Era il 23 ottobre 2011: GP della Malesia, penultimo appuntamento di un mondiale che ormai non aveva più nulla da dire. Stoner si era aggiudicato il titolo Mondiale a bordo di una magnifica Honda, ma quell’anno un altro ragazzo di appena 24 anni aveva fatto brillare fortissima la sua luce: era Marco Simoncelli. Il romagnolo sembrava aver ormai spiccato il volo, quando un tremendo incidente ne causò il decesso.
Il ricordo di Valentino Rossi e la fondazione del SIC58
Marco Simoncelli oltre a essere un pilota formidabile era soprattutto un ragazzo d’oro, amico di tutti nel paddock della Moto Gp. Tra i suoi amici, Valentino Rossi è tra quelli che più spesso lo ricordano: “Sono passati anni, ma a me sembra come se lo avessi visto per l’ultima volta due mesi fa. A volte lo sogno ed è una sensazione davvero bella”. Tuttavia, chi in questi 12 anni ha tenuto più di tutti il ricordo del 24enne vivido, è certamente Paolo Simoncelli, padre di Marco che dopo la scomparsa del figlio ha fondato la SIC58 Squadra Corse. Il 58, tra l’altro, numero che Simoncelli portava fiero in pista, riaffiora spesso in un aneddoto da brividi.
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Le parole del padre di Marco Simoncelli
Nel ricordo del papà di Marco Simoncelli, il numero 58 stampato su un asciugamano posto sulla testa del Sic, durante il Gp della Malesia, è rovesciato. L’uomo ricorda spesso che vedendo quell’immagine, avrebbe voluto girare nel verso giusto il panno. “È l’unico rimpianto della mia vita, non avergli fatto girare quell’asciugamano. Ogni volta che guardo quell’immagine, mi fa male. Quello stesso giorno, sono arrivato nel box con quell’asciugamano e l’ho posato dove facevo di solito, ma mi è caduto tutto per terra. Allora ho preso il motorino per andare lungo la pista per vedere la gara: appena ho varcato il cancello, mi è arrivato addosso un vento gelato che sapeva di morte, lo giuro. Una sensazione proprio di morte, al punto che mi sono detto: devo andare a fermare Marco. Mancava un minuto all’inizio della gara, ormai non c’era più tempo”.
Poi conclude: “Quella sensazione di morte l’ho avuta soltanto quando sono entrato in pista il giorno della sua scomparsa. È stato veramente terribile. Quell’asciugamano alla rovescia sulla testa di Marco è l’unico rimpianto della nostra vita, della mia vita. Non ho rimpianti, io e mia moglie rifaremmo tutto, ma quell’asciugamano che non ho voluto girare per non disturbarlo ce l’ho nella mente. Rifaremmo comunque tutto perché Marco era felice, era un ragazzo veramente felice”.