Si parla tanto di femminicidio, ma c’è un’altra emergenza di cui si parla poco e che continua a mietere vittime, settimana dopo settimana: è quella della violenza sulle donne, che ormai sono prede colpite in pieno giorno in tutta Italia, nei luoghi che teoricamente dovrebbero essere più sicuri o più sorvegliati. Treni, stazioni, parcheggi, autobus, centri commerciali. I numeri sono da capogiro: 91 stupri da gennaio a oggi; 115 casi di stalking o di molestie; 296 casi di maltrattamenti.

Le donne, oggi, non si sentono più sicure. Rivendicano il loro sacrosanto diritto di poter girare liberamente, di poter prendere un autobus o un treno senza paura. Possibile che, guardando questi numeri, nessuno salti sulla sedia? L’ultimo episodio di violenza sessuale, nell’ordine di tempo, è stato ai danni di una ragazza alla stazione di Milano. Era quasi giorno: lei doveva prendere un treno per la Francia. Un ragazzo l’ha avvicinata, sembrava gentile, sembrava voler chiacchierare, sosteneva di andare in Francia anche lui. Lei ha accettato di scambiare due parole, poi lui, all’improvviso, l’ha afferrata per una mano, ha iniziato a prenderla a calci, l’ha trascinata per in un giardinetto dietro la stazione, dove l’ha violentata per un’ora.

Lei è svenuta per la paura, lui, non contento, l’ha portata dentro la stazione, le ha fatto prendere un’ascensore; lei ha tentato di ribellarsi, lui l’ha picchiata ancora e ha tentato un nuovo stupro. Per fortuna, un passante se n’è accorto e ha chiamato la polizia. La ragazza, ora, è stata ricoverata in stato di shock: lui è stato rintracciato dalla polizia, e fermato. Era un cittadino marocchino senza fissa dimora, senza documenti: praticamente, un fantasma.

Dov’è la legge?

Il 22 aprile scorso, stesso copione: sul treno Milano-Bergamo, un ragazzo approccia una ragazza che è seduta accanto a lui. All’inizio, sembra cordiale e disponibile, poi, per quella sventurata, iniziano tre ore di inferno. Viene trascinata in bagno, picchiata e violentata. Lui verrà ritrovato grazie alle telecamere: si scoprirà che è un altro marocchino irregolare, un altro fantasma.

Da dove vengono tutti questi irregolari? Dalle ondate di sbarchi di clandestini che arrivano nel nostro Paese, dicono le forze dell’ordine. Benissimo, ma la domanda è: chi le controlla queste persone una volta uscite dai centri di accoglienza? Perché molti di loro usano l’Italia come tappa per raggiungere parenti che stanno all’estero, ma molti restano qui. Sono senza documenti e la sensazione è che vaghino per il nostro Paese senza soldi, senza un tetto, senza un lavoro. E con gli intenti più vari.

Non tutti, ovviamente, rigano dritto, e il fatto di essere senza un’identità certa rende questi criminali più sicuri perché è quasi impossibile rintracciarli dopo un crimine violento. E, ammesso che vengano rintracciati dopo una violenza sessuale, sanno di poterla fare franca. E, in effetti, hanno ragione: perché se violenti una donna, oggi, esci dal carcere in tempi strettissimi. Guardate questo titolo: “A Bologna, un uomo ha violentato una ragazza sull’autobus”. Era stato arrestato ma era uscito poco dopo e ha tentato di violentare un’altra donna sul treno. Stessa cosa a Roma, qualche giorno fa: un altro uomo che aveva aggredito una ragazza al parco. Arrestato per violenza sessuale, è stato subito liberato: è tornato a piede libero.

L’appello ai nostri politici

Non è un problema, dunque, solo di controlli: la legge non è dalla parte delle donne. Ci vorrebbero pene certe per i reati di stupro e invece le celle, a volte, diventano porte girevoli. A cosa serve arrestare qualcuno per violenza sessuale se, dopo una settimana, è di nuovo fuori? Mi rivolgo ai nostri politici: mettete mano alla legge. Le donne hanno il sacrosanto diritto di andarsene in giro tranquille, ma anche di sapere che se qualcuno le tocca contro la loro volontà, non deve farla franca.

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