Nuove grane per Chiara Ferragni: sotto la lente di ingrandimento potrebbe presto finire un’altra iniziativa benefica promossa con l’azienda Oreo

Giunge il nuovo esposto del Codacons all’Autorità per la concorrenza e alla magistratura: “L’Antitrust e le Procure della Repubblica dovranno indagare anche sull’operazione di beneficenza “Oreo” che ha visto coinvolta Chiara Ferragni”, ha tuonato oggi il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e la tutela dei diritti di utenti e consumatori. Dunque, è stato presentata anche una istanza d’accesso all’azienda Oreo, con la finalità di avere tutti i dati sulla campagna di solidarietà e a scopo benefico promossa e avviata dall’imprenditrice digitale. Si mira a fare luce su un’altra iniziativa benefica dell’imprenditrice digitale. Sono passati quasi quattro anni da allora.

L’esposto del Codacons: “Si indaghi sulla Capsule collection”

Riflettori ancora puntatissimi sull’influencer, che nel 2020 ha pubblicizzato la creazione di una “capsule collection”. Di cosa si tratta? La capsule collection era una collezione formata da pochi capi coordinati, la cui realizzazione è avvenuta insieme all’azienda dolciaria sopracitata. Iniziativa che ha poi preso il nome di “Capsule collection limited edition Chiara Ferragni by Oreo”, come spiega la nota del Codacons. Nei messaggi rivolti al pubblico, “si affermava che il 100% del ricavato delle vendite di tali abiti sarebbe andato in beneficenza per iniziative contro il coronavirus”, l’impellenza del momento.

L’azienda Oreo “risulterebbe legata alla Ferragni da rapporti di tipo commerciale, come attesterebbero diversi contenuti pubblicati su Instagram dalla stessa influencer dove si sponsorizzano prodotti Oreo attraverso l’apposita dicitura ‘Adv'”. L’istanza per avere accesso all’azienda Oreo e al Governo, mira a fare luce su un’altra iniziativa evidentemente sospetta, sempre promossa a scopo benefico e solidale. I risultati daranno una cifra sui proventi delle vendite delle capsule collection, quindi si comprenderà quanto denaro fu dato in beneficena. Ma non solo. Si vogliono riconoscere le identità dei soggetti destinatari alla stessa e le modalità di assegnazione delle donazioni. Inoltre, verrà fatta luce sulle “attività messe in atto” per la verifica del concreto utilizzo dei fondi raccolti attraverso l’iniziativa benefica.

Continua a leggere su Chronist.it