Il tribunale dà ragione al lavoratore: il ristorante è costretto a risarcirlo dei soldi “che gli spettavano” per legge; “anni senza ferie, riposi settimanali e mensilità aggiuntive”
Sono stati quasi tre anni senza ferie, riposi settimanali e tredicesima: è la denuncia di “sfruttamento” in ambito lavorativo mossa da una dipendente di un ristorante, nei confronti dello stesso. Sulla vicenda si è espresso il giudice, Alfonsina Manfredini, condannando al risarcimento i ristoratori di un noto locale di sushi della Versilia. La storia risale al 2019 e il lavoratore che ha sporto denuncia era stato assunto in qualità di lavapiatti. Col tempo, com’è solito in queste dinamiche professionali, ha fatto il salto di qualità, con i cosiddetti “upgrade”, passando a mansioni superiori, fino all’aiuto cuoco.
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Il risarcimento
Il tutto è avvenuto rispettando le durissime richieste del locale, stando a quanto asserito in tribunale: “Noi abbiamo lavorato sempre anche nei giorni festivi e in quei giorni c’era molta più clientela”. Non c’erano ferie, festivi, riposi. “Noi abbiamo avuto come giorno di non lavoro solo le giornate di lunedì e, anzi, se di lunedì cadeva una giornata di festa, allora noi eravamo costretti dal datore di lavoro ad andare a lavorare”.
Non si evidenziano pagamenti di tredicesime e, men che meno, quattordicesime: per le mensilità aggiuntive s’intende “nella misura dovuta fatti estintivi della relativa obbligazione che era onere del datore di lavoro provare”. Ed ancora, nessun versamento per trattamento di fine contratto. Il noto locale della Versilia è così costretto ad un lauto risarcimento, che consiste in 35mila euro di retribuzioni mai avvenute nel periodo lavorativo. Il ristorante di sushi paga anche 6mila euro tra spese di giudizio e di lite.