Le ricerche sono proseguite per tutta la notte e vanno avanti ancora, ininterrottamente: ecco tutti gli ostacoli dinanzi ai quali si trovano i ricercatori per trarre in salvo il sottomarino scomparso per far visita al Titanic
Corsa contro il tempo per salvare i cinque dispersi a bordo del Titan, il sottomarino scomparso della Ocean Gate Expeditions, impiegato per far vivere un’esperienza unica ai turisti che spendono ben 150mila dollari per far visita al relitto del Titanic, situato a 4.000 metri di profondità nell’Oceano Atlantico. I turisti a bordo sono Hamish Harding, miliardario britannico; l’esperto di Titanic, Paul-Henri Nargeolet; il ceo della medesima Ocean Gate, Stockton Rush; un uomo d’affari di origini pachistane, Shahzada Dawood e suo figlio Suleman.
La ricostruzione
Tutto è cominciato ieri, lunedì 19 giugno, quando il Titan si è immerso per raggiungere il relitto ma, dopo un’ora e 45 minuti, si è verificata l’interruzione delle comunicazioni e del sommergibile si sono perse le tracce. La statistica non gioca a favore dei 5 dispersi: mai nella storia è stato compiuto un salvataggio simile, ad oltre 3.800 metri sotto il livello del mare. Inoltre non ci sono i mezzi adeguati per trarre in salvo il sommergibile a quella profondità. Tra gli altri disagi, quelli ovviamente dei detriti del relitto che potrebbero trarre in inganno i ricercatori, trascinati dalle forti correnti dell’oceano, le quali potrebbero oltretutto spingere il sommergibile scomparso sul fondale. Il tutto ha una data di scadenza sempre più breve: tra 54 ore terminerà l’ossigeno a bordo.
Scomparso il sommergibile in visita al Titanic: le ipotesi
La notizia è di dominio mondiale e gli esperti provano a ipotizzare cosa sia potuto accadere nelle profonde acque dell’oceano. Tra le versioni più ottimistiche, c’è quella dell’esperto Alistair Greig: potrebbero essere tornati in superficie in seguito ad un’emergenza, effettuando una manovra di “drop weight”, vale a dire la procedura che prevede di sganciare parti del sottomarino. Sarebbe un’ipotesi plausibile qualora “si fosse verificata un’interruzione di corrente o di comunicazione – dice – ciò sarebbe potuto accadere. Il sommergibile sarebbe poi rimasto in superficie, galleggiando, in attesa di essere trovato”.
Tra le altre circostanze, sicuramente con una visione più pessimista, lo scafo potrebbe essere stato compromesso e avrebbe subito perdite. Inoltre, se situato a oltre 200 metri di profondità, “esisterebbero pochissime navi in grado di recuperarlo”. Una cosa è sicura: “I veicoli progettati per il salvataggio sottomarino non possono certamente scendere alla profondità in cui si trova il Titanic”.
Le ricerche del sottomarino scomparso
Intanto le ricerche continuano ininterrottamente, ma sta diventando una missione davvero impossibile, quasi come trovare un ago in un pagliaio e gli ostacoli sono insormontabili. Finché non si individua la posizione del sommergibile, siamo in un campo vastissimo di ipotesi e il tempo è il nemico numero uno. Le ricerche vanno avanti da questa notte e per tutta la giornata di oggi, e alle ore 20 arriverà l’Atlante, nave dirottata dall’Istituto Ifremer in Francia, particolare perché dotata di un robot subacqueo capace di scendere a grandi profondità.




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