Una brutta morte quella di Francisco Barajah: voleva seguire le orme di Gesù, secondo le scritture del Vangelo. Il suo corpo non ha retto: voleva digiunare per 40 giorni, non è neanche riuscito ad avvicinarsi a quella data. Dopo neanche un mese, Francisco era talmente deperito da non avere più forza per stare in piedi o per deambulare senza aiuti. Solo grazie all’insistenza dei cari attorno si è convinto a farsi ricoverare in ospedale quando, dopo 25 giorni, il suo corpo aveva raggiunto una condizione critica.
Nella struttura sanitaria gli è stata diagnosticata una “brutta anemia” e “il collasso degli organi digestivi”. Il pastore di Mozambico è morto a soli 39 anni: nessun intervento medico è stato sufficiente a salvargli la vita. Insegnante di francese in Messica, cittadina della provincia centrale di Manica, tra il Mozambico e lo Zimbabwe, Barajah lascia i propri cari dopo aver tentato la prova estrema. Non era la prima volta che sottoponeva il corpo a tale stress. Praticava già il digiuno religioso, ma mai si era spinto tanto oltre.
Il fratello Marquel Manuel ritiene che la diagnosi medica sia errata: “Soffriva di pressione bassa”, ha sostenuto il parente della vittima. Ogni anno si verificano molti decessi dovuti ai “digiuni religiosi”, praticati da moltissime persone in tutto il mondo. C’è un precedente simile, di un uomo che era riuscito a superare i giorni di digiuno di Barajah prima di morire: si tratta di un cittadino dello Zimbabwe, deceduto dopo 30 giorni. Esistono casi anche in Italia: l’ultimo nel 2006.