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Mille euro al mese, lavoro full time da barista: “No. Non faccio la serva”. Le condizioni del contratto-truffa

Mille euro al mese, lavoro full time da barista No. Non faccio la serva. Le condizioni del contratto-truffa, la storia

Mille euro al mese, lavoro full time da barista No. Non faccio la serva. Le condizioni del contratto-truffa, il racconto di Sara

Il lavoro da barista è proposto come un part time a tempo determinato, ma nei fatti è un full time “mal pagato”: lo sfogo di Sara è virale

“Non vi faccio da serva”: lo sfogo di Sara, aspirante barista che si è imbattuta in un contratto di lavoro full time, ha fatto il giro dei social. La storia suona ancora forte, sebbene lo sfogo risale ad un paio di mesi fa. “Ora veramente vogliamo continuare a dire che il problema sono i giovani, il reddito, il non voler fare la gavetta, la mancanza di voglia? – domanda retoricamente la giovane – Davvero? Questo è sfruttamento. Iniziate a pagare i dipendenti come si deve e vedrete che fila fuori i vostri locali”.

Sara ha 30 anni ed è di Cerenova, frazione di Cerveteri, a nord-est di Roma. Quel contratto che ha denunciato sui social “sapeva di truffa”: veniva proposto come un accordo a tempo determinato e un part-time, ma, nei fatti, diventava un full time mal retribuito. Le condizioni erano quelle di dover lavorare 4 ore a settimana per 8.100 euro complessivi per 14 mensilità. Tuttavia, come spiega la giovane, nella realtà “si tratta di un lavoro 6 su 7, festivi e domeniche incluse, sette ore e mezza al giorno per uno stipendio di 1.000 euro per un totale di circa 200 ore al mese”.

“Andare in bagno è un lusso”

In tutto ciò, non è consentita “pausa di nessun genere, anche andare al bagno è un lusso” e per mangiare “non ti passano nulla, nonostante gli orari lo prevedevano”. Per quanto riguarda gli straordinari, “non sono pagati, idem i festivi” e “già da qui si può intuire molto”. Tirando le somme sono “quasi 5 euro l’ora”. A conclusione dello sfogo social: “Ovviamente io il contratto l’ho rifiutato, nonostante abbia bisogno di lavorare, ma alla soglia dei quasi trent’anni anni sono davvero stufa di fare la serva. Io a farvi ingrossare il cu*o non ci sto più”. A farle eco ci si è messo anche il segretario generale della Cgil Roma e Lazio, Natale Di Cola, che ha parlato di “proposta di lavoro indegna”.

“Sara è iscritta alla Cgil. Due anni fa si è rivolta alla Filcams. Sapere che fa parte della nostra comunità e che combatte per difendere i diritti ci riempie d’orgoglio. In questi giorni, purtroppo, c’è anche chi la deride e la offende per aver detto no allo sfruttamento e al lavoro nero. A Sara diciamo che non è sola, è una di noi, le faremo quadrato attorno”.

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