Si era presentata in una clinica con la speranza di poter star meglio ma era stata rifiutata perché aveva un’anoressia ‘troppo grave’
Caterina, 31enne di Bologna, malata di anoressia, è stata rifiutata da una clinica perché giudicata “troppo grave”: ora dovrà curarsi a pagamento.
La sua storia è uguale a quella di tanti altri. In Italia, infatti, a soffrire di disturbi alimentari sono 3,5 milioni di persone, dato analizzato prima del Covid, quindi si ritiene sia sottostimato.
Durante la pandemia il numero è aumentato del 30%
In Italia un adolescente su 3 soffre di disturbi di comportamento alimentari: anoressia, bulimia o binge. Ed ogni anno sono circa 3000 le persone che muoiono per queste malattie.
Caterina ha raccontato a Fanpage di essersi resa conto di stare male a 23 anni e di aver capito fin da subito che era grave.
“Alternavo periodi di abbuffate compulsive a mesi in cui non riuscivo neanche a deglutire – ha raccontato la ragazza – Mi sarei messa a piangere davanti allo specchio”
Caterina ha raccontato che non avendo i soldi per la clinica privata, e non volendo gravare economicamente sulla sua famiglia, ha aspettato una clinica privata convenzionata.
“La degenza non era come me l’ero immaginata”
Dopo solo una settimana di ricovero, la ragazza è stata mandata via perché giudicata ‘troppo grave’: “Mi sono sentita una malata di serie B”.
“Avrei dovuto recarmi io al pronto soccorso e farmi mettere il sondino nasogastrico”: diversi centri riabilitativi non tengono pazienti molto gravi per ragioni di sicurezza.
La ragazza ricorda dolorosamente che il primario, prima di andare via, L’AVEVA persino chiamata “carcassa”, forse per spronarla a reagire anche se si è rivelato un goffo tentativo e “una frase fuori luogo”.
Ora Caterina si sta curando da sola in casa, i costi sono più contenuti ma pur sempre elevati.
Anche se la strada per la 31enne è ancora lunga, lei va avanti dritta verso il suo unico obiettivo: “Essere di nuovo felice”.