Dopo uno stressante incontro con il proprio avvocato, perché non concedersi un bel caffè in tranquillità?
È quello che deve aver pensato l’uomo residente a Perugia che ieri, dopo essersi recato nello studio del proprio legale, ha deciso di fare una piccola deviazione al bar del quartiere per rilassarsi e ripararsi dall’afa estiva di questi giorni.
Ma c’è un piccolo particolare: l’uomo non avrebbe potuto trovarsi lì perché era condannato ai domiciliari, e dal proprio avvocato ci era andato senza chiedere alcuna autorizzazione.

La sosta al bar, però, non è andata proprio come sperava: tra i clienti che affollavano il locale in quel momento, infatti, c’era anche il giudice che si era occupato del caso, in procinto di decidere sul procedimento che aveva portato alla concessione dei domiciliari.
Per sfortuna dell’uomo, il magistrato lo ha subito riconosciuto mentre era comodamente seduto al tavolino del bar a sorseggiare il suo caffè. Come se non bastasse, i carabinieri erano appena passati al suo domicilio per controllare che effettivamente si trovasse in casa: per il detenuto quindi non c’è stato modo di negare l’evidenza.

L’episodio arriva solo poche settimane dopo un caso simile avvenuto a Figino Serenza, in provincia di Como, dove un 32enne era fuggito dai domiciliari per un brindisi solitario di spritz: proprio in quel momento però alcuni carabinieri stavano effettuando un controllo nello stesso bar.
Anche allora era scattata la denuncia, nonostante le scuse inventate dall’uomo, che aveva dichiarato di aver perso l’autobus e poi di lavorare in quel bar.

Cosa succederà ora? I giudici ritengono inevitabile un nuovo procedimento a carico dell’uomo che prendeva il caffè al bar di Perugia, stavolta per evasione. La condanna sembra molto probabile, con applicazione della «misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di un anno», sul presupposto della «pericolosità sociale» della persona che ha ignorato la «detenzione domiciliare».

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