Site icon Chronist

Scomparsa di Ylenia Carrisi, Romina Power e il figlio: “Non crediamo alla polizia, forse è viva”

Scomparsa di Ylenia Carrisi, Romina Power e il figlio Non crediamo alla versione della polizia, forse è viva

Scomparsa di Ylenia Carrisi, Romina Power e il figlio Non crediamo alla polizia, potrebbe essere viva

Ospiti di Verissimo, Romina Power e Yari Carrisi hanno ricordato il dolore per la scomparsa di Ylenia, la figlia della cantante e dell’ex marito Al Bano: “Fino al 2020 pensavo fosse viva”.

Romina Power e il figlio Yari Carrisi sono tornati sulla scomparsa di Ylenia, figlia della cantante e sorella del neo cinquantenne.

“Non è facile affrontare i ricordi del passato. Ho trovato tante cose di Ylenia, sto scoprendo tante cose che avevamo in comune, molto più di quanto pensassi. I suoi scritti, le cose che lei collezionava. A volte ci vogliono quei momenti lì, per scoprire l’essenza di una persona”

Yari Carrisi:

“Era la mia bussola. Abbiamo avuto un’infanzia particolare e lei era l’unica che capiva quello che avevo passato. Era il mio specchio. Aveva una cultura, una bellezza, una voglia di vivere, di esplorare, era creativa e super coraggiosa. È stato molto difficile. Non solo ho perso una sorella, ma un modello, ho perso un punto di riferimento. Io fino al 2020 pensavo che lei fosse da qualche parte in giro. Poco prima che scoppiasse il Covid, sono andato a New Orleans, perché una mia amica mi ha mandato la fotografia di un quadro appeso al Voodoo Museum che ritraeva una donna che era identica a Ylenia. Sono andato a vedere di persona. Una volta arrivato lì ho scoperto che il quadro era stato dipinto molti anni prima, negli anni ’60, ’70. Quindi non era lei. Una volta lì ho ripercorso i suoi passi, ho parlato con delle persone che erano coinvolte all’epoca e ho capito che forse, insomma…Io non credevo alla storia della polizia, nella storia della ragazza che si gettò nel fiume c’era qualcosa che non mi convinceva. Le informazioni non combaciavano. Poi, ho capito che forse la polizia all’epoca, nel ’94, era stata un po’ sbadata. L’ha presa un po’ con leggerezza. Però, dopo quell’ultimo viaggio parlo di lei al passato. Comunque la porta è sempre aperta.

I media ci usavano, andavano contro di noi e ci accusavano di cose inesistenti. Ti lascio immaginare che circo c’è stato. Cosa mi fa male? Ormai sono anestetizzato. I primi anni pensavo: “Dai Ylenia, continua”, pensavo che fosse in giro, che stesse facendo un viaggio incredibile, che fosse diventata una sciamana nella foresta amazzonica. E magari è anche così. Segretamente ho sempre pensato che fosse in giro a fare qualcosa di così importante da non poter tornare indietro sui suoi passi. Però, fortunatamente, c’è anche l’altra parte della medaglia. L’ho sentita molto presente in questi anni. Era una vera poetessa, viaggiatrice. C’è la vita sul piano terrestre, ma intorno a noi succede molto di più, qualcosa che noi non vediamo”.

La speranza di Romina: “Troppe ragazze spariscono in quella città, potrebbe rifarsi viva 30 anni dopo come tante altre situazioni simili”

“Io ancora non credo alla polizia e non credo che sia sbadata, troppe ragazze spariscono in quella città e non sanno più cosa fare. Ci sono tante persone che spariscono per tanti anni, non si hanno risposte poi di colpo succede qualcosa, anche dopo trent’anni vengono ritrovate”.

La scomparsa di Ylenia Carrisi: la ricostruzione completa

Ylenia scomparve improvvisamente a New Orleans, negli Stati Uniti. Era il 1993 e la famiglia festeggiava la vacanza insieme. Al Bano e Romina erano felici. Anche i ragazzi lo erano. Ylenia aveva 23 anni e aspirava ad una carriera televisiva all’altezza del cognome che portava. La giovane studiava ad un college di Londra, parlava cinque lingue ed era piuttosto arguta e vispa. Tornati dagli Stati Uniti, lei scelse di prendersi un anno sabbatico e optò per tornare in America, in Belize. Voleva condividere la dura esperienza di vita dei senzatetto. Yari voleva raggiungerla ma senza dirle nulla. Tuttavia, la sorpresa non andò a buon fine perché arrivò con “24 ore di ritardo”. Lei non si trovava più lì.

