Pornhub potrebbe non essere più accessibile in Italia tra poco tempo: il Garante italiano per la Potezione dei Dati Personali attende risposte dalla società che gestisce il noto portale nel nostro Paese

L’Italia sta per dire addio a Pornhub? “La società ha 20 giorni per rispondere alle richieste dell’Autorità”, firmato il Garante italiano per la Potezione dei Dati Personali. MG Freesites, per conto di Pornhub, dovrà sciogliere i nodi posti dal Garante della privacy circa l’age verification introdotta già negli Stati Uniti e in arrivo oltreoceano. Una dinamica che ha scoraggiato molti utenti dall’accedere al noto portale pornografico, tanto da spingere lo stesso Pornhub a chiudere i battenti negli Stati in questione. Si parla di un calo dell’80 per cento delle visite. Gli Stati sono ad esempio quelli del Mississippi e dello Utah.

L’age verification

Consiste nella verifica dell’età dell’utente, indispensabile per evitare che determinati contenuti finiscano sotto gli occhi di minorenni e non solo. Secondo un membro del Garante della Privacy, Guido Scorza, intercettato da Fanpage.it, l’Italia non rischierebbe la chiusura del portale. La richiesta di informazioni mossa è di carattere “pre-istruttorio” e rientra in quella che Scorza definisce “una prima iniziativa che prevede solo una richiesta di informazioni”, dinamica che di solito non necessita di particolare apprensioni visto che “la risposta” arriva puntualmente “senza troppi problemi” in casi simili. Tuttavia, se la società che gestisce Pornhub in Italia non rispondesse, “vedremo cosa fare”. Ma “non sarebbe un buon segnale”.

“L’Autorità ha infine chiesto quali misure siano state adottate per verificare l’età anagrafica degli utenti e per consentire agli utenti l’esercizio dei diritti in materia di protezione dei dati personali. Qui nessuno sta pensando di obbligare gli utenti a mostrare un documento di identità prima di entrare in un sito. Capiremo come fare a definire meglio i criteri con cui viene verificata l’età delle persone che accedono ma ora non sono previste misure di questo tipo”.

Dietro a questa storia c’è lo “zampino” degli attivisti di #StopDataPorn, che hanno denunciato pubblicamente il noto sito porno, reo di non curarsi di essere illegittimamente non in regola rispetto a quanto definito dal GDPR, vale a dire il regolamento europeo che stabilisce le norme sulla privacy. Il portale con sede negli USA “non chiede il consenso” a trattare i dati di chi accede al sito, estrapolando però “i loro gusti personali” per intercettare le esigenze dei fruitori del portale, al fine di continuare a fornire un contenuto sempre più “cliccabile”.

Continua a leggere su Chronist.it