Ha sposato la colf di oltre trent’anni più giovane: le ha fatto firmare un contratto incredibile, con stampo patriarcale. “Vieni prima tu, poi io”

Succede anche questo, purtroppo: vuole la colf georgiana come sua sposa e le fa firmare un contratto da perfetta ‘schiava’. Si tratta di un codice di comportamento firmato il 5 aprile del 2019, un accordo prematrimoniale per “stabilire un rapporto sereno e felice”. Ma, a quanto pare, solo unilateralmente: “Mi impegno a mettere al primo posto le tue esigenze con il massimo della sincerità, lealtà, collaborazione e rispetto”, tra i dettami cardine del documento firmato. Ma non finisce di certo qui. Secondo parametro da rispettare? La pulizia: “Mi impegno a tenere pulita e ordinata la casa facendo particolare attenzione all’uso degli stracci”.

Ed ancora: “Mi impegno a versare i soldi per i miei figli esclusivamente per le loro necessità”. Sebbene vi siano forti dubbi sul potenziale legale di tale documento, vi è un discorso morale e simbolico che fa accapponare la pelle. Come riporta Repubblica, nonostante la discutibile legalità dello pseudo contratto fatto firmare alla donna, sembrano esserci i presupposti per definirlo una sorta di accordo di ‘schiavitù’, con clausole, date e obiettivi prefissati. Ma chi è l’uomo? Si tratta di un 79enne italiano, accudito e sostenuto da anni dalla colf 47enne.

L’accusa contro la donna: il processo a suo carico

Tuttavia, al contrario di ciò che si possa pensare, tale contratto è emerso durante un processo a carico proprio della donna, per la quale è in discussione la colpevolezza durante un’udienza preliminare. Come mai? Pare che la colf non ne potesse più dei continui soprusi e che si sia fatta aiutare dal fratello per fuggire da quell’incubo. Tuttavia, dopo i fatti, la donna è stata denunciata per lesioni e rapina, accuse dalle quali sta provando a difendersi. I suoi legali sostengono che Marta (il nome di fantasia scelto da Repubblica) sia vittima di una vendetta dell’uomo e dei familiari, risentiti dall’idea della colf di abbandonare la casa di nascosto.

Dinanzi alle accuse a suo carico, la georgiana si è difesa grazie al proprio legale, che ha mostrato al giudice un report con tutte le angherie subite dalla propria assistita sin dal 2015, data in cui ha conosciuto l’uomo. La vicenda proviene da Mezzocamino, nel Lazio: la colf era stata selezionata dall’uomo per badare alle consuete faccende domestiche. Marta aveva bisogno di lavoro ed è su questo punto che fece pressione l’allora 72enne: ecco perché la colf non ha mai protestato dinanzi ai continui cambiamenti delle modalità in cui riceveva il denaro. A volte potevano essere 500 euro, altre meno, poi ancora in nero e altre volte no. Tutto andava bene, purché potesse lavorare al fine di poter aiutare i propri figli con il denaro raccolto.

“Non chiamare tuo fratello o i carabinieri, ti ammazzo prima che arrivano a casa”

Col passare del tempo, i rapporti tra i due sono diventati talmente intimi da pensare al matrimonio, poi sospeso a causa dei lockdown. Erano anche stati in Georgia insieme. Eppure, nonostante la pandemia, l’uomo non ha perso tempo ed è in quel momento che ha maturato l’idea dell’accordo prematrimoniale o ciò che ne rappresenta. Ma, dopo anni di soprusi, imposizioni e osceni atteggiamenti da ‘padre padrone’, Marta ha deciso di dire basta e si è difesa così davanti al giudice, dopo aver mostrato anche messaggi e contratti (compreso quello di cui sopra): “Mi minacciava dicendomi di non chiamare né mio fratello, né i carabinieri perché se qualcuno avesse citofonato avrebbe avuto tutto il tempo di ammazzarmi prima che salissero a casa”.

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