Ha preso posto in terza fila. Il viso, una maschera di cera. Le medaglie appuntate sul petto, gli occhi di tutti addosso. Eccola, la pecora nera della Famiglia Reale. Harry, il figlio emarginato. Lì, nella stessa chiesa dove quando era piccolo ha dato l’ultimo addio alla mamma Diana, dove ha fatto da testimone per il matrimonio di William e Kate. E dove, come tutti, ha dato l’ultimo saluto alla nonna: la Regina Elisabetta. Da una parte della chiesa lui, dall’altra il figlio prediletto, William. Il futuro re, che ha abbracciato Carlo, il padre. Come a sugellare un’alleanza eterna, che ha toccato la corona. La stessa corona che un giorno sarà sua.

Harry messo ai margini, un ospite qualunque. Senza la sua Meghan, rimasta in America lontana dai riflettori e dagli imbarazzi. William, invece, in alta uniforme, accanto a Kate. Perfetta, bellissima, grande alleata di Camilla, la nuova regina che Harry, proprio Harry, aveva pregato tanto di non sposare. Era la prima uscita pubblica del duca, la prima volta che Harry tornava in Inghilterra dopo la pubblicazione del libro di memorie, “Spare”. Un racconto intenso, sofferto, della sua rottura con la famiglia, del suo dolore e per la speranza di una pace che sembra lontana, se non impossibile. Quel libro lo ha chiamato “Spare”, traducete questa parola come volete: ruota di scorta, pezzo di ricambio, perché era esattamente quello che Harry era in quella chiesa, una figurina ininfluente. Qualcuno di ingombrante e nello stesso tempo inutile, messo volutamente ai margini perché tutti guardassero. Perché tutti capissero.

Il coraggio di Harry

I trenta passi in cui Harry attraversava da solo, e con gli occhi di tutti addosso, l’Abbazia di Westminster, forse valevano tutta la cerimonia. Dopo il matrimonio è ripartito per gli Stati Uniti, così come è arrivato, con un aereo di linea, in fretta e furia. La scusa era il fatto di dover salutare il figlio Archie, che proprio il 6 maggio compiva 4 anni. Sembrava studiato anche questo perché Harry, così, non comparirà nelle foto ufficiali. Ci saranno tutti: Carlo, Camilla, William, Kate, dame di compagnia reali. Ma lui, il secondo figlio del re, no. Escluso, cancellato dalla storia e dalla memoria.

Forse un’assenza che si poteva evitare, o forse no. Forse per questo, però, mezzo mondo ha tifato per Harry durante quel matrimonio. Perché ci si mette sempre dalla parte dei più deboli. Perché ci vuole coraggio. Anche il coraggio a vivere e a mostrare a tutti la propria solitudine. Ed Harry, indubbiamente, quel coraggio lo ha avuto. Mentre la Famiglia Reale celebrava il figlio prediletto, William, lui è rimasto lì. Da solo. A scontare la sua pena. A non pensare ad altri che a sua madre Diana e a una favola eterna che, ancora una volta, per lui, solo per lui, è stata la più amara di sempre.

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