Site icon Chronist

Neonato abbandonato dalla madre, dopo 3 anni tolto ai genitori affidatari

I genitori affidatari, disperati, hanno lanciato una petizione online per far sì che il bimbo resti con loro. Per ora l'iniziativa ha raccolto 22.000 firme

Neonato abbandonato dalla madre, dopo 3 anni tolto ai genitori affidatari

Il neonato era stato abbandonato dalla madre e dal padre biologici in un sacchetto di plastica con il cordone ombelicale ancora attaccato

Abbandonato da madre e padre appena nato, in un sacchetto di plastica e con il cordone ombelicale ancora attaccato, il neonato era arrivato in ospedale in ipotermia e ipoglicemia. Ma miracolosamente sopravvisse dopo una dura lotta. È la storia del piccolo Miele, accudito dai genitori affidatari con estremo amore. Come farebbero dei veri genitori. Lo hanno cresciuto da quando aveva solo 16 giorni.

E ora, come una doccia fredda, questo felice quadretto familiare potrebbe rompersi in mille pezzi. Il bambino, che oggi ha tre anni, rischia di essere strappato alle amorevoli cure dei genitori affidatari per un errore giudiziario. Infatti, secondo il provvedimento del Tribunale di Catania, è stato disposto il ritorno di Miele dalla madre biologica entro il 28 dicembre.

La petizione online

Ovviamente, i soli veri genitori che il piccolo ha visto da quando è al mondo, quelli affidatari, non ci stanno è hanno promosso una petizione per lasciare che Miele resti con loro. L’iniziativa ha raccolto fino ad ora 22.000 firme sul portale online Change.org “Lasciate Miele con la sua mamma e il suo papà“.

Sulla petizione si legge: “Dopo 16 giorni dalla sua nascita, il Tribunale per i minorenni di Catania lo ha affidato a noi, da tempo in lista d’attesa per l’Adozione, dichiarandone – in assenza di segnali di interesse e riconoscimento da parte di nessuno – prima l’adottabilità e poi dopo due mesi l’affidamento pre adottivo, che tutela e avvia la nascita di un nuovo nucleo familiare. Se è in atto l’affido pre adottivo, infatti, non può più avvenire un riconoscimento tardivo da parte della famiglia biologica (articolo 11 L. 184/83), e non si può nemmeno chiedere la revoca dello stato di adottabilità del bambino (articolo 21 L. 184/83). Pensiamo quindi di poter dare a Miele un nuovo futuro, ma invece, per una catena di assurdi errori giudiziari, la corte d’appello di Catania revoca lo stato di adottabilità.”

La preoccupazione dei genitori affidatari

Inoltre gli attuali genitori del piccolo sono assai preoccupati che la petizione non basti e che il provvedimento del Tribunale di Catania danneggi il futuro di Miele. “Ora immaginate un bambino essere costretto a lasciare, dall’oggi al domani, tutte le sue certezze, il suo mondo, le braccia sicure e il calore di mamma papà, gli unici affetti che abbia conosciuto, per essere inserito forzatamente in un contesto in cui tutto è estraneo compresa la persona che dovrebbe iniziare a chiamare “mamma”. Immaginate per un attimo il dolore nel cuore di un bambino così piccolo. Il senso di smarrimento, la disperazione nel cercare i genitori e non trovarli più”.

Per mezzo dell’iniziativa i genitori si sono appellati, inoltre, alla Commissione Onu per i diritti del fanciullo. “Per la vera applicazione della legge, la 184/1983, che, stante l’affido pre adottivo, non prevede il riconoscimento tardivo da parte della famiglia biologica né la revoca dello stato di adottabilità del bambino.”

La storia di Miele

Il piccolo fu abbandonato nel 2020 a Ragusa. E a trovarlo fu il padre biologico che finse di essersi casualmente imbattuto in lui, poiché abbandonato davanti al suo negozio. Il neonato era frutto di una relazione extraconiugale con una donna che aveva già altri bambini, alcuni dei quali erano dell’uomo in questione. Il quale è stato condannato, con rito abbreviato, a due anni di carcere per abbandono di minorenne. La medesima accusa è stata imposta alla madre che ora è a processo con udienza nel febbraio del 2024. Ma la donna ha già espresso la volontà di riavere il suo bambino. Nelle dichiarazioni rilasciate, infatti, afferma di non aver voluto abbandonare il proprio figlio ma di averlo affidato al padre per portarlo in ospedale.

Continua a leggere su Chronist.it

Exit mobile version