Otto condizionatori su dieci in Italia presto potrebbero essere fuori legge. Un salasso per migliaia di famiglie. La notizia arriva come una doccia fredda, alle porte di quella che i climatologi annunciano come un’altra estate torrida. Forse, la più calda degli ultimi anni. Ma tant’è. L’Europa, per tutelare lo strato di ozono sul pianeta e intervenire sul surriscaldamento del globo, ha deciso di accelerare l’eliminazione dell’idrofluorocarburi, che si chiamano F-gas, quello che volgarmente viene nominato liquido refrigerante. Si trova nella maggior parte dei condizionatori, delle pompe di calore, degli impianti di refrigerazione usati dai supermercati.

Lo scorso 30 marzo, il parlamento europeo ha approvato, ad ampissima maggioranza, il nuovo regolamento sugli F-gas, che prevede uno stop in molti settori entro pochi mesi. Secondo “Il Messaggero”, circa l’80 per cento dei condizionatori attualmente in uso sarebbe da rottamare. A preoccupare è il fatto che dal 1° gennaio 2024 ci sarà l’obbligo di sostituire gli impianti di refrigerazione stazionari, quelli utilizzati da supermercati, negozi di alimentari, ospedali. Poiché gli unici gas ammessi dal nuovo regolamento per le manutenzioni, risultano incompatibili con la grande maggioranza degli impianti installati.

Il problema non sarà solo per chi di noi ha un condizionatore o una pompa di calore e chi in estate vorrà il fresco in casa e dovrà mettere mano al portafoglio e cambiare impianto, ma la decisione di Bruxelles rischia di avere ripercussione sull’industria italiana e sui posti di lavoro. Si stima che il settore che si occupa della manutenzione, della riconversione degli impianti, contribuisce al Pil italiano per lo 0,5 per cento. Un volume di affari pari a circa 8 miliardi di euro. E impiega 140mila persone.

Il relatore della proposta, un europarlamentare olandese, dice che l’Europa vuole dare un segnale chiaro al mercato e spingere le industrie a investire nelle alternative. “Ne va – dice -del cambiamento climatico”. Tutto giusto, intervenire sui gas serra si deve e si può: il nostro Pianeta deve essere preservato. Ma con la crisi che c’è, chi darà alle famiglie che non possono permetterselo i soldi per cambiare gli impianti. Si stimano spese dagli 800 ai 1.300 euro a famiglia. E soprattutto i 140mila lavoratori italiani nel settore delle pompe di calore, che alternative avranno? Cosa andranno a fare? L’Europa si è preoccupata anche di loro o solo del Pianeta?

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