Nuovi drammatici e sconcertanti dettagli giungono dalla consulenza autoptica depositata oggi dalla procura di Milano sul caso Tramontano. La 29enne lo scorso 27 maggio è stata uccisa con 37 coltellate e il suo cadavere ritrovato nei pressi di un box a Senago. Tuttavia, l’esito dell’esame svolto sulla salma della ragazza ha svelato che Impagnatiello stava tentando di avvelenare Giulia Tramontano e il bimbo che portava in grembo, addirittura da dicembre scorso.
Impagnatiello da dicembre scorso avvelenava Giulia Tramontano
Tracce di topicida nel sangue della 29enne e anche in quello del bimbo che aspettava. L’autopsia della procura di Milano ha dunque rivelato che Impagnatiello voleva avvelenare Giulia Tramontano e lo stava facendo a piccole dosi. Da dicembre aveva iniziato a immettere veleno per topi nei pasti della ragazza e nell’ultimo mese e mezzo aveva incrementato la quantità di topicida. Ciò conferma quel che gli investigatori già supponevano, dopo che erano state rinvenute in casa dei 2, a Senago, 2 bustine di veleno.
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La 29enne è morta dissanguata
Tra le novità dell’esame autoptico c’è anche la causa della morte: avvenuta per dissanguamento. Giulia Tramontano, dunque, oltre a essere stata avvelenata, non è morta alla prima coltellata, ma è rimasta cosciente per tutti e 37 i fendenti inferti da Impagnatiello. È quanto emerso dalla relazione dei medici legali che hanno effettuato l’autopsia sul corpo della 29enne incinta. Tale elemento, per altro, non può essere definito un dettaglio, perché rende il delitto ancora più atroce di quanto già era sembrato in precedenza. Ciò, dunque, potrebbe far precipitare ulteriormente la posizione di Impagnatiello e tradursi nell’aggravante della crudeltà.