Matteo Messina Denaro dal pomeriggio di ieri, 22 settembre, versa in coma irreversibile nel letto della cella per detenuti dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Al 62enne boss di cosa nostra è stata sospesa l’alimentazione parenterale per endovena, anche per via delle ultime volontà dell’uomo che ha espressamente chiesto di evitare l’accanimento terapeutico.

La condizioni già critiche dell’ex latitante, sono ulteriormente precipitate nella giornata di ieri

Le condizioni di Matteo Messina Denaro, gravissime per via di un tumore al colon al quarto stadio, sono precipitate ulteriormente ieri pomeriggio. Infatti, il 62enne è stato vittima di un forte sanguinamento, un collasso e un’occlusione intestinale. Tuttavia, già dall’8 agosto scorso Denaro è ricoverato all’ospedale San Salvatore dell’Aquila, per via delle condizioni di salute reputate inadatte al carcere di massima sicurezza. Al boss mafioso è stata interrotta l’alimentazione già da ieri pomeriggio e i medici si sono detti stupidi della sua capacità di resistenza. Tuttavia, sempre secondo le parole dello staff sanitario, la sua agonia durerà ancora poche ore.

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Matteo Messina Denaro e il tumore al colon che indirizzò gli investigatori sulle sue tracce

Nei pressi dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, intanto, sono state rafforzate le misure di sicurezza. Il tumore al colon da cui era afflitto da anni, ha sopraffatto anche l’uomo delle stragi di mafia. Matteo Messina Denaro, da quanto ha fatto sapere lui stesso, aveva deciso di tornare in Sicilia nel 2020 dopo aver scoperto di essere malato. Proprio il tumore, d’altronde, ha indirizzato le indagini sulle sue tracce. Infatti, a dicembre scorso i carabinieri del Ros trovarono a casa della sorella dell’ex latitante, un pizzino contenente il diario clinico di un malato terminale. In seguito ad accertamenti, i militari scoprirono che il boss di cosa nostra si recava alle sedute di chemioterapia sotto il nome di Andrea Bonafede. Proprio alla clinica Maddalena, infatti, Denaro fu riconosciuto e arrestato dopo 30 anni di latitanza.

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