L’esperienza vissuta da un uomo d’affari tedesco due anni fa a bordo del sottomarino Titan: “Fu una missione suicida, l’esperienza più estrema. Si verificarono tanti malfunzionamenti”

In questi minuti si è esaurito l’ossigeno all’interno del sottomarino Titan: un uomo d’affari tedesco, Arthur Loibl, intanto, ha rilasciato alcune dichiarazioni agghiaccianti in merito alla sua precedente esperienza avvenuta nel 2021, in quella che ha ritenuto “una missione suicida”. Arthur, facoltoso uomo tedesco di 60 anni, pagò la cospicua cifra d’iscrizione di 100mila dollari (al tempo, oggi costa 150mila dollari) e ha detto di essere stato “incredibilmente fortunato per essere sopravvissuto”. Come rivelato al Bild, il primo sommergibile con il quale provarono ad immergersi ebbe dei problemi: “Alcune parti si sono staccate e la missione è iniziata con cinque ore di ritardo per problemi elettrici”. L’uomo ritiene che le cause dietro alla sparizione del sottomarino Titan OceanGate siano dovute proprio ai malfunzionamenti con i quali si era imbattuto l’equipaggio due anni fa, quando a bordo c’era anche lui.

“C’è l’inferno laggiù”

"Sono stato sul Titan nel 2021, fu una missione suicida": ecco cosa è successo ad un uomo d'affari tedesco

Quella del Titan la ritiene “l’esperienza più estrema” a cui si è sottoposto, nonostante può vantare di averne vissute moltissime. Oltre ad essere stato al Polo Nord e al Polo Sud, è volato sui cieli russi a bordo di un caccia MiG-29. “Il primo sottomarino non ha funzionato – ha spiegato – siamo anche entrati in acqua con cinque ore di ritardo a causa di problemi elettrici”. Inoltre, “poco prima che il sottomarino fosse varato, la staffa del tubo di stabilizzazione, utilizzata per fornire equilibrio mentre l’imbarcazione scende nelle profondità, è caduta dalla nave ed è stata riattaccata con delle fascette”.

La tensione saliva e la situazione non era affatto rassicurante. Tuttavia decise comunque di spingersi oltre e accettare di vivere l’esperienza, anche se quelle fascette di “fortuna” messe lì così lo hanno “preoccupato molto”. Allora, a bordo del sottomarino c’erano anche due dei cinque dispersi: Paul-Henry Nargeolet e Stockton Rush.

Un’esperienza che non rivivrebbe: “Servono nervi saldi, non devi essere claustrofobico e devi essere in grado di stare seduto a gambe incrociate per dieci ore”. I disagi non sono quantificabili e più passa il tempo a bordo del sommergibile, più aumentano: “C’è l’inferno laggiù -conclude – Ci sono solo 2,50 metri di spazio, ci sono quattro gradi, non ci sono sedie, né toilette”.

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