Quel maledetto capodanno 1994

Durante i festeggiamenti per accogliere il nuovo anno, la giovane fece una chiamata strana accompagnata da discorsi altrettanto confusi: “Dove sei?”, chiese il papà. Lei rispose: “Che importa?”. La ragazza non era in Belize ma a New Orleans, dove aveva passato le vacanze con i genitori in precedenza. Un’idea che Al Bano non approvò. Ne nacque una discussione, ma era difficile un dialogo nello stato psicologico alterato della 23enne. Chiusa la telefonata, la studentessa era sparita, lasciando i genitori nello sgomento e nell’angoscia della loro soffocante stanza d’hotel al “Le Meridien”, al 30esimo piano.

I media locali si occuparono della vicenda e posero la lente d’ingrandimento sugli ultimi spostamenti della giovane. Alloggiava al Dale Hotel, al civico 749 St Charles Ave. Divideva una umile stanza con un uomo, Alexander Masakela, sassofonista-intellettuale. I due dormivano in due letti separati. Lui l’aveva lasciata lì, rubandole la macchina fotografica e duemila dollari in traveller cheques. Masakela rimarrà per sempre una figura sibillina, lasciata sin troppo libera di vagare. Un errore, probabilmente, laddove potevano esserci risposte che ancora oggi non abbiamo. Il sassofonista non venne incriminato.

L’ipotesi del suicidio: la testimonianza di una guardia di sicurezza

Successivamente, le indagini americane cessarono quando spuntò l’ipotesi del suicidio. Albert Cordova, guardia notturna dell’Audubon Aquarium of the Americas, disse di aver visto la giovane sulla banchina del Mississippi, aveva le gambe penzoloni. La riprese, segnalandole il pericolo della zona: “L’area è interdetta al pubblico”. Lei, d’altro canto, si alzò in piedi e urlò: “Io appartengo all’acqua!”. Poi, si tuffò nel fiume, nuotando nelle gelide acque fino al centro per venire risucchiata dal vortice generato da una barca di passaggio.

Era il 6 gennaio del 1994 secondo la guardia di sicurezza. Tuttavia, il corpo non è mai stato ritrovato. Cordova non riconobbe una prima foto della giovane, al contrario di quanto fece successivamente con un’altra immagine che raffigurava la 23enne. Le domande rimaste in sospeso pongono l’accento sugli accessori lasciati nella fatiscente stanza d’hotel dove aveva dormito sei giorni prima. Queste sono le motivazioni per le quali la famiglia Carrisi e Power si sono dissociati a lungo dalla versione della polizia americana.

Le novità nel 2013 grazie a ‘Chi l’ha visto?’

Nel frattempo, Masakela cambiò documenti più volte, restò ai margini della società e avrebbe avuto il tempo, eventualmente, di far sparire ogni traccia di qualsiasi malefatta compiuta in precedenza. Solo nel 2013, attraverso una testimonianza diffusa da “Chi l’ha visto?”, si è scoperto che Masakela effettivamente era una persona ambigua, amava abbindolare le belle e giovani ragazze proprio come era Ylenia. Fu sentita anche la compagna del tempo del sassofonista, che disse come lui l’avrebbe isolata e resa una tossicodipendente.

Una pista, quella della tossicodipendenza, che spiegherebbe lo stato confusionale di Ylenia durante la chiamata fatta al papà la notte di capodanno. Recentemente, un serial killer canadese avrebbe riconosciuto Ylenia come una delle sue vittime. L’assassino è Keith Hunter Jesperson. Avrebbe detto che la ragazza si sarebbe fatta chiamare Suzanne, ma il test del DNA lo ha smentito. La vicenda si interrompe qui, con una divisione nelle certezze dei genitori della vittima. Per Romina, potrebbe essere ancora viva. Al Bano, dal canto suo, sarebbe rassegnato alla versione della polizia. Dov’è la verità?

Continua a leggere su Chronist.it

Exit mobile version