Di nuovo Lucarelli contro i Ferragnez: in un lungo articolo, la giornalista fa le cosiddette “pulci” all’influencer. L’analisi completa
Sotto attacco l’influencer Chiara Ferragni, che riceve stilettate da ogni fronte: è di nuovo Selvaggia Lucarelli a scendere in campo, stavolta facendo le pulci all’imprenditrice digitale. Tradita da una relazione della Guardia di Finanza, ieri l’influencer è risultata ufficialmente indagata per truffa aggravata. “Un pozzo senza fondo”: è così che ha definito il caso nel suo articolo di oggi, martedì 9 gennaio, su Ilfattoquotidiano.it. Secondo la giornalista, sarebbe un sistema collaudato quello di coprirsi dietro ad un “errore di comunicazione” difficile anche da individuare. Un equivoco sul quale avrebbe giocato consapevolmente per anni e anni, fin quando non è stato commesso il primo errore vero.
Selvaggia ha citato le bambole Trudi, l’ultimo degli scandali legati all’influencer. La bambola fu distribuita cinque anni fa “con l’intento dichiarato di devolvere i profitti SOLO della vendita online sul sito di Ferragni a ‘Stomp out bullying’, un’organizzazione americana che combatte contro il cyberbullismo”. I profitti “dunque non andavano in beneficenza”, ha aggiunto la giurista di Ballando con le Stelle. Secondo quanto risulta anche al giornalista Rolando Repossi, citato da Selvaggia, l’influencer non risulterebbe nell’elenco dei sostenitori a quella data. Inoltre, “la presidente dell’associazione da lui contattata dice di non conoscere Chiara Ferragni”.
Dopo l’uscita dell’articolo, lo staff di Ferragni ha diffuso una nota:
“I ricavi derivanti dalle vendite di tale bambola avvenute tramite l’e-commerce The Blonde Salad sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019. L’impegno a favore di Stomp Out Bullying ha riguardato esclusivamente le vendite delle bambole fatte sul canale e-commerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi”.
Non si giocherebbe però davvero qui la partita, perché “il punto interessante è un altro”. Analizzando la risposta, “si mantiene sul vago” e, secondo Selvaggia, il comunicato “non chiarisce, intanto, è chi sia stato il donatore. Ferragni (TheblondeSalad, Tbs) o Trudi? Manca anche un dettaglio non trascurabile, ovvero l’entità della donazione”. Le domande sorgono spontanee: “Perché non dirlo? Troppo esigua? Non è neppure specificato se Chiara avesse un accordo economico con Trudi, ma questo lo diamo per scontato”.
Ed ancora:
“Sicuramente la sua è stata una collaborazione pagata ma non sappiamo a quanto ammontasse il suo cachet e a quanto la donazione. Donazione che per come è costruita l’operazione (in maniera piuttosto torbida) potrebbe essere una cifra qualunque, dal momento che solo il ricavato delle vendite delle bambole SUL SITO DI CHIARA andava in beneficenza. E non invece di quelle vendute su Amazon e nei negozi”.
Non sono finiti i quesiti della Lucarelli: “Quante sono le bambole destinate alla vendita sul sito di Chiara?”. Il quantitativo di esemplari è decisivo, perché “se in beneficenza va il ricavato di 50.000 bambole è un conto, se va il ricavato di 1000 o di 100 è un altro”.
“A leggere le notizie sulle vendite riportate da vari siti (Vogue per esempio), la bambola nell’e-commerce di Chiara è andata esaurita dopo 5 ore, quindi o ne hanno vendute davvero moltissime in poco tempo o erano poche e sono finite presto”.
La considerazione finale è che Chiara abbia “mescolato un’operazione commerciale con una benefica”. Ma, nel video promozionale di Tbs, appare Ferragni con una bambola Trudi in mano: “Afferma erroneamente che l’intero ricavato delle vendite andrà in beneficenza e non – come corretto – solo dell’online sul suo sito. Insomma, una pericolosa confusione”.
Il passato di Chiara Ferragni: l’analisi di Selvaggia
Al di là delle domande senza risposta, la giornalista è tornata indietro fino al 2 marzo del 2020, rimembrando un accordo con Oreo per lanciare una linea di biscotti a suo nome. Era un’operazione commerciale “a tutti gli effetti” e, a scanso di equivoci, lo confermava l’hashtag “adv”. Ebbene, il 22 marzo, “in piena pandemia”, riprendendo un articolo di Novella2000, Selvaggia rimarca:
“…l’ennesimo gesto da parte di Chiara Ferragni. Il buon cuore della blogger ancora una volta prende il sopravvento, e con dei post su Instagram la moglie di Fedez ha svelato che devolverà in beneficenza per un’iniziativa a supporto della lotta contro il Covid il 100% dei ricavati della sua nuova collezione di abiti per Oreo”.
Citando testualmente l’articolo della nota rivista. La collezione, venduta come “un’edizione limitata”, aveva un costo “non proprio popolare”. A riprova di un contenuto promozionale, la foto degli abiti venduti per beneficenza, dove l’influencer “ha anche i biscotti Oreo in mano, e quindi in realtà è un contenuto pagato (con adv)”. Quindi la considerazione caustica: “Business e buon cuore vanno a braccetto”.
L’altro episodio: l’incubatrice
Citando anche la figlia di Chiara e Fedez, Vittoria, ritorna all’ottobre del 2021 Selvaggia, esattamente a quando la piccola era ricoverata presso il Buzzi di Milano “per un virus”. Nell’occasione, “Ferragni pubblica una foto della piccola con la flebo e alcuni selfie con la bambina. Ferragni in quei selfie indossa dei gioielli della sua linea”. Gesto che non va giù ai fan dell’influencer, che poi avrebbe trovato “riparo” pochi giorni dopo:
“La solita operazione benefica a riparare l’immagine: l’influencer annuncia che vuole utilizzare i proventi derivanti dalla vendita dei suoi vestiti usati per regalare al Buzzi una nuova incubatrice. Ebbene, anche questa volta però l’operazione ha un aspetto commercialmente vantaggioso: Chiara Ferragni vende sì i suoi vestiti usati, ma su Wallapop, una piattaforma di compravendita dove si acquistano e vendono oggetti di seconda mano, che indovinate un po’? La paga per pubblicare storie in cui lei dice che il ricavato della vendita dei suoi vestiti andrà all’ospedale (l’incubatrice). E infatti nelle storie c’è l’hashtag Adv. Dunque, più che una svista (cit. Amadeus) o un’ingenuità (cit. Fabio Fazio) o un errore di comunicazione (cit. Chiara Ferragni) sembra proprio uno schema andato avanti e collaudato negli anni, con aggiustamenti in corso d’opera. Finché il vaso di Pandoro non si è scoperchiato”.
Intanto c’è qualcuno che si è speso per consigliare l’imprenditrice digitale ed è un nome inaspettato: il genio di Taffo, Riccardo Pirrone, ha spiegato il punto della situazione e cosa Chiara dovrebbe fare per uscirne “il più pulita possibile”, sebbene il danno sia ormai “irreversibile”.