Un testamento che fa rumore, e tanto: la vicenda proviene da un quartiere di Busto Arsizio, nel Varesotto. Una donna ha lasciato in eredità alla parrocchia di Sacconago una cospicua cifra: ben 420mila euro. “I risparmi di una vita”. Inoltre, altri 40mila euro saranno destinati per Radio Maria. Il resto dei suoi beni, una casa, saranno affidati ai nipoti. Incredulo ed esterrefatto il parroco don Claudio Caregnato, che cerca di contenere l’entusiasmo: “Io non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale in merito, quindi per il momento non posso sbilanciarmi né confermare nulla – dice – Certo è che se la notizia fosse vera la accoglierei con gioia, perché una cifra del genere rappresenterebbe un notevole aiuto per la parrocchia, che deve far fronte a ingenti spese, specialmente in questo periodo di rincari energetici. Ma non posso fare alcun tipo di progetto se non ho la certezza di avere a disposizione questi fondi. Se qualcuno ha informazioni certe, me le comunichi”.
Nonostante l’incredulità, la notizia è verissima ed è stata riportata da tutte le testate italiane oltre che dai quotidiani locali. “Sono stati gli stessi nipoti della signora a diffonderla dopo l’apertura del testamento”, dice un uomo che frequenta abitualmente la parrocchia. Inoltre, l’uomo ha rivelato che il parroco fosse a conoscenza di tutto ciò, visto che gli stessi ragazzi lo avevano informato in prima persona. “Probabilmente non vuole ammettere di esserne a conoscenza perché teme che, se confermasse di aver ricevuto il lascito, in casa parrocchiale inizierebbe una processione di persone in cerca di aiuti economici”.
Chi è l’anziana?
“Non era ricca di famiglia, semplicemente aveva lavorato per una vita in una tessitura della zona senza mai concedersi viaggi o altri svaghi particolari”, raccontano i compaesani. “Ha risparmiato tutto quello che aveva guadagnato e, dato che era molto devota, ha deciso di lasciarlo alla ‘sua’ chiesa. Sapeva che la parrocchia ha molte spese da affrontare, a cominciare da un mutuo per l’oratorio e un altro per la ristrutturazione della palestra, che non era più rimandabile”.