Ascoltate le baby squillo di Roma a sette anni di distanza dai fatti: all’epoca le due migliori amiche avevano 15 anni, oggi 22
Una testimonianza scioccante per le baby squillo di Roma, ascoltate in aula nella difficile mattinata di ieri: dichiarazioni spesso interrotte da una delle vittime della vicenda, a causa dei conati di vomito. “L’ho fatto un po’ per soldi, un po’ come sfida. Avevo solo 15 anni, ero ingenua”. Una storia difficile, raccapricciante, della quale conosciamo molti dettagli dopo la diffusione di molti show tv basati su questo genere di mondi, marci. Più o meno l’iter è lo stesso: soldi, trucchi, sigarette e spese quotidiane in cambio di prestazioni sessuali. Si chiamava Marilù, nome di fantasia: era il 2016, si prestava per avere rapporti sessuali con facoltosi clienti che potevano permetterle di fare acquisti che altrimenti non si sarebbe potuta permettere di compiere.
Ingannata da un fotografo romano di 33 anni più grande di lei, Massimiliano B., si sarebbe consumata la prestazione sessuale concordata nello Studio 10 di Torre Angela, proprio dove si svolgeva l’attività professionale dell’uomo. Adesso Massimiliano è imputato per prostituzione minorile davanti alla prima sezione pensale del Tribunale romano. Oggi ha 55 anni, insieme all’amico Stefano Grimaldi avrebbe plagiato Marilù e convinto lei e la sua migliore amica Rossella a “realizzare un’esibizione pornografica, inducendo le vittime a compiere atti sessuali tra loro”.
Rossella aveva 15 anni anche lei al tempo dei fatti, e Grimaldi è già stato condannato con il rito abbreviato in primo grado a 7 anni di reclusione per prostituzione e pornografia minorile. Mentre avvenivano le prestazioni, il tutto veniva filmato con i mezzi da fotografo del romano, chiaramente all’avanguardia data la sua professione. I due uomini incentivavano le ragazze a continuare durante le prestazioni sessuali, lanciando sui loro corpi nudi le banconote.
Le testimonianze delle allora 15enni
Non è stato facile rivivere il dramma a sette anni di distanza. “Avevo appena 15 anni – ha detto in aula Rossella, la migliore amica della 15enne -, l’ho fatto per guadagnare qualche soldo, ma poi con il tempo mi sono schifata di quello che mi avevano convinta a fare”. All’inizio era un gioco quasi stimolante, non realizzava. Poi anche lei, a quell’età, ha cominciato a sentirsi “sporca”. Aveva scelto lo Studio 10 di via Lasinio credendo di realizzare un book fotografico, come previsto dalla professione di Massimiliano B. Mai si sarebbe aspettata di venire risucchiata da quell’ambiente losco. Sognava di entrare a far parte del mondo della moda e dello spettacolo, non di finire in primo piano in filmini hard.
Sigarette, trucchi, cellulari, denaro: erano questi gli strumenti utilizzati dai ‘carnefici’ per convincere le ragazzine. Il tutto venne alla luce quando Rossella, la migliore amica di Marilù, finì per discutere di questa situazione con il titolare di una palestra sull’Ardeatina, sempre a Roma. “Insegnami una mossa di arti marziali idonea a uccidere un uomo”, gli chiese. Quando il presidente Alfonso Sabella ha interpellato Marilù, ha spiegato anche lei di aver fatto tutto ciò “per soldi”. “Si, con l’ingenuità di una quindicenne, ho seguito la mia migliore amica, con la quale avevo una relazione simbiotica, come è tipico di quell’età”.
“Era una sfida”
Oggi la ex Marilù ha 22 anni: “Mi sentivo al sicuro proprio perché c’era lei e facevo con lei quelle cose. Sicuramente la parte economica ha avuto il suo peso”. Si era convinta vedendo il portafoglio sempre gonfio della sua amica: “Magari erano cento euro, ma visti con gli occhi di una quindicenne mi sembravano tanti. Più che per fare esperienza, l’ho fatto per quella che all’epoca ritenevo fosse una sfida”. Anche perché a quell’età i soldi non sono una vera priorità, sebbene i tempi oggi siano cambiati e i giovani siano sempre più allettati da acquisti tecnologici all’avanguardia. Era comunque il 2016, ma lo sviluppo tecnologico era già tale da fare gola.
Tuttavia, come spiegato dalla ragazza, era una “sfida”. Bisogna capire se Massimiliano si fosse reso conto del fatto che le due erano minorenni ai tempi dei fatti: la risposta è affermativa. Anche “perché nel tragitto mentre mi accompagnava in macchina ha fatto riferimento all’età mia e della mia amica, in relazione alla pericolosità della situazione”. Aveva fatto loro il più classico dei lavaggi del cervello: “Non mi ha detto esplicitamente di non dirlo a nessuno, ma ha mi invitato a prestare attenzione a questa vicenda, proprio perché eravamo minorenni”. Tra le testimonianze rilasciate, anche una prestazione sessuale in bagno in cambio di 100 euro: era la toilette dello stesso studio fotografico che cambiò la sua vita per sempre.
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