L’intervista dell’artista Peppino Di Capri al quotidiano di Repubblica: 15 Sanremo, di cui due vinti, ha ripercorso carriera, vita privata e ha fatto qualche pronostico

“Ancora, quando mi fermano, mi rimproverano di essersi innamorati per colpa mia. Ho fatto danni”: Peppino Di Capri ha parlato del padre, dei figli, della carriera e del suo inaspettato ruolo da cupido. Ne ha fatti innamorare eccome, con i suoi brani che hanno fatto il giro del mondo. A pochi passi da Sanremo, parla lui, che di Festival ne ha vinti due, prendendo parte a ben 15 edizioni. Giuseppe Faiella all’anagrafe, ha 84 anni e ha trovato il momento di tirare le somme nell’ultima intervista a Repubblica.

Qual è stato il Sanremo migliore per lui? “L’ultimo come ospite, quando mi hanno dato il premio alla carriera. E poi quando ho cantato Il sognatore nell’87, era un abito su misura”. Sembra ieri, ma sono passati quasi quarant’anni. Oggi non vive più quell’ambizione di voler vincere la manifestazione, “non è determinante, secondo me”. Lo ha capito tardi, ma è normale che sia così: la competizione non è facile da domare quando si è in attività. Riconosce quanto in realtà non sia “determinante vincere a Sanremo, secondo me. Tanti, anche non vincendo, poi hanno avuto fortuna. Però è un biglietto da visita non indifferente, soprattutto all’estero. Quando ti presentavano e dicevano: “E adesso, direttamente da Sanremo”, era qualcosa”.

E lui all’estero ci è arrivato eccome, ha suonato anche ai concerti dei Beatles: “Il successo è arrivato presto, suonavamo con il mio gruppo a Ischia… Peppino di Capri a Ischia, lo so, fa un po’ ridere. C’era la solita invasione di turisti dal Nord. E nel 1965 ho suonato ai famosi concerti dei Beatles. Ci siamo fatti una foto insieme solo l’ultimo giorno”. Ad oggi, un onore reciproco. Chi vede bene quest’anno sul palco dell’Ariston? “Marco Mengoni ha una voce bellissima e mi piacciono i Modà”.

Dal padre “mai un complimento”: e Peppino Di Capri che papà è?

Nel ripercorrere la carriera, è normale aprire e chiudere qualche parentesi collaterale, che si interseca con la vita privata. “Mio padre era più che severo. Con me e con le mie sorelle. I miei non mi avevano mai visto dal vivo. Ricordo il Metropolitan di Napoli, tremila posti, i ragazzi appesi, il più grande complimento è stato: “Eh”. Era un dovere fare bene le cose. La stessa cosa quando ho partecipato ai Festival e facevo la classica telefonata a casa: “Avete visto?”. E dall’altra parte: “Eh”. Niente complimenti”.

Peppino invece è stato ed è un padre “affettuoso, anche se fanno di tutto per non farmi essere così”. Si sa, son ragazzi. “Ma adesso che il tempo accelera, e dovrei stare dietro a tante cose, mi sfottono. Dario faceva l’attore, Edoardo è musicista, mai chiesto di dargli una mano, è riservato. Igor, il più grande, vive all’estero. Dario mi ha scritto una lettera commovente, aveva girato fiction di successo e mi ha spiegato: “L’ambiente non è per me, preferisco finire adesso. Ti ricordi la casa che tua madre ti aveva lasciato a Capri? Vorrei farne un bed and breakfast”. L’hanno fotografata anche sulle riviste americane”.

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