di viaggiare, di prendere i voli che ci prendevano loro, di mangiare nello stesso posto, di dormire negli stessi luoghi”.

Quella di Pasqua potrebbe essere una causa apripista di una rivoluzione nel mondo del calcio, come spiegato da Mario Miceli, avvocato giuslavorista:

“Se gli arbitri fossero configurati con un contratto di lavoro subordinato godrebbero di diversi benefici economici, cioè Tfr, ferie pagate, malattia, anche di contributi versati e quindi di una aspettativa di una pensione importante, di garanzie, soprattutto nel caso in cui il datore di lavoro lo volesse licenziare, anche con una misura economica. Gli arbitri attualmente non godono delle stesse garanzie, la loro dismissione è legata a una valutazione molto discrezionale, probabilmente non troppo trasparente”.

Pare che dopo queste denunce, molti altri colleghi stiano scrivendo alla redazione della trasmissione di Italia 1 per raccontare la propria versione, sposando su tutta la linea i nodi emersi da questi servizi. “Chi ha prove si faccia avanti”, ha detto Marelli, che ritiene quella in corso “una vera bomba atomica”. Un arbitro di terza Lega ha rivelato: “Io sono arrivato vicinissimo al calcio che conta, la serie A, la serie B, e posso dire che il vostro arbitro anonimo ha assolutamente ragione. Purtroppo, i passaggi da una categoria all’altra delle carriere degli arbitri sono fortemente segnati dalla politica interna all’Associazione Italiana arbitri”.

La precisazione di Marelli

Tuttavia, sebbene vi siano tante denunce simili, Marelli sostiene che “non è strano che ci siano arbitri con timore di parlare, conosciamo perfettamente quale è la situazione all’interno dell’Aia, che una parola fuori posto può diventare un problema. È un problema serio”. Nel corso della serata di ieri, però, Luca Marelli ha tenuto a precisare:

“Sono profondamente sorpreso dal servizio mandato in onda dalla trasmissione “Le iene”, nel quale sono state inserite alcune affermazioni totalmente decontestualizzate tratte da una diretta su YouTube del 2020, periodo nel quale la presidenza AIA era differente, così come il designatore della CAN A e le strutture interne dell’associazione. Nel corso degli anni, all’interno dell’AIA, tutto è cambiato radicalmente: dai dirigenti ai designatori, dalla struttura (non esiste più, per esempio, la divisione tra CAN A e CAN B, oggi riunite in un’unica commissione) alla trasparenza. Tali affermazioni, pertanto, non possono in alcun modo essere riferibili al contesto attuale né tantomeno collegate all’argomento di cui le cronache si stanno occupando. Sarebbe, pertanto, apprezzabile che la trasmissione, nel corso della prossima puntata, fornisse precisazioni in merito, in particolar modo evidenziando che tali affermazioni, risalenti a quattro anni fa, non hanno alcuna conferenza con le vicende attuali. Grazie dell’attenzione”.

Continua a leggere su Chronist.